mercoledì 3 dicembre 2008

Il sale.

Gli innumerevoli effetti del sale sulla salute dell’uomo sono conosciuti da secoli : pensiamo, per esempio, alle vacanze estive nelle zone di mare, o ai piacevoli soggiorni nelle località termali.
Il comune denominatore di queste pratiche salutari è il clima, ricco di salinità.
I principali benefici si hanno per la cura delle malattie dell’apparato respiratorio ( asma, bronchiti, sinusiti, laringiti, ecc.).
Ma il sale, che viene assorbito dalla pelle durante il bagno e dai polmoni mentre si respira, rinforza il nostro S.I., aumenta il metabolismo, fa sparire la stanchezza cronica. Ha effetti positivi sulla capacità di concentrazione, sull’anoressia, sulla depressione, sulla forza muscolare, sulla sindrome del tunnel carpale. Guarisce dall’insonnia e cura perfino l’artrosi !

Si può vivere senza zucchero e con pochi carboidrati, ma non si può vivere senza sale.
Per questo, il sale è sempre stato sacro ( e lo è ancora ), in tutte le religioni antiche e moderne.
E’ stato, per secoli, moneta di scambio perché prezioso e scarso : fino in tempi recenti, nel Sahara, le carovane trasportavano sale e lo scambiavano con oro e gioielli.
La parola “salario” deriva dal fatto che il sale era utilizzato, spesso, come pagamento per il lavoro svolto.
In Italia, il sale è stato controllato dal Monopolio di Stato fino al 1975 : per la sua importanza e per il fatto che tutti dovevano consumarlo, era l’ideale per tassare la popolazione !

Nell’organismo umano il sale, immesso con la dieta, viene perduto o eliminato giornalmente con il sudore e le urine. Chi suda molto, per sport o per lavoro, deve reintegrare il sale nell’organismo, se non vuole avere danni anche notevoli.
Anche le aritmìe possono essere causate da un alterato rapporto tra i sali minerali : in questo caso, si può rimediare aumentando l’introito di sale ( cloruro di sodio ) e di magnesio, nella dieta.

Oggi, l’uso generalizzato delle acque oligominerali ( caldamente raccomandate da tutti i “mass media” ), e il ricorso, a volte eccessivo, ai farmaci diuretici (antipertensivi), possono creare scompensi idrosalini nell’organismo di alcune persone.
L’acqua è un potente solvente che scioglie e trasporta con sé molti sali, e impoverisce il corpo di minerali utili. E’ vero che l’ipertensione si controlla, ma l’organismo viene depauperato.
Ecco allora, che possono comparire una lunga serie di disturbi : stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, anoressìa, depressione, debolezza muscolare, sindrome del tunnel carpale, dolori reumatici, insonnia, aritmìe, sindrome delle “gambe senza riposo”, ecc.
Tutti disturbi che possono essere migliorati, e spesso guariti, con .... un pizzico di sale !

lunedì 1 dicembre 2008

Sale e ipertensione.

Chi non ha sentito dire che il troppo sale genera l’ipertensione arteriosa ?
Ebbene, pare che ciò non sia particolarmente vero !

Una recente ricerca ha dimostrato che la pressione arteriosa non aumenta, all’aumentare del sale nella dieta. Durante la ricerca, sono state controllate circa 2000 persone a cui è stato proposto, inizialmente, un regime alimentare iposodico ( 3 grammi di sale al giorno ). Poi si è passati ad un regime notevolmente più salato, con addirittura 18 grammi di sale al giorno.
Ebbene, la pressione è “aumentata” sì, ma in maniera irrilevante.
Questo significa che il sale non influisce, praticamente, sui valori della pressione.

Successivamente, è stato aggiunto alla dieta dei pazienti un integratore di potassio : la pressione è diminuita in maniera consistente.
Ciò significa che la pressione arteriosa è più sensibile al potassio, piuttosto che al sodio. Vuol dire che è meglio aumentare il consumo di frutta e verdura, invece di assumere un atteggiamento quasi maniacale nei confronti del sale. Anzi, vista l’importanza del sale per la salute, è preferibile continuare a mangiarlo senza particolari restrizioni.

Conclusioni :
- aumento di sodio = piccolissimo aumento di pressione.
- aumento di potassio = riduzione molto elevata della pressione.
In definitiva, l’ipertensione lieve e media può essere controllata, molto semplicemente, aumentando il consumo di frutta e verdura, e facendo una bella passeggiata, ogni giorno.

giovedì 16 ottobre 2008

Incentivi per il fotovoltaico.

Sabato 4 ottobre, alle ore nove, è stato pubblicato dalla Regione Sardegna, il bando per la concessione di un contributo del 20% sul Costo di un impianto fotovoltaico.
Si poteva fare la domanda on-line, fino ad esaurimento.
Tante sono state le richieste, che già alle 11,00 i fondi erano esauriti. In due ore, chi ha potuto accedervi ?
Solo chi era stato pre-avvertito : forse, gli amici degli amici ?
Molti lo hanno saputo il lunedì successivo, tornando dal mare ....

L’accesso ai contributi non può e non deve essere una “lotteria” : se la Regione prevede un contributo del 20%, questo deve essere assegnato a tutti coloro che presentano un progetto che corrisponde ai requisiti richiesti.
Se non bastano i soldi, si devono stabilire delle priorità, oppure si devono inserire le richieste in graduatorie permanenti e quindi stanziare fondi ad esse proporzionali.
Il fotovoltaico merita un investimento maggiore, da parte di una Regione che dice di cercare lo sviluppo sostenibile.
Ambiente e occupazione, ringraziano.

venerdì 10 ottobre 2008

Asma nei bambini.

Uno studio recente su 200 mila bambini ( Dica33 – Lancet, settembre 2008 ), ha riscontrato che l’uso del paracetamolo nei primi anni di vita, pare aumenti di molto il rischio di ammalarsi di asma. Se il farmaco viene usato frequentemente, il rischio può anche triplicarsi. Cioè, se senza farmaco si ammalano di asma 4 bambini su 100, con il paracetamolo, preso più volte all’anno, si ammalano 12 bambini su 100 ( tre volte di più ).
Oggi, il Corriere della Sera, pubblica un sunto delle “Linee guida per curare l’influenza”, appena pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità, dove viene raccomandato l’uso del paracetamolo !!!
Ministro Brunetta, agli “assenti” con la testa, che cosa detrai ?

Una volta, per combattere l’influenza, si preferiva letto, latte e miele. Oggi si danno quasi sempre antibiotici e paracetamolo : così i nostri bambini si ammaleranno di asma e si potranno curare per tutta la vita.

Grazie, a chi veglia sulla nostra salute.

mercoledì 8 ottobre 2008

Senza quorum.

Anche il Referendum sul Piano Paesaggistico Regionale è finito nel nulla.
C’è chi ci ha visto la vittoria della Sinistra, chi una “sberla” a Berlusconi, impegnatosi in prima persona. Ognuno è libero di vederci ciò che più gli fa comodo, ma il vero significato è uno solo : gli elettori non sono andati a votare perché sapevano che era inutile.
Anche questa volta sono stati buttati oltre 9 milioni di euro.
Non mi stancherò mai di ripeterlo : così com’è, l’istituto del Referendum è morto e sepolto.
L’unico rimedio è l’abolizione del Quorum.

E’ dal 1995 che gli Italiani snobbano i referendum. Negli ultimi 13 anni, la percentuale dei votanti è andata diminuendo in modo pauroso.
Ma non bisogna premiare l’indifferenza o l’arroganza. Abolire il Quorum significa rafforzare la Democrazia e restituire il potere ai Cittadini. Ma i politici non lo faranno mai !
Se anche andassero a votare meno del 50% dei Cittadini, il Referendum avrebbe un valore democratico rilevante : pensate che negli USA , ancora con meno voti, eleggono il Presidente !

L’unico rimedio, quindi, è l’abolizione del Quorum.

Ma ciò non avverrà mai.
Perché senza Quorum saranno i Cittadini a decidere, con il loro voto, e soltanto loro.
Perciò il Potere si opporrà con tutte le sue forze. Perchè vorrebbe che la Democrazia resti così com’è ora : solo a parole.

domenica 5 ottobre 2008

Morire per un bullone.

Tre operai sono morti precipitando da una piattaforma, mentre lavoravano sospesi a un’altezza di oltre 40 metri, tenuti in vita da 2 ( due ) bulloni.
Purtroppo uno si è rotto e la piattaforma si è ribaltata facendoli precipitare nel vuoto.
“Forse non era stato avvitato bene .... Forse si è spezzato .... Forse era troppo corto ....”, dicono gli esperti.
No, non sono questi i motivi.
A forza di montare e smontare le piattaforme, con centinaia di cantieri, con migliaia di operai che lavorano sospesi nel vuoto, ci sarà sempre un bullone che si rompe.
Il problema si può risolvere soltanto mettendoci .... almeno un terzo bullone : se uno si rompe, ci sono gli altri due che tengono la piattaforma. E salvano tante vite umane.
Tre bulloni, invece di due.

sabato 4 ottobre 2008

Privatizzazioni "all'italiana".

A tal proposito, è emblematica la vicenda Alitalia.
Sono anni che la “compagnia di bandiera” è perennemente in passivo : sembra che invece del cherosene i motori dei suoi aerei brucino banconote !
Oltre 5 miliardi di euro, in dieci anni ! A spese dei contribuenti italiani.
Qualche mese fa, finalmente, eravamo riusciti ( quasi ) a liberarcene, vendendola ad Air France , ma tutto è stato bloccato, per motivi elettorali, o altro.
Ora si è risolto il problema “all’italiana”, come tutte le precedenti privatizzazioni.
Si divide la Compagnia in due : da una parte, quella buona e in attivo ; dall’altra le passività, i debiti, gli esuberi.
La prima viene “venduta” ai privati. La seconda ci resta sul groppone.
Rispetto alla vendita ad Air France, questa soluzione costa agli Italiani da 2,9 a 3,6 miliardi di euro, in più ( Fonte stima : La voce.info ).

Di chi è la responsabilità ?

In un altro Paese i responsabili si sarebbero dimessi : in Italia si vantano !
Si può fare una Class Action ?
La stessa cosa, per tutte le altre “liberalizzazioni”.

Abbiamo speso miliardi e miliardi per costruire le autostrade, ora i “privati” percepiscono i pedaggi.
Nel 1970 avevamo 6.000 km di autostrade, ed eravamo tra i primi in Europa. Oggi, abbiamo ancora 6.000 km di autostrade ( sempre le stesse, ma più vecchie ) e siamo gli ultimi.
Dove finiscono i soldi dei pedaggi ? Con quei soldi, lo Stato avrebbe potuto migliorare i tracciati o triplicarli. Avrebbe creato lavoro e sviluppo.
Invece, quei soldi prendono altre strade, spesso non italiane.


Abbiamo costruito gli acquedotti, con i soldi dei contribuenti, ora i privati ci fanno pagare l’acqua, come se fosse oro ! E così via, per le Ferrovie, per l’Energia, per le Telecomunicazioni, ecc.

Un buon Amministratore, invece, dovrebbe vendere ( e privatizzare ) tutte le attività in passivo. E tenersi le attività che rendono.
I nostri amministratori hanno sempre fatto il contrario.

venerdì 3 ottobre 2008

Crisi economica.

Non bisogna tutelare le banche, ma i Risparmiatori e i Cittadini, che sono le uniche vittime della crisi economica in atto nel Mondo.
E non bisogna “salvare le banche”, soprattutto, facendo sborsare miliardi allo Stato ( ai Cittadini ) perché sarebbe un’ingiustizia ancora più grande.
Infatti, così si farebbe pagare alla collettività ( tutta ) gli “errori” della speculazione internazionale, con la scusa del salvataggio dei depositi e degli investimenti dei Cittadini.
Invece, basterebbe cambiare le regole, tutelando pienamente gli Utenti che si rivolgono alle banche. Per esempio, facendo sì che le banche siano assicurate, non per un importo limitato ( come si fa oggi, per favorirle ), ma per la totalità dei soldi che i Cittadini affidano loro.
In ogni caso il rafforzamento delle Norme sulle garanzie e sul controllo dei rischi dovrebbe essere attuato in un quadro internazionale.

UBS, la maggiore banca svizzera ha, da mesi, cambiato strada ( e indicato la via a chi vuole capire ) : riduzione dell’ investment banking e ritorno a fare la banca tradizionale. Si prende atto che il modello creato da Wall Street si è rotto, e che per uscire dalla profonda crisi in atto non c’è altra strategia.
I risultati già si vedono.
E tutto ciò, senza interventi “salvifichi” dello Stato ( con i soldi dei Contribuenti !),
come si sta cercando di fare in USA ( e forse anche in Italia ).

domenica 28 settembre 2008

Ape, specie protetta ?

E’ stato pubblicato sulla G.U. n. 221 del 20/09/2008, il Decreto Ministeriale del 17 settembre 2008, con cui si sospende l’uso dei neonicotinoidi per la concia delle sementi.
La sospensione, che riguarda anche le sementi già acquistate, è in vigore dal 20 settembre scorso.
Si tratta di pesticidi sistemici, reputati tra i maggiori responsabili della morìa delle api. Sono usati, soprattutto, per la concia delle sementi, ma sembrerebbero permanere nel ciclo vitale delle piante fino alla fioritura, quando esplicano ancora il loro potenziale distruttivo, anche sulle api.

E’ un provvedimento cautelativo, che uniforma l’Italia ad altri paesi europei, come la Francia e la Germania, e che serve per eliminare una probabile causa della scomparsa delle api.
Il Ministero della Salute si è impegnato anche in un programma di monitoraggio a livello nazionale per individuare le cause dello spopolamento degli alveari.
Forse, l’ape sta diventando importante.

venerdì 19 settembre 2008

La globalizzazione.

“ Le imprese spostano le fabbriche all’estero, nei paesi dove la mano d’opera costa meno, così gli Italiani avranno più merci e ad un costo più basso.”

Era lo slogan della globalizzazione.

Ma non è andata proprio così : gli Italiani, oltre che senza imprese, sono rimasti anche senza lavoro.
Hanno provato a riciclarsi, ma con lavori precari e meno remunerativi.

I prezzi, invece, sono raddoppiati.

Ora, gli Italiani non hanno più soldi da spendere : calano le vendite, e cala anche la produzione.
L’Italia è in recessione.

Chissà se i teorici della globalizzazione lo avevano previsto ?

venerdì 12 settembre 2008

Legge elettorale.

Con le elezioni europee del 2009, il PDL inizia a smuovere le acque e a sondare l’opinione pubblica, per arrivare ad una nuova legge elettorale prima del voto di giugno.
Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe una legge sulla falsariga di quella nazionale, e per questo già battezzata “Porcellum Bis” ( il nome dice tutto ).
Anche qui la proposta è quella di eliminare il voto di preferenza, in modo che i “partiti” possano mandare chi vogliono.
Come si fa a dire ancora, che i politici eletti sono i nostri rappresentanti ?
Una comunità ( paese, città, regione, ecc.) dovrebbe eleggere la persona più rappresentativa dei suoi interessi, una persona conosciuta e stimata da tutti, e da tutti votata.
Votando il partito, gli eletti rappresenteranno il partito e i suoi interessi, non i nostri !

Ormai in Parlamento non si discutono più le leggi, ma si vota tutti compatti : maggioranza a favore, opposizione contro.
A questo punto farei una proposta al ministro Brunetta : per risparmiare, eleggiamo soltanto tre “onorevoli” : due per la maggioranza, uno per l’opposizione.
Il risultato non cambierebbe di un millimetro.
Almeno, pagheremo meno tasse !

PS.
Ma, forse, si potrebbe risparmiare ancora : basterebbe eleggerne uno solo .....

mercoledì 3 settembre 2008

Caccia.

Si riapre la stagione della caccia.
In molte regioni si è già partiti con l’apertura anticipata : serviva per impallinare specie che migrano, ma ormai si può sparare a tutto, anche alle docili e inermi tortore dal collare ! Chissà, quanti danni fanno ....
In tutte le regioni sono stati aumentati i giorni di caccia. Soddisfatti i cacciatori : nessuna protesta.
Dov’è finita la loro “grande attenzione verso l’ambiente”, se non ci sono riscontri nel calendario venatorio ?
In un Paese densamente abitato ed ecologicamente compromesso come l'Italia, la caccia dovrebbe essere uno "sport" in via di estinzione.
Invece, per cinque mesi, non sarà più possibile fare passeggiate immersi nella natura, perché si rischia di venire impallinati.

Ho letto l’elenco delle specie cacciabili in Sardegna ( D.R. n. 16858 del 27/6/08 ) : ormai sono specie in via di estinzione. Chi ha mai visto, durante le sue passeggiate nella natura, la pernice, la quaglia, o qualsiasi altro animale compreso nell’elenco ?
Abbondano solo gli storni e le cornacchie, ma perché a loro nessuno spara.

Tra le specie da impallinare, mi ha sorpreso di trovare la ghiandaia (specie protetta dalla convenzione europea per la protezione degli uccelli utili .... ). Non perché sia rara ( come tutti gli altri uccelli ), ma perché ormai è rimasta unica e sola .... a piantare alberi, in Sardegna !
Nel suo territorio, infatti, nascono centinaia di nuove querce, ogni anno !
Ma, forse, per questo è meglio eliminarla ....

lunedì 1 settembre 2008

La fine del Mondo ?

Nei pressi del lago di Ginevra, tra la Svizzera e la Francia, si trova il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare ( CERN ).
Il prossimo 10 settembre partirà un nuovo esperimento, per scoprire il famoso “bosone di Higgs”, una particella del nucleo dell’atomo, come non si era .... mai vista !
Un esperimento fantascientifico, costato finora oltre 6 miliardi di euro, che cercherà di ricreare le condizioni esistenti qualche istante dopo il famigerato .... Big Bang primordiale.

Solo che, anche in questo caso, il mondo scientifico è diviso : alcuni studiosi sostengono che durante l’esperimento si possono creare le condizioni per la nascita di microscopici buchi neri, che, come i più noti fratelli maggiori dell’Universo, riusciranno a risucchiare tutta la materia circostante, mangiandosi letteralmente la Terra e riducendola alle dimensioni di una biglia.
Con le conseguenze che ognuno può immaginare !

Gli scienziati del Cern, invece di escludere la cosa, classificandola come fantascienza, rispondono che sì, forse è possibile, ma la probabilità che ciò avvenga è molto, molto piccola !

Sono esterrefatto !
Se la probabilità che si possa creare un buco nero con quelle caratteristiche, non fosse ZERO, l’esperimento dovrebbe essere fermato.

Perché è un Rischio che non possiamo correre, anche se è piccolo !

Penso che, oltre certi livelli, la capacità dell’uomo di comprendere efficacemente e fino in fondo un problema, sia limitata dalla complessità del problema stesso.
E le conseguenze delle nostre azioni possono essere, a volte, imprevedibili : il disastro di Chernobyl e quello delle Torri Gemelle, non ci hanno insegnato niente ?

Ci si dovrebbe chiedere anche se degli uomini ( pur se eminenti scienziati ), hanno il diritto di mettere a rischio l’intero Pianeta, creando una situazione che non si può controllare !

Lo verremo a sapere fra dieci giorni : sarà un altro 11 settembre ?

Solo che, stavolta, sarà globale.

giovedì 10 luglio 2008

Distanza di sicurezza2.

La distanza di sicurezza è importante anche quando si procede in fila, incolonnati.
Oltre il 90% degli automobilisti non mantiene la distanza minima di sicurezza.
Si incrociano, spesso, due o tre auto appiccicate, con un lungo intervallo dal gruppo successivo di auto, sempre appiccicate.
Stare a 20 metri dall’auto che ci precede, significa che, se qualcosa ci distrae improvvisamente, noi perdiamo la concentrazione per un secondo : se nel frattempo chi ci precede frena, sentiamo il botto senza capire perché, e ci ritroviamo all’ospedale.
Con una guida rilassata, e alla corretta distanza di sicurezza, possiamo conversare con gli altri passeggeri, possiamo ascoltare la musica, possiamo persino starnutire, senza finire al Pronto Soccorso !


Faccio l’esempio di un caso limite, ma che, purtroppo, succede molto spesso ( nebbia, incidente, ecc. ).
Se l’automobilista davanti a noi si scontra con un camion, ( oppure è distratto e non vede un camion fermo, magari dietro una curva ), la sua auto si blocca all’istante.
Avete una distanza sufficiente per fermarvi, senza farvi coinvolgere in un tamponamento a catena ? Mai, o quasi mai, si verifica questa eventualità : in Italia, da Nord a Sud, la distanza di sicurezza è un optional da trogloditi del volante !

La distanza di sicurezza dipende da molti fattori, quasi tutti indipendenti dalla nostra volontà : condizioni dei freni, peso della vettura, condizioni della strada, pioggia, vento, polvere, pendenza della strada, ecc.
Se poi quello che ci precede ha i freni migliori dei nostri e si ferma subito, gli chiediamo di scansarsi ?
Sperando di non esserci distratti ..... per un attimo.

Ma a quale distanza bisogna stare ?
Un calcolo di massima ( errato per difetto, e che prevede condizioni ottimali per la strada, per l’automobile e per il guidatore ), ma sufficiente in prima approssimazione, prevede di mantenere una distanza dall’auto che ci precede, espressa in metri, pari alla velocità segnata dal contachilometri.
Ma non provateci .... a leggerlo, quando siete in colonna !

martedì 8 luglio 2008

Distanza di sicurezza.

La distanza di sicurezza è il tratto di strada, libero e visibile, davanti all’automobile, che permette al guidatore di fermarsi, senza causare incidenti.
Dipende da molti fattori :
1.- Deve essere visibile e libero da ostacoli.
2.- Deve essere sufficiente per fermarsi ( in caso di ostacolo improvviso ).

Visibile vuol dire che se c’è una curva, la velocità deve essere ridotta per potersi fermare se, per caso, dietro la curva ci fosse un ostacolo : un masso caduto, una frana, una pala meccanica che attraversa, un gregge che ha sconfinato, un bambino che corre dietro a un pallone, ecc.
Non dovrebbero essere lì, ma a volte ci sono, e ogni giorno qualche automobilista ci finisce contro.

Perché non aveva rallentato a sufficienza.

La colpa non è del masso caduto, ma di chi andava troppo veloce e non aveva considerato lo spazio per la frenata .
Pensateci, quando affrontate una curva, o viaggiate di notte, o quando c’è la nebbia : l’ostacolo non ci dovrebbe essere ..., ma se c’è ?
Oppure, la vostra vita e quella degli altri, non hanno alcun valore ?

martedì 1 luglio 2008

Le api stanno scomparendo ?

Qualunque sia la causa della scomparsa delle api, vorrei illustrare una mia recente esperienza in proposito, affinché possa essere di aiuto a qualche apicoltore.

Possiedo ormai soltanto due alveari, per non dimenticare una grande passione della mia vita ( ma non l’unica ...).
Con me, nello stesso apiario, un giovane allievo apicoltore ne conduce quattro.
Le sue famiglie sono popolose e forti, per cui decide di spostarle per fare il miele di eucalipto, che raccoglie in quantità notevole.
I miei due alveari restano inoperosi, perché in Sardegna, a giugno, inizia la stagione secca.
Ne approfitto per fare un trattamento anti-varroa con il Timolo ( Apiguard ).
In autunno ambedue raccogliamo un po’ di miele di “ruchetta e rosmarino”.
Poi facciamo i trattamenti invernali con Apistan : il trattamento, effettuato sei mesi prima del raccolto, permette una completa eliminazione di eventuali residui nel miele.

Le quattro famiglie del mio amico, lentamente si spopolano, e a primavera tutte le sue api sono “scomparse”.
Le mie sono sane e popolose, producono molti sciami e, a distanza di un anno, sono forti e in piena produzione.
Preciso che le varietà di api erano le stesse. Le regine sostituite nell’anno, avevano la stessa provenienza ( regione Emilia Romagna ). La conduzione, ottimale per tutte.

L’unica differenza : il trattamento aggiuntivo con il Timolo, che ha salvato le mie api.
E, forse, una resistenza della varroa all’Apistan ....

Ripeterò, anche quest’anno, la procedura, e vi farò sapere.

sabato 28 giugno 2008

Organizzazione di un Nuraghe.

Nella camera del piano terra di un Nuraghe, ci doveva essere almeno un soppalco, a volte due.
Lo spazio utilizzabile nei Nuraghi era poco, quindi doveva essere sfruttato al massimo.
Bastavano quattro pali di 20 centimetri di diametro, alti 2 metri ( o anche meno ), e su di essi si poteva costruire un soppalco, con pali spianati a formare un pavimento solido e praticabile, accessibile dal corridoio, con una scaletta.

La vita nel Nuraghe si svolgeva in modo diverso, a seconda delle stagioni.
In inverno, con il freddo, si usava il piano terra come una stalla per il gregge, che di notte si rinchiudeva dentro. Le nicchie, chiuse da una griglia di legno e riempite di fieno, venivano utilizzate come ottime mangiatoie. Nel soppalco, sul legno e sopra il fieno secco, poteva dormire, al caldo naturale, tutta la famiglia.
Nel Nuraghe, edificio con una grandissima inerzia termica, la temperatura era costante e mantenuta elevata dal calore del metabolismo animale. In questo modo era garantito il riposo notturno in un ambiente caldo, asciutto e salutare.
La porta chiusa, impediva la perdita del calore interno, la finestrella ( “di scarico” ) garantiva il ricambio d’aria e serviva a scorgere il primo chiarore del giorno.

Davanti al Nuraghe, nel cortile adiacente, ci potevano essere delle tettoie, e/o capanne ( tipo pinnette ), dove si viveva e si lavorava durante il giorno.
C’era bisogno di luce, per qualsiasi lavoro, e la tettoia, riparata e chiusa dal lato più freddo e aperta verso Sud-Est, offriva luce e spazio adeguato.
Una capanna per accendere il fuoco, dove fare il formaggio e cucinare, forse, era più adatta durante l’inverno : era chiusa e più calda, anche se buia e stretta.
Una grande tettoia, invece, con un lato aperto, era spaziosa, comoda e luminosa e sufficientemente riparata, sia dal sole estivo che dal freddo invernale.

Nei nuraghi più grandi e con villaggio intorno, è stata trovata una grande capanna circolare ( capanna delle riunioni ), dove si poteva stare tutti insieme a lavorare e a socializzare. Al centro della capanna, il grande focolare, e intorno, nel sedile lungo la parete, c’erano le persone : nella capanna si svolgeva la vita del villaggio, soprattutto d’inverno e quando pioveva.
C’erano principalmente, le donne e i bambini, ma a volte anche gli uomini, quando non avevano lavori fuori dal villaggio.

In estate, sia gli animali, sia gli uomini potevano vivere ( e vivevano ), fuori all’aperto. Nella camera del nuraghe ci si pressava il fieno, raccolto a maggio, per avere una riserva preziosa durante la lunga siccità estiva ( e in caso di incendi estesi ).

La camera del primo piano, invece, era ideale per le derrate alimentari della famiglia : cereali secchi, legumi, frutta secca, carne salata ed essiccata, formaggio, ecc.

La terrazza, sempre presente in tutti i Nuraghi, era accessibile tramite la scala elicoidale ( o di camera ), e aveva le funzioni già descritte.

martedì 24 giugno 2008

Caratteristiche termiche dei Nuraghi.

Tutti dicono, dappertutto, che nei Nuraghi non si poteva vivere, che era freddo, che era umido, che non si poteva accendere il fuoco, ecc. ecc.
Ma qualcuno ha mai misurato la temperatura e l’umidità dentro un nuraghe ?
Sono stati fatti studi, in proposito ? E confronti, con analoghi studi sulle “pinnette” ?
Oggi, quando si visita un Nuraghe, si ha una pessima impressione, e in effetti, non si può non concordare. I Nuraghi sono tutti svettati, ci piove dentro e sono pieni di spifferi.
Ma, quattromila anni fa, era veramente così ?
Vediamolo insieme.

Lo spessore dei muri, nei nuraghi, è di 4÷5 metri.
I motivi sono almeno due :
1) Per aumentare il peso e quindi la stabilità della tholos, soprattutto in fase costruttiva, con la possibilità di costruirla, a sbalzo, senza centina.
2) Lo spessore elevato è necessario per non gravare eccessivamente sulla fondazione.
3) L’elevato spessore rende il Nuraghe l’edificio con la maggiore inerzia termica, al mondo.
Significa che è l’edificio che conserva meglio di tutti gli altri, al suo interno, la temperatura costante. Significa che se si va a letto con una data temperatura, il mattino dopo essa è rimasta la stessa !
Al contrario delle case “moderne” o delle pinnette.

Infatti, in media, nel nuraghe ci potevano essere 19 °C. Con una porta di legno e con il calore generato dal metabolismo degli abitanti che vi dormivano, la temperatura poteva non scendere mai, d’inverno, al di sotto dei 16 °C e non salire mai, d’estate, al di sopra dei 23 °C.
Ci si poteva vivere, e bene, senza alcun riscaldamento.
Nelle rarissime volte in cui la temperatura, in Sardegna, scende sottozero, si può scaldare la “camera” con grandi bracieri. Basta pochissimo, per scaldare le pietre, e il calore resta per una settimana !

Senza contare che, ci si poteva vivere con gli animali, come nelle stalle dei secoli appena trascorsi. In Italia, fino al 1960, quando fuori c’era la neve e il gelo, la popolazione delle campagne viveva e lavorava nelle stalle, per stare al caldo. C’era, evidentemente, un concetto di .... puzza, assai diverso da quello odierno !
Una trentina di pecore ( temperatura corporea, a 39 °C ), appena al di sotto degli uomini che dormivano nel soppalco di legno e sui giacigli di fieno, poteva riscaldare il sonno e la vita dei nostri antenati.
Sempre meglio delle gelide pinnette ! 

Continua ...

sabato 21 giugno 2008

Copertura delle capanne.

Non è stata trovata una sola capanna nuragica ancora intatta : manca sempre la copertura. Zervos segnalò, nel 1954, una capanna ( unica in Sardegna ), coperta a tholos, con pietre : ora è crollata, anch’essa.
I basamenti delle capanne sono sempre circolari, più o meno grandi. Lo spessore delle murature è anch’esso variabile, così come l’altezza residua.
Ma non è stata trovata nemmeno una capanna, ancora intatta.
Com’era allora, la copertura delle capanne ?
Si suppone di legno e paglia. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi, perché neanche il legno e le frasche si sono conservate.
E perché, allora, non potrebbe essere stata di pietra ? A cupola ogivale, come nei nuraghi ?
Quando si restaura un nuraghe o una capanna, si valuta il volume dei sassi crollati, per stabilire l’altezza delle torri o il tipo di copertura ? E se sono rimasti pochi sassi, si cerca dove sono finite le pietre, eventualmente, mancanti ?

Si crede, quasi sempre, che la copertura in pietra fosse “limitata” dallo spessore del muro circolare ( se troppo sottile ), o dal diametro della capanna ( se troppo grande ).
Sicuramente, per le capanne di piccolo diametro è possibile la copertura in pietra. Ma è possibile anche per quelle di diametro più grande : è sufficiente, per la stabilità, costruire la cupola con un’altezza superiore al diametro.
( Un po’ come nei nuraghi, anche se qui il principio di funzionamento è completamente diverso ).
Anche se la stabilità delle cupole, al contrario delle ogive dei Nuraghi, diminuisce con l’aumentare delle dimensioni. Le pietre, soprattutto quelle non squadrate, sono instabili in tutti i muri a secco : la spinta orizzontale della cupola, viene contrastata dall’attrito tra i conci. Ma se aumenta il diametro della capanna, l’attrito non è più sufficiente : ecco che allora aumenta il rischio di crollo.


La cupola è il risultato di una sperimentazione che è durata millenni e che è stata fatta contemporaneamente dai più disparati popoli, in paesi diversi.

Secondo me. la copertura delle capanne era inizialmente di pietra : è molto più probabile, per i motivi che ho già detto : mancanza di attrezzi per lavorare il legname, e rischio incendi. Successivamente, verso la fine dell’età nuragica, il pietrame della copertura ( spesso crollata ), è stato riutilizzato per nuove costruzioni, e la copertura stessa è stata realizzata di legno.


Il riutilizzo delle pietre è documentato : per esempio, a Genna Maria di Villanovaforru è stata trovata una parte del villaggio costruita sopra gli antemurali, segno evidente che la funzione delle costruzioni nuragiche stava esaurendosi.

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giovedì 19 giugno 2008

Villaggi nuragici.

Ugas, nel libro “ L’alba dei nuraghi “, dice che sono stati trovati appena un’ottantina di villaggi, nel Bronzo medio.
Molti, nel Nord Sardegna, erano tafoni o ripari sotto roccia. Quindi con pochissimi abitanti.
Non si conosce la consistenza abitativa dei villaggi. Sono stati scavati solo due o tre villaggi : le case sembrano costituite da una base muraria, con pietre piccole.
Si suppone una copertura lignea.
In genere sono villaggi piccoli e piccolissimi.
Nelle pianure (del Sud, soprattutto ) prevalgono i villaggi costruiti con mattoni crudi, essiccati al sole, e fabbricati con fango e paglia.
Prevalgono rispetto ai Nuraghi, soprattutto nel Bronzo recente : ciò significa che, a causa della mancanza di pietre, i nuragici si sono adattati ai villaggi. Nessuna opera difensiva.
Per fare un calcolo di massima, supponendo un numero medio di 30÷50 abitanti, la popolazione dei villaggi della Sardegna era di circa 3.000 persone. Non vi sembrano pochi ?
Dove vivevano, allora, le decine o centinaia di migliaia di abitanti ipotizzati?

Poi Ugas passa alle ipotesi :
- Suppone che le 506 Tombe di giganti conosciute, siano state al servizio di altrettanti villaggi (cosa ragionevole).
- Siccome le Tombe si trovano quasi tutte al Centro-Nord, suppone che ce ne siano altrettante al Centro-Sud (cosa opinabile, ma ancora possibile).

Ma i villaggi non sono stati trovati.

E i circa 2000 villaggi, ipotizzati in totale da Ugas, sono contemporanei ? Oppure venivano costruiti e poi, qualche volta, abbandonati ? Una tribù nomade, poteva costruire decine di villaggi, nel corso di una sola generazione. I villaggi potevano essere costruiti in poco tempo (tre÷cinque giorni), e se non erano più adatti, venivano abbandonati.

Ma i villaggi non sono stati trovati.
La Sardegna , nelle zone interne, è rimasta come tremila anni fa : se i villaggi non sono stati trovati, significa che non ci sono, e che i Nuragici non vivevano nei villaggi.

Ma sono stati trovati 8000 nuraghi !

La mia opinione è, invece, che le 506 Tombe di giganti trovate, siano state al servizio, non di villaggi di capanne, ma dei “villaggi diffusi”, costituiti da raggruppamenti di 30÷40 nuraghi, i cui abitanti erano legati da forti vincoli di amicizia e di parentela.
Inoltre, secondo Lilliu, la maggior parte dei villaggi presenti in Sardegna, sembrerebbero sorti dopo il XII secolo a.C., quando ormai l’Isola era satura di nuraghi e i nuraghi stessi non si costruivano più.  Allora la popolazione si è riunita nei villaggi, ed è iniziato lo sviluppo dell’agricoltura, per far fronte alla notevole richiesta di cibo. Ormai siamo verso il Bronzo finale, quindi c’era una maggior diffusione di attrezzi da lavoro, in metallo.
Perciò, la popolazione della Sardegna, fino a questo periodo, è vissuta nei Nuraghi, secondo le ipotesi da me illustrate in precedenza.

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martedì 17 giugno 2008

Capanne o Nuraghi ?

“Si racconta” che le capanne nuragiche fossero costituite da un basamento circolare di pietra e coperte con legno e strame.
Esaminiamo i pro e i contro delle capanne.

Vantaggi, per le capanne ( il contrario, per i Nuraghi ) :
a) semplicità di costruzione;
b) breve tempo necessario, per costruirle;
c) possibilità di costruirle dove si vuole.


Svantaggi, per le capanne ( il contrario, per i Nuraghi ) :
a) scarso isolamento termico, con elevato rischio di malattie e con notevole disagio abitativo
b) sicurezza : zero
c) rischio elevato di incendio : sia interno, a causa del fuoco sempre acceso ; sia esterno, a causa degli incendi estivi;
d) precarietà e deperibilità : necessitano di continua manutenzione e/o ricostruzione;
e) scarsa resistenza al vento forte di maestrale;
f) impossibilità di buona conservazione delle derrate;
g) le termiti, presenti in Sardegna, le riducevano in polvere, dopo pochi anni.



Le capanne sono ripari, non case per viverci.
Le capanne sono adatte a chi vive di caccia e di raccolta, e non conserva nulla.

Il grano non può essere conservato in una capanna :
a) giare di grandi dimensioni non sono state trovate e non c'era spazio.
b) Come era protetto dai topi e dalle formiche ?

Lo stesso vale per il formaggio : in una capanna, tra le frasche, a 40°C all’ombra, con il profumo che emana, come si può difenderlo dai predatori ? (mosche e mosconi, con relative larve ; formiche, topi, ecc.)
E dal caldo ?
Adesso è facile, con le case che hanno porte e finestre, con le celle frigorifere a temperatura costante : ma, allora?

Il Nuraghe, dopo 3500 anni è sempre lì.
Un Nuraghe è per sempre !


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domenica 15 giugno 2008

Capanne, per viverci.

Le capanne per viverci dovevano essere spaziose : le Domus ce le raffigurano rettangolari, ampie e comode.
Perché le capanne nuragiche sono piccole e rotonde ?
Con il legname, si potevano fare case rettangolari grandissime. Forti e robuste, con spazi grandi decine di metri.
Perché non le hanno fatte ?

Ci voleva lo stesso lavoro per fare sia una “pinnetta”, stretta, scomoda e buia, che una “casa” ampia, spaziosa, comoda e luminosa.
Perché non le hanno fatte ?
Un motivo molto importante doveva esserci.
Con le foreste secolari di allora, non mancava certo il legname ! Con le travi di legno, per la copertura, si poteva fare una casa larga oltre 10 metri, e lunga anche venti o più, in base alle necessità.
Oltre 200 metri quadrati, contro i 10÷20 delle capanne più grandi !
Perché non le hanno fatte ?

I motivi possono essere vari, a seconda dei tempi.
Nel Neolitico, non potevano costruire case di legno, per mancanza di attrezzi : come si fa a tagliare gli alberi, senza un’accetta ? Con l’ossidiana ? Oppure con i sassi ?

Nel periodo nuragico, gli attrezzi c’erano, ma hanno costruito case di pietra, con copertura di pietra : il motivo era il fuoco.

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giovedì 12 giugno 2008

Capanne e temperatura.

La temperatura dell’ambiente in cui ci si muove condiziona fortemente la qualità della vita. Soprattutto quella del semestre freddo.
D’inverno, con i termosifoni accesi, non immaginiamo neanche lontanamente quale potesse essere la vita degli uomini preistorici, che si svolgeva principalmente all’aperto.
Il problema era duplice : di giorno, se pioveva e c’era vento e neve, ma soprattutto di notte, nella “capanna-dormitorio”, senza alcun riscaldamento.
Quando soffiava il vento, così frequente nella stagione fredda, le capanne non offrivano alcun riparo confortevole : dalla porta entravano spifferi micidiali, che la copertura di legno e paglia non mitigava affatto. Praticamente la capanna era a temperatura ambiente, assai vicina allo zero, spesso al di sotto ( i nuraghi sono molto diffusi in collina, tra i 200 e i 700 metri ). A 0 °C, con il vento a 50 km/ora ( nemmeno tanto forte) la temperatura percepita dall’uomo passa a - 18 °C !! ( Guido Caroselli – Tempo, vita e salute. Garzanti, 2002 )
Se l’abitazione non è stagna, si rischiano polmoniti e congelamento, ogni notte.
Il nostro “homo nuragicus” avrà provato a costruire muri più spessi, a ricoprire le frasche di terra. Sigillare le porte con le pelli non poteva, perché doveva anche respirare !
Credo che a forza di aggiungere spessore al muro, avrà capito che si viveva meglio .... nelle grotte !

L’uomo preistorico, sulla base della propria esperienza, avrà capito che, se non voleva estinguersi, doveva trovare un rimedio definitivo : il Nuraghe.

mercoledì 11 giugno 2008

Capanne nuragiche.

Erano costruite con un muro circolare, in pietra. La copertura era formata da un’intelaiatura con pali di legno ; la chiusura con frasche, paglia e terra.
Con il vento entravano spifferi micidiali.
Dentro, il fuoco doveva essere sempre acceso : al centro, nella zona più alta, di giorno e di notte. Poiché tutte le capanne avevano un diametro compreso tra tre e cinque metri, intorno al focolare rimaneva uno spazio fruibile di poco più di un metro : non certo sufficiente per tenerci i giacigli per la notte.
Altrimenti, i letti fatti di paglia, lana, e pelli, sarebbero bruciati tre volte al giorno !
Perciò, a dormire si doveva andare in un’altra capanna, al freddo, all’umido e al gelo.
Nei villaggi scavati, come per esempio a Barumini, si osserva che le capanne sono riunite in isolati : 3÷4 o più capanne che si affacciano su un cortile interno, ognuno di pertinenza di un gruppo familiare.
Questo significa che ogni capanna dell’isolato aveva una destinazione d’uso diversa dalle altre : una capanna-giorno, con il fuoco sempre acceso ; una o due capanne-notte, per dormire ; una capanna per le derrate e provviste ; ecc.


C’è qualcuno che ha ricostruito le capanne e ci ha vissuto, d’inverno, per almeno un mese ? Con una famiglia di 10 persone ?

Buie, esposte al caldo d’estate, e al freddo, d’inverno.
E con il vento entravano spifferi micidiali : l’Isola è sempre ventosa, per cui, la temperatura percepita è di dieci gradi inferiore a quella misurata.
La porta doveva essere in posizione riparata dai venti dominanti ( Sud-Est ), e le pareti dovevano essere ben isolate.
Nelle pianure del Sud, in mancanza di sassi, le pareti erano fatte con mattoni di argilla seccati al sole. Nel Campidano, la tecnica di costruzione di case con mattoni crudi, è molto antica.

“Si racconta” che gli abitanti della Sardegna preistorica, vivessero in capanne circolari, con il tetto di legno e strame. Questo pare sia stato desunto, osservando l’interno delle Domus, dove nelle pareti e sul soffitto sono scolpiti travi e travetti tipici della copertura di capanne lignee.
Come mai, allora, mentre le Domus ci svelano capanne in massima parte rettangolari, le abitazioni preistoriche si presumono ( e i resti di murature lo confermano ), quasi sempre circolari ?

E i villaggi, dove sono ?

1. Capanne nuragiche.
2. Villaggi nuragici.
3. Capanne e temperatura.
4. Caratteristiche termiche dei Nuraghi.
5. Il Nuraghe Bioclimatico.
6. Capanne per viverci.
7. Copertura delle capanne.
8. Capanne o Nuraghi ?
9. Capanna delle riunioni.
10. Capanna con bacile.


 

lunedì 9 giugno 2008

La strada della morte.

Tre incidenti mortali, in pochi giorni, hanno portato alla ribalta la strada che unisce Sassari con il porto di Olbia.
Incidenti che hanno causato la morte di sette persone, non per colpa della strada, ( come dicono certi giornalisti, un po’ superficiali ) ma per “errori umani”, come oggi si dice con un eufemismo.
Un camion che sbanda e invade la corsia opposta, investe e uccide tre fratelli, ignari e innocenti, colpevoli solo di trovarsi sulla traiettoria del furgone impazzito.
Ma il camion perché è sbandato ? Se non per distrazione del conducente, e/o per eccesso di velocità ?

Due ragazzi che tornano dall’aeroporto, sotto la pioggia, sbandano e invadono la corsia opposta ( il copione si ripete ), dove sopraggiunge un’altra auto che li uccide.
Ma perché è sbandata l’auto, se non per distrazione del conducente, e/o per velocità troppo elevata ?
Non certo per colpa della pioggia, né della strada.

Dispiace, quando muore qualcuno, ma ciò dovrebbe insegnarci la prudenza.
E invece, fra un mese, nessuno ci penserà più.
E continuerà a correre. E a morire.

Sassari-Olbia.

La maggior parte delle merci, da e per la Sardegna, passano attraverso il porto di Olbia.
Da lì, ogni volta che arriva una nave, partono file interminabili di TIR verso tutte le città sarde.
Da Olbia verso Sassari, fino al bivio per Cagliari, è sicuramente la strada con la più alta densità di camion, di tutta la Sardegna.

La strada, quasi tutta nuova e appena finita di costruire, si ritrova ad essere fortemente inadeguata al traffico delle merci. E d’estate, con le migliaia di auto dei turisti, mostra tutte le sue manchevolezze.
E’ necessario raddoppiarla, al più presto, per permettere un traffico più agevole e sicuro.

Ma sarebbe ora che nascesse una vera strada, come non ne esiste, in Sardegna : una strada per il futuro, una strada per sempre.

Ma non illudiamoci : la nuova strada non impedirà ai guidatori incoscienti di continuare a correre, e a uccidere e a morire. Gli incidenti si evitano in un altro modo.


Inoltre si potrebbe approfittare dell’occasione per fare un’autostrada che produca energia elettrica, solare e rinnovabile.
Come ho già spiegato, con 100 km di strada a 4 corsie, coperta con pannelli solari, si produrrebbero :
3 MW x 100 = 300 MW di potenza

300 MW x 1200 ore = 360 GWH all’anno
di corrente elettrica. Il 20% dell’energia consumata in Sardegna, per usi residenziali.

venerdì 6 giugno 2008

Centrali nucleari.

Ogni volta che cambia il governo, si ritorna a parlare di centrali nucleari. E i nostri politici, appena diventano ministri, fanno a gara, tra chi la spara più grossa.
E dimostrano un grado di informazione che è pari al loro interesse verso i problemi del Paese.
Dicono che le centrali nucleari costano meno, sono sicure, permettono di produrre energia a basso costo, ecc.

Nessuno al mondo, ( tranne l’IRAN, ma per altri scopi ), costruisce centrali nucleari, da oltre vent’anni.

Perché costano il triplo, perché l’energia prodotta costa il doppio di quella ottenuta dalle centrali a turbogas ( che è la più cara !), perché non attenuano la nostra dipendenza dall’estero, perché sono potenzialmente catastrofiche.
Tutto questo senza considerare il costo di smantellamento, che non viene calcolato.
Lo Stato costruisce la centrale, con i soldi nostri, l’impresa ci guadagna, e i rifiuti restano allo Stato, che li dovrà gestire sempre con i nostri soldi !
Chi non è capace di fare impresa, in queste condizioni ?

Senza contare che non si sa dove mettere le scorie, e che le scorie stesse vanno sorvegliate militarmente, per milioni di anni !
Con un costo che non viene calcolato.

Senza contare che a Cernobyl, una regione grande come metà Sardegna, è stata sgomberata dagli abitanti ed è ancora deserta. Questa stessa catastrofe, secondo alcuni recenti studi, avrebbe causato almeno mezzo milione di morti.

Ci possiamo permettere tutto ciò ?

martedì 15 aprile 2008

Copertura dei Nuraghi.

La copertura di un Nuraghe era importante per molti motivi, tra cui la protezione dalla pioggia.
Una copertura di legno, a quell’altezza, è improponibile a causa del vento, sarebbe troppo deperibile e non sarebbe in sintonia con la costruzione, tutta in pietra.
Per la pioggia, una copertura in pendenza, fatta di argilla impastata, serviva egregiamente per smaltire l’acqua.
Se oggi, dopo quattromila anni, in qualche nuraghe ci piove dentro, è perché la terra tra i sassi è stata asportata, anno dopo anno, dalla pioggia, dal vento, e dalle formiche ; in poche parole dall’erosione continua nel tempo.
Ma soprattutto, perché ormai tutti i Nuraghi mancano di copertura, in quanto è crollata, o è stata asportata la parte superiore.

La mancanza di manutenzione, necessaria ogni pochi anni, è stata la causa principale del degrado. I nuraghi erano costruiti talmente bene, che non sarebbero mai venuti giù, da soli. Certo, con tremila anni senza manutenzione, qualsiasi edificio si deteriora ....

Lo sbalzo superiore (dove c’era), poteva servire per la protezione del muro dall’acqua, anche se lo spessore murario, di 4÷5 metri, era sufficiente per impedire alla pioggia di arrivare all’interno.
Il suo scopo principale, forse, era di impedire la scalata del Nuraghe da parte di malintenzionati . Spesso, le pietre dello sbalzo sono ben lavorate : segno che riguardano tempi più recenti, o restauri successivi.

Lo sbalzo c’era, probabilmente, nei nuraghi dove queste pietre (mensoloni) sono state trovate. Dove non sono state trovate, invece, o sono state asportate (tutte ?), oppure, più semplicemente, lo sbalzo non c’era.
Siccome sono state trovate in qualche decina di nuraghi, è possibile e plausibile, che, nella stragrande maggioranza dei Nuraghi, non ci fossero.
Funzione della copertura.

Funzione della copertura.

Per stabilire se, sulla sommità dei Nuraghi ci fosse lo sbalzo, bisogna considerare qual era la funzione della copertura di un nuraghe. Come abbiamo già detto :
a) protezione dalla pioggia ;
b) impedire la scalata e la penetrazione dall’alto.
Per quest’ultimo punto, se le porte (robuste, e per difesa) nei Nuraghi non ci fossero state (come si sostiene da più parti), allora ciò non era necessario. Se, invece, bisognava chiudersi dentro, allora era indispensabile.
Penso che, nell’antichità, le porte dei Nuraghi fossero sempre aperte, di giorno e di notte : perciò, secondo me, lo sbalzo non c’era, perché non necessario.
Questo si può dedurre osservando con attenzione il corridoio d’ingresso dei nuraghi : non si nota alcuna traccia di un qualsivoglia sistema di chiusura. Un portone adatto alla difesa, avrebbe lasciato almeno le tracce di un sistema di bloccaggio dall’interno. Al massimo si può ipotizzare un cancelletto o una porta leggera, fissata a due pali, che serviva per proteggere dal freddo gli abitatori del nuraghe, o per impedire la fuga del gregge.

Probabilmente, per motivi da accertare, la necessità dello sbalzo è sopravvenuta verso la fine dell’età nuragica, e allora, è stato costruito.
Secondo me, lo sbalzo è stato realizzato su pochissimi Nuraghi, per difendersi dai Punici e/o dai Romani. Tentativo più patetico, che altro.

Dove c’è la scala per salire sulla terrazza (nel 99,9% dei nuraghi), questa doveva essere fruibile. Non è detto, però, che ci fosse sempre lo sbalzo : in moltissimi Nuraghi, la copertura poteva terminare a tronco di cono.

Dal terrazzo, si poteva dominare tutto il circondario.
Soltanto, data la rilevante copertura boschiva, era necessaria un’altezza notevole per vedere lontano, sopra la vegetazione. Ecco, allora, i Nuraghi sempre a due, e qualche volta, a tre camere sovrapposte. Ma anche così, dall’alto si vedeva solo .... un mare di verde !
I “guerrieri nemici” potevano tranquillamente sbucare davanti al Nuraghe, senza essere notati in anticipo.

A che serviva, allora, la funzione “torre” ?
Sopra le chiome degli alberi si poteva avvistare SOLTANTO un eventuale incendio : questo sì, più pericoloso di mille nemici !
Si dava rapidamente l’allarme alla popolazione e ai vicini, e così tutti avevano il tempo di mettersi in salvo.
Torna a : copertura dei nuraghi.

venerdì 11 aprile 2008

Durata vita.

La durata della vita media dell’uomo è aumentata negli ultimi 50 anni, passando da 60 a oltre 80 anni.
I motivi principali sono :
1)L’acqua potabile, in ogni casa.
Prima, l’acqua si prendeva dalle fontanelle, si beveva dalle pozzanghere che venivano riempite dall’acqua piovana. Non si poteva essere mai sicuri della sua potabilità. In casa l’acqua restava, spesso, per settimane, perdendo tutta la sua freschezza.
L’acqua potabile in ogni casa ha permesso dapprima una migliore igiene dei cibi e del corpo : piano piano, le case si sono dotate anche del bagno e dei servizi igienici.
2) Il frigorifero, in ogni casa.
La più lunga conservazione degli alimenti, ha permesso di diminuire i casi di ingestione di cibi avariati.

3)Il cibo, costante e uniforme in tutte le stagioni ( spesso, anche troppo ).
L’alimentazione è il fattore più importante : quello che ha permesso all’uomo di allontanare gli squilibri, causa di tutte le patologie più comuni.

4)Il lavoro in ambienti più confortevoli e sicuri, e con meno fatica.
Meno ore di lavoro, più sicurezza, meno lavori usuranti, resi possibili dallo sviluppo dell’automazione.

5)Chirurgia e antibiotici ( anche se questi ultimi sono anche dannosi ).
Contrariamente a ciò che sostengono i medici, forse questo è il fattore che ha inciso di meno sull’allungamento della vita : oggi la gente sta mediamente bene in salute, e va dal medico solo per qualche disturbo, che prima doveva sopportare. Ciò non toglie che, il miglioramento dell’igiene in sala operatoria e la sconfitta o quasi delle infezioni, abbia contribuito a farci superare qualche problema.
Ma il bilancio positivo della terapia antibiotica è tutto da dimostrare.

6)L’assenza di guerre.
Tutto questo è stato possibile soltanto perché, il lungo periodo di pace, ci ha permesso di dedicare tutte le nostre energie a migliorare la nostra esistenza.
Questo non deve mai essere dimenticato.

martedì 8 aprile 2008

I marciapiedi.

Il nome spiega a che cosa servivano, quando sono stati inventati. Ma ormai è solo un significato da ricerca etimologica.
Oggi servono a tutto, tranne all’uso per cui sono stati costruiti. Eppure i marciapiedi sono gli organi vitali di una Città : insieme ai portici, alle piazze, ai giardini pubblici, caratterizzano una Città.
Dovrebbero permettere, almeno, il passaggio di due persone affiancate, che camminano conversando. Oppure l’incrocio, sempre di due persone, senza che una sia costretta a scendere in strada. Ma la sicurezza dei pedoni, a chi interessa ?
Ogni giorno vengono investiti 60 pedoni.
Sono 21.000 quelli feriti e 800 i morti, ogni anno.

Provate a camminare su un marciapiede : fatevi una bella passeggiata con il vostro partner, oppure con un amico ( con la carrozzina e i bambini, ormai è proibito, di fatto ). Se parliamo, dobbiamo farlo in fila indiana, facendo lo slalom tra gli ostacoli, messi lì apposta per farci sbattere i pedoni distratti ( gli incidenti, in città, succedono sempre qui : al pronto soccorso, dicono le statistiche, sono al primo posto quelli che sbattono contro un palo, telefonando ).
Il Comune, infatti, ci pianta gli alberi, ci mette i segnali stradali, ci incastra i pali dei lampioni, ci ritaglia lo spazio per i cassonetti.
Ma non sui bordi, no : sempre nel mezzo!
Dove sono un po’ più larghi, un bar ci piazza i tavoli all’aperto, o le aiuole con le piante ).
Ovunque, le automobili ci parcheggiano.

“Venite : fatevi una bella passeggiata in città !”
“ Venite : riappropriatevi della vostra Città !”

Grazie, signor Sindaco, sarà per un’altra volta ....

lunedì 7 aprile 2008

Elezioni da rifare ?

Le schede elettorali sembrano stampate apposta per confondere gli elettori.
Ma i simboli mescolati e la disposizione confusa non sono sufficienti per disorientare l’elettorato : ad essi si aggiunge l’interpretazione balzana e bizantina della croce segnata con il voto.
Infatti, se uno vota il partito ( croce rigorosamente entro i limiti del riquadro ), va tutto bene. Ma se, come avverrà per milioni di elettori, la croce verrà apposta al centro dei due riquadri, ad indicare il voto per una delle due coalizioni, allora il voto sarà considerato nullo !!!
Sono convinto che la maggioranza degli elettori voterà per una delle due coalizioni, facendoci una croce sopra : ma la maggioranza dei voti verrà annullata !
Perché ?
Per evitare di tornare alle urne fra tre mesi, basta considerare VALIDO questo voto ( segnato con la croce a metà dei due partiti della coalizione ).

Altrimenti i responsabili ( chi sono?) dovrebbero pagare i danni : non solo le spese per rifare le elezioni, ma anche il tempo sprecato dai Cittadini.

domenica 16 marzo 2008

L'albero secolare.

Un albero secolare, ma non vecchio, si erge maestoso nel viale cittadino.
Quando arriva la primavera, si sa, anche lui torna rigoglioso a fiorire.
Ma ormai tra gli uomini serpeggia una strana epidemia. A primavera, colpa di questo o quel polline, quasi tutti iniziano a starnutire : è la sindrome allergica, è colpa degli alberi !!!....
Almeno così, dicono i medici.
Pare anche che qualche cittadino, mostrando un certificato medico che attestava l’allergia al polline di un certo albero, abbia preteso dal Comune il taglio dell’albero incriminato : un cipresso, un tiglio, un olivo pluri-centenario, tutti colpevoli di tanto flagello.
Anche se gli alberi erano lì da secoli.

Anche se nelle nostre città, quasi senza alberi, le allergie sono più diffuse che non in campagna.

Ma se non fossero gli alberi ?

Cinquanta anni fa, quando si viveva quasi tutti in campagna, non c’erano molti bambini allergici. Eravamo circondati da alberi fioriti, ma nessuno starnutiva e, quando succedeva, gli si augurava allegramente .....Salute !!
Gli alberi fioriti ci sono sempre stati, ma la malattia non c’era, perché i colpevoli non sono gli alberi !!!

Sono, invece, le medicine inutili i veri responsabili : gli antibiotici e gli antinfiammatori, che i nostri bambini ingurgitano, come se fossero caramelle, e che distruggono il Sistema Immunitario e la salute futura dei nostri figli.
Quindi, non diamo più ai bambini medicine inutili, e torniamo a piantare alberi fioriti, affinché la vita di tutti sia più colorata, più profumata, più bella.

Ma piantiamoli, rigorosamente, di plastica.

giovedì 13 marzo 2008

Economia e statistiche.

I prezzi sono raddoppiati da quando, nel 2002 è entrato in vigore l’euro.
Il detto popolare : mille lire = 1 euro , è stato raggiunto e, nell’ultimo anno, probabilmente anche superato.
E gli stipendi si sono dimezzati.
L’Istat dice che in sei anni l’inflazione è stata del 14 %, ma qualsiasi cosa si vada a comprare, costa più del doppio.
Con gli stipendi, aumentati in base all’inflazione, si compra la metà delle cose di prima.
Perché gli stipendi valgono la metà.

Gongolavano, perché erano quasi riusciti a prenderci per i ....fondelli, manipolando le statistiche, ma il risveglio è stato brusco :
l’Italia è scesa al 23° posto ( quasi all’ultimo in Europa ) nella graduatoria degli stipendi netti di chi lavora : quindi si abbassa ancora, il potere d’acquisto delle famiglie.
Di conseguenza il PIL scende, perché è formato anche dalla somma degli stipendi.
Scendono i consumi, e scenderanno sempre di più.
Crescita zero. Recessione alle porte.
Ormai, l’Italia si avvia a diventare un Paese di poveri.

Viva le statistiche ...... Viva gli economisti !

mercoledì 12 marzo 2008

Intolleranze alimentari.

Le intolleranze alimentari sono causate da una reazione del nostro organismo, nei confronti di uno o più alimenti che non “tolleriamo”, per svariati motivi.

Le intolleranze alimentari possono causare :
- Asma bronchiale, insufficienza respiratoria.
- Allergie gastriche, colite ulcerosa.
- Rinite allergica, eczema.
- Mal di testa.
- Affaticamento, dolori muscolo-scheletrici.
- Infiammazioni, in genere.

Chi ha questi sintomi ( alcuni ), può avere un’intolleranza.
Non è come un’allergia : nell’ I.A. è la quantità di un alimento che fa male ( il troppo). Spesso causano intolleranza i cibi che mangiamo più frequentemente, e che ci piacciono di più !

Per scoprirla, si può procedere in due modi :
1) Rivolgersi a un Centro specializzato. (Tipo : Eurosalus )

2) Seguire il metodo "Fardasé".


Nel primo caso, si potrà risolvere il problema in minor tempo. E’ necessaria, però, una certa spesa : per la Visita, il Test, e le Prescrizioni conseguenti.

Nel secondo caso ( Fardasé ), è necessaria molta attenzione, sensibilità alle reazioni del proprio corpo, e molta pazienza. Ma non costa nulla, e forse è anche più sicuro.

Intolleranze alimentari : metodo "Fardasé".

Si può seguire la strada indicata per il Malditesta.


Oppure si può seguire, per un po’ di tempo, una “dieta semplice”. I risultati si hanno, dopo qualche giorno.

Dieta semplice : riso bollito ; pesce cotto, condito con olio extravergine di oliva, sale ; bietole e insalata verde ( senza aceto ) ; acqua oligominerale.
Il tutto, a colazione, a pranzo e a cena.
Fino a quando non passano i sintomi, e talvolta anche per 15 giorni.

Dopo alcuni giorni, si dovrebbe star bene : tutti i sintomi dovrebbero essere passati.
Se così non è, o non si ha un’intolleranza alimentare,
oppure si è intolleranti ai pochi alimenti mangiati. (L’intolleranza può essere anche a prodotti chimici : per la pulizia del corpo (shampoo), o per la pulizia della casa , o nell’ambiente di lavoro).
In questo caso è consigliabile rivolgersi al proprio medico, che proporrà uno specialista adeguato.

Supponiamo, invece, che sia tutto passato.
A questo punto, si devono reintrodurre gli alimenti, che si mangiano normalmente, in numero di due al giorno : uno al mattino, uno a pranzo.
Entro tre ore dal consumo di un alimento, si possono avere sintomi relativamente “forti” ( e allora si è intolleranti a quel alimento ), oppure niente e si può continuare a mangiarlo tranquillamente.
Se si trova uno o più alimenti a cui si è intolleranti, non bisogna eliminarli dalla dieta, ma semplicemente ridurne il consumo.
Mi spiego meglio : si possono eliminare i cibi che fanno male, per cinque giorni alla settimana, e mangiarli negli altri due ( sempre in modica quantità ).
Di solito, ripeto, si è intolleranti a uno o più alimenti che mangiamo più spesso, o che ci piacciono di più.
E’ importante tenere una lista scritta, per gli alimenti che si mangiano, una per quelli che fanno male, e che andranno limitati nella dieta.

Con un po’ di pazienza, si riesce a guarire completamente.

In generale, è comunque preferibile evitare di mangiare un qualsiasi alimento, tutti i giorni : uno o due giorni di riposo, durante la settimana, non può che giovare.

Nel sito internet "Eurosalus.it"
si possono trovare suggerimenti e consigli.
Anche nel sito "Albanesi.it".
E "Cibo360".

lunedì 10 marzo 2008

Orientamento Nuraghi.

Se i Nuraghi fossero orientati verso il sole che sorge o che tramonta ai solstizi, la direzione della porta d’ingresso sarebbe stata molto precisa e uguale per tutti : chi dice che un certo Nuraghe è orientato, non dice il vero. Perché è certo che, su ottomila Nuraghi, tutti con l’ingresso ( a caso, e variabile ) verso S÷S-E, qualcuno che sia orientato perfettamente con il sole che sorge, c’è sicuramente.
Dice il prof. G. Manca : “Visto il numero elevato di Nuraghi, è molto più difficile che succeda il contrario !”
Inoltre, se fosse vero, ci sarebbero Nuraghi con la porta d’ingresso orientata a N÷W, visto che la direzione è la stessa (sole che tramonta al solstizio estivo) : invece non ci sono !
Ma, soprattutto, hanno un orientamento diverso l’uno dall’altro : purché verso sud-est. Né si può dire che non sapevano contare, che non sapevano dove sorge il sole, o che l’errore è dovuto alla mancanza del navigatore satellitare !
I Nuraghi non sono orientati astronomicamente, perché non c’era alcun interesse ad orientarli.
Invece, sono orientati con il vento, che non ha una direzione precisa : hanno solo la porta in direzione riparata, visto che mancavano le guarnizioni per sigillarla.
Avere la porta orientata a N÷W d’inverno, con il maestrale che soffia e penetra fin nei più remoti angoli del Nuraghe, significa prendersi una bronco-polmonite al giorno !
Con l’ingresso riparato e orientato a S-E, poteva entrare solo lo scirocco, notoriamente caldo.
Inoltre, come si trova un Nuraghe orientato verso il sorgere del sole al solstizio, se ne trova anche qualcuno orientato verso Sirio, qualcun altro verso la polare.
Altri, e sono più di 3.000, sono perfettamente orientati verso La Mecca : forse erano Musulmani e non lo sapevano !

E’ innata la tendenza dell’uomo, in Sardegna, di orientare le capanne, le case, gli stazzi, e perfino le chiese, come sono orientati i Nuraghi : l’uscio è sempre rivolto a SUD-EST, anche quando i campi da coltivare sono alle spalle, in direzione opposta.

In secondo ordine, le porte dei nuraghi erano orientate a S-E, per veder nascere il giorno. I Nuragici non avevano la sveglia, e anche il gallo era poco affidabile : la loro vita si doveva svolgere dall’alba al tramonto, per questioni di “luce”.
Perciò era di fondamentale importanza, soprattutto nei mesi invernali, riuscire a scorgere i primi bagliori del giorno. I Nuraghi erano bui e senza finestre : l’apertura a S-E era la migliore per vedere il cielo rischiararsi, all’alba.
La finestrella sopra la porta d’ingresso, era ideale per scorgere le prime luci dell’alba.

Come ha dimostrato F. Laner, nel suo libro “Accabadora”, l’apertura posta sopra all’architrave, non è una “finestrella di scarico”, perché non è necessaria quella funzione.
Essa, invece, potrebbe avere avuto altri scopi.
In tutte le case, fino al secolo scorso, sopra la porta d’ingresso era ricavata un’apertura, che aveva una duplice funzione : serviva per illuminare il corridoio ( o l'ambiente retrostante ), e per arieggiarlo, quando la porta era chiusa.
Nei Nuraghi, potrebbe essere un indizio della presenza di una porta di legno, che chiudeva l’ingresso durante la notte. Porta che serviva come riparo per il freddo, e impediva agli animali di fuggire.

lunedì 3 marzo 2008

Polenta facile.

Dosi per  4÷6  persone.
- 300 g di farina di mais.
- 1,5 litri di acqua oligominerale
- sale 10 g

In una pentola di acciaio inox triplo fondo ( che diffonde il calore, e non attacca ), versare tutti gli ingredienti : acqua, sale e farina. La farina deve essere posta nell’acqua fredda, perché in questo modo non si formano i grumi. Mettere sul fornello più grande e quando inizia a bollire spostare sul fornello piccolo, a fuoco basso : in 30 minuti è pronta.
Usare un mestolo “gigante”, per mescolare : si fa meno fatica.
La polenta è una base, che poi, deve essere ben condita.

Si versa nei piatti, piani e molto ampi, facendone uno strato sottile ( circa un centimetro di spessore ).
La preferisco condita con ragù al pomodoro, grasso e saporito, e con salsiccia di maiale ( di mia produzione .... ), e abbondante parmigiano grattugiato.
Ma può essere condita a piacimento !

Quella che avanza è ottima, tagliata a fette e riscaldata.

sabato 1 marzo 2008

Scomparsa api.

Vorrei tornare sul tema delle api che stanno scomparendo.

Da una decina di anni, sto notando che le api non hanno più lo spiccato senso di orientamento che le hanno rese famose.
Per esempio, quando facevo le “riunioni” ( da due alveari deboli, se ne creava uno più forte ), le api “spostate” tornavano tutte esattamente al punto in cui si trovava la loro casetta, e si posavano sul sostegno “vuoto”, facendo un glomere.
Oggi non è più così : le api non tornano tutte a casa, ma si disperdono nei vari alveari vicini.

Quando l’apicoltore seleziona le api per allevare le Regine, tiene conto di numerose caratteristiche positive. Seleziona i ceppi che producono più miele, che non sono aggressivi, che resistono alle malattie, che sciamano poco, ecc.
Ma non ho mai letto, che siano state selezionate api con spiccato senso di orientamento : si dà per scontato che sia una caratteristica innata delle nostre amiche predilette.
Se, invece, non fosse così ?
Magari involontariamente, abbiamo selezionato api che non sanno più orientarsi tanto bene.....

Inoltre, è vero che le api si orientano con il sole ( e la danza ce lo dimostra ), ma se si orientassero anche ( o soprattutto ) con il magnetismo terrestre ? Come i piccioni viaggiatori, e forse, come tutti gli uccelli migratori ?
Oggi ( negli ultimi dieci anni ), con la diffusione massiccia dei telefoni cellulari e delle antenne-ripetitori ( se ne stimano più di 100.000, in Italia ), tutta l’atmosfera è satura di onde elettro-magnetiche. Queste ultime sono diffuse ovunque nell’aria, e orientate in tutte le direzioni : non potrebbero interferire con il campo magnetico rilevato dalle api e lasciarle prive di una parte della loro capacità di ritrovare la strada ?

Credo che queste possano essere due ipotesi verso cui indirizzare la ricerca apistica, per trovare la causa dello spopolamento degli alveari.
Le altre cause ipotizzate ( neonicotinoidi, OGM , virus vari, ecc. ), sono fenomeni più localizzati e, da soli, non sono sufficienti a spiegare un fenomeno così generalizzato.
Due domande :
1) Succede solo nei Paesi ad alta diffusione di cellulari, o in tutti ?
2) Succede solo con le nostre regine super-selezionate, o anche in areali più tradizionali ?
Apisticamente.

mercoledì 27 febbraio 2008

Incidenti, perché ?

Ancora una volta, si è verificata una strage di pedoni, per colpa di automobilisti che procedevano a velocità troppo elevata : 5 morti, due giovani donne e tre bambine, falciate mentre aspettavano lo scuolabus, vicino a Fiumicino.
Ancora una volta, non esiste responsabilità !
L’omicidio colposo, con le riduzioni di pena e libertà con la condizionale, non ha mai spaventato nessuno.
Se invece, alcuni comportamenti ( i più pericolosi ) venissero sanzionati con maggiore durezza ( e aggiungerei, con maggiore giustizia ), certi “automobilisti” ci penserebbero due volte, prima di mettersi al volante, o almeno sarebbero puniti in misura proporzionale al danno effettuato.

Quanto vale la vita di un bambino ?

Quando dovremo aspettare ancora, e quanti altri morti innocenti dovranno essere sacrificati al “dio automobile”, prima che un incidente mortale, causato da velocità eccessiva, o in stato di ubriachezza ( per fare due esempi, ma andrebbero elencati tutti i casi più pericolosi ), venga considerato omicidio e basta, e punito con trent’anni, senza condizionale ?

Oltre a far pagare, a chi causa incidenti, tutti i danni arrecati alla Società.

mercoledì 20 febbraio 2008

Tsunami in Sardegna.

Spesso, intorno ai nuraghi, si rinviene un’enorme quantità di terra, soprattutto intorno a quelli polilobati.
Qualcuno ha provato a spiegare il fenomeno con le ipotesi pià svariate, alcune veramente strampalate.
Come chi ipotizza lo “tsunami” preistorico. Anche se non esiste alcuna prova scientifica.
Quando non si sa cosa dire, si fa ricorso al provvidenziale, gigantesco meteorite, che cadendo nel Mediterraneo ( senza lasciare crateri ), ha provocato uno spaventoso maremoto con onde altissime, che hanno semisommerso la Sardegna, lasciandola ricoperta da metri di fango ( senza lasciare alcuna traccia rilevabile geologicamente, in nessuna zona dell’ Isola ).
Ora, ammesso e non concesso, che uno tsunami nel Mediterraneo, abbia potuto provocare onde alte 500 metri, queste possono essere penetrate nella terraferma, soltanto per qualche kilometro. Tre ÷cinque, dieci km, al massimo, e su terreno liscio e pianeggiante : poi la resistenza di attrito dell’acqua con il suolo, avrebbe afflosciato anche la spinta più brutale. Se l’acqua incontra alberi e boschi, si ferma molto prima. Invece c’è chi afferma che l’acqua abbia percorso centinaia di km e salito in quota, per centinaia di metri, fino a Barumini e oltre.
La Sardegna, anche nel Campidano, sale di decine e decine di metri : uno tsunami come quello del 2006 nel Sud-Est asiatico, avrebbe potuto penetrare per una stretta striscia e per un km, al massimo. Quello causato da un meteorite, sarebbe penetrato anche meno ! Questo perché un’onda da tsunami ha un volume limitato : una volta che si spande sulla terraferma, l’altezza dell’acqua si assottiglia velocemente, e finisce dopo poche centinaia di metri, o qualche km.
L’altezza massima misurata di un’onda da tsunami è stata di 17 metri, ma si suppone che possa raggiungere anche i 30 metri. Che piano piano si assottigliano fino a zero, a poche centinaia di metri dalla riva.

Ma stiamo parlando di ipotesi e fantasie : le prove scientifiche ci dicono che non c’è stato nessun tsunami. Non è stato trovato, in decine di siti sparsi in tutta la Sardegna, un solo millimetro di fango da tsunami.

L’acqua travolge e trascina i detriti di tutto quello che riesce a trasportare ( tronchi, sassi, animali, ecc. ), compresa terra e sabbia in sospensione. Ma l’onda, ritirandosi, può aver lasciato al massimo qualche millimetro di sedime, non metri di terra e, perdipiù, soltanto a ridosso dei nuraghi !

Invece, la terra intorno ai Nuraghi ha una spiegazione, semplice e logica.

Nuraghi e terra.

Proverò a spiegare l’enorme quantità di terra che si rinviene intorno ai nuraghi, soprattutto complessi, e che molti attribuiscono a uno spaventoso, quanto improbabile, “tsunami”.
La torre centrale di un nuraghe ha un volume di circa 1500÷2000 metri cubi, tutto compreso. Le torri intorno sono più piccole, ma il loro volume supera sempre il migliaio di metri cubi.
Il nuraghe S’Urachi, per esempio, è costituito da ben 15÷16 torri, che mediamente assommano a circa 15÷16000 metri cubi di sassi .... e terra !
Perché i vuoti tra le pietre erano riempiti di terra.
Ora, i vuoti tra pietre di quelle dimensioni sono circa un quarto del volume totale, cioé circa 4000 metri cubi : 400 camion pieni di terra, da oltre 200 quintali ciascuno !
Una quantità di terra impressionante, che era stata portata in alto, a mano, e che ora è sparsa intorno alle rovine di S’Urachi, e di tutti gli altri nuraghi dell’Isola.
Nei nuraghi monotorre, invece, non si rinviene questo fenomeno, perché il volume di terra è molto inferiore. Qualche volta, la terra è stata erosa dal vento e soprattutto dalla pioggia, e dilavata nei secoli. Ma, anche qui, esistono molti nuraghi seminterrati.

La terra nei Nuraghi aveva molte funzioni utili :
1) aumentava la stabilità delle pietre e della muratura a secco ( un po’ come la malta, oggi ).
2) Impediva che nei vuoti tra le pietre si insediassero animaletti di ogni sorta ( soprattutto topi, che prediligono il calore dei muri a secco ).
3) Aumentava l’impermeabilizzazione del muro, impedendo all’acqua piovana di penetrare nel nuraghe.
4) Contribuiva all’isolamento termico.
5) Impediva gli spifferi del vento.


Inoltre la terra, sia a S’Urachi, che a Barumini - come dicono le indagini stratigrafiche - copre strati romani : quindi è di epoche successive.
Se consideriamo anche, che la Sardegna, fino al ‘700 non ha mai superato i 300.000 abitanti, si può ipotizzare che lo smantellamento della maggior parte dei Nuraghi sia avvenuto negli ultimi 300 anni, quando con l’aumento della popolazione, è cresciuta la necessità di nuove case.
Per S’Urachi, può essere successo questo : gli abitanti del vicino paese di S. Vero Milis hanno usato le pietre del nuraghe per costruire le case.
Smantellando il nuraghe, insieme alle pietre cadeva anche la terra, che si è accumulata alla base. Una parte è stata perfino riutilizzata, per costruire mattoni, setacciandola e accumulando sassi e soprattutto cocci, nella discarica, trovata durante gli scavi.

sabato 16 febbraio 2008

Pasta con le noci.

Dose per 4 persone :

- noci (gherigli ) 120 g
- un vasetto di acciughe sott’olio ( filetti sgocciolati : 50 g )
- olio extravergine d’oliva
- aglio
- peperoncino


Mettere a bollire l’acqua per la pasta. ( Non dimenticare di aggiungere il sale, quando bolle ).

Frullare le noci. Se si preferisce, un paio di gherigli si possono spezzettare, in modo da sentirne maggiormente il sapore.

In una padella, rosolare nell’olio 2÷3 spicchi di aglio schiacciati, con un pezzetto di peperoncino. Appena l'aglio è dorato, toglierlo e aggiungere le acciughe e le noci frullate. Mescolare per un minuto.
Il condimento è pronto.

Scolare la pasta e metterla nella padella : mescolare bene e ..... buon appetito !

Tempo di preparazione : il tempo necessario per la cottura della pasta.

giovedì 14 febbraio 2008

Mal di Testa.

Il mal di testa è un sintomo, non una malattia. Parlo ovviamente del mal di testa definito essenziale, di cui i medici non conoscono le cause.
La causa, invece, potrebbe essere costituita dai cosiddetti alimenti scatenanti, a cui il paziente è intollerante. Spesso sono presenti contemporaneamente alcuni sintomi associati, quali disturbi intestinali, rinite, dermatiti allergiche.
Quando si mangia uno degli alimenti incriminati ( che può essere diverso da paziente a paziente ) e si supera la soglia di tolleranza, si scatena il mal di testa. In genere sono alimenti che si mangiano spesso, e che piacciono di più.
Per individuarli è sufficiente elencare i cibi che abbiamo mangiato il giorno precedente a quello in cui si è scatenato il mal di testa.
Il mal di testa viene scatenato da uno dei cibi in elenco. In genere, da quello che ricorre più spesso.

Quando si è guariti, invece, anche se si mangia lo stesso alimento non succede più nulla, perché si è ben al di sotto del limite massimo di tolleranza. Solo se si esagera può ritornare la sintomatologia. Ma basta rimettersi a dieta per un po’, perché si torni a guarire!
Una causa primaria potrebbe essere dovuta all’uso improprio e sconsiderato degli antibiotici, che alterano la flora batterica intestinale, causando disbiosi e intolleranze.
Anche l’aumento dei casi di mal di testa tra i bambini e gli adolescenti si può spiegare in questo modo! Inoltre una volta fatto il danno, è difficilissimo ripristinare l’equilibrio alterato.
Non è forse il caso di approfondire ? E i milioni di casi di asma, di allergie, di malattie autoimmuni che si potrebbero così prevenire ?
Meditate, Medici, Meditate !

lunedì 11 febbraio 2008

Antibiotici dal dentista.

A chi non è capitato di dover fare una cura antibiotica “preventiva”, prima di un intervento dal dentista ?
La bocca è piena di microrganismi che, una volta passati nel sangue attraverso le ferite chirurgiche, potrebbero infettare vari distretti dell’organismo.....
Questa era, almeno fino ad oggi, la teoria, e la prassi consigliata dai protocolli medici.
Antibiotici di ogni tipo sono stati così prescritti, per oltre mezzo secolo, causando spesso danni rilevanti alla popolazione, sotto forma di effetti collaterali : alterazione della flora batterica intestinale, allergie e intolleranze, malattie autoimmuni, ecc.
Ora invece si scopre che non erano necessari.
Anzi, la quantità di batteri messa in circolo dalle cure dentistiche è inferiore di cinque milioni di volte ( inserto Salute, su Repubblica, del 07/02/2008 ) a quella procurata dalle normali pratiche quotidiane : dallo spazzolarsi i denti o dalla semplice dinamica dell’alimentazione.
Sorge il sospetto che il dentista abbia voluto “prevenire”, non le patologie del paziente, ma le eventuali conseguenze di una sua, talora disinvolta, pratica igienica.....

Ma chi è particolarmente “incline” alle infezioni del cavo orale, che cosa può fare ?
Si è scoperto che alcuni probiotici, e soprattutto alcuni immunoregolatori, rinforzano le difese immunitarie, e “prevengono” anche la necessità di .....andare dal dentista !!!
Buona salute a tutti.

giovedì 7 febbraio 2008

Statica della tholos.

Differenza tra la tholos micenea e i Nuraghi :

a) tholoi micenee.

Le tholoi micenee sono tombe ipogee, quindi la muratura riceve la spinta del terreno adiacente. ( Come la tholos del pozzo di S. Cristina ).
Perciò possono essere costruite con spessori più sottili.
Resistono, come se fossero tanti anelli sottoposti a spinte laterali : i conci vengono compressi e la loro stabilità aumenta.
I conci devono essere, possibilmente, regolari e di forma trapezia.
Infatti, se manca una pietra, o un concio si rompe, c’è il rischio del crollo di tutta la struttura sovrastante.
In genere, le tholoi dei pozzi sacri, in Sardegna, sono più recenti dei nuraghi, o qualche volta, restaurate successivamente, perché crollate.


b) tholoi nuragiche.

Nei nuraghi, invece, le pietre “aggettanti” sono quasi sempre separate, lateralmente, dalle pietre adiacenti. Non vi sono spinte orizzontali, verso l’interno della tholos, in quanto la struttura è tutta fuori terra.
Per comprendere il meccanismo di funzionamento di una tholos nuragica, possiamo fare un piccolo esperimento.
Proviamo a costruire una volta ogivale, utilizzando dei mattoni.
Mettiamo un mattone che sporge di qualche centimetro sopra un altro mattone : sta in equilibrio senza problemi.
Si può continuare, aggiungendone un altro, e poi un altro ancora : ad un certo momento, un ulteriore mattone farebbe crollare tutto.
Allora riproviamo mettendo tre mattoni affiancati come primo strato, e continuiamo a sovrapporre, tre mattoni per ogni strato, facendo “aggettare” il primo di qualche centimetro.
Ora, il peso della struttura, di elevato spessore come nei Nuraghi, tiene tutto in equilibrio, fino a permetterci il completamento dell’ogiva.
Si può notare, inoltre, che la struttura sta in equilibrio ad ogni livello. Sia in fase costruttiva, sia dopo il crollo delle parti superiori, come si può vedere, oggi, in molti nuraghi “svettati”.

Questo è il “segreto” dei Nuraghi, semplicemente.
La tholos nuragica differisce da quella micenea, per almeno quattro caratteristiche :
1) E’ tutta fuori terra.
2) Non funziona ad arco.
3) Non crea spinta orizzontale.
4) E’ stabile in qualsiasi momento costruttivo.

Quelle micenee, e in parte, quelle dei pozzi sacri :
1) Sono ipogee.
2) Funzionano come archi orizzontali.
3) La spinta deve essere contrastata dal terrapieno. E, nello stesso tempo, la cupola resiste alla spinta della terra.
4) E’ stabile soltanto se i conci degli anelli orizzontali sono sufficientemente lavorati, e se gli anelli sono chiusi.

Il sistema dei pozzi sacri, necessita del contatto laterale dei conci, che devono essere sempre in pressione. Nei nuraghi, spesso, non si toccano nemmeno : solo se i conci sono poligonali, il contatto laterale esiste ed è staticamente rilevante.
E’ possibile, comunque, che alcuni pozzi sacri (forse, i più antichi ), siano stati costruiti secondo il sistema dei Nuraghi.

Nel Nuraghe, avendo funzione abitativa, non avrebbero rischiato un crollo : sarebbe stato autolesionista : una spada di Damocle, perennemente sulla testa. Ma con il primo sistema, non c’era alcuna spinta e i conci erano stabili.

Le tholoi dei pozzi sacri, essendo sotto terra, ricevono la spinta del terreno e dell’acqua ( che tendono a spingere i conci verso l’interno del pozzo ). Anche se, spesso, il drenaggio di riempimento dello scavo intorno alla tholos stessa, fatto con pietre e terra, non crea una spinta eccessiva.
Ma la prudenza non è mai troppa : per cui una maggiore lavorazione delle pietre, per creare appoggi laterali più stabili, è una costante dei pozzi a scala.
E dimostra il livello raggiunto nelle loro capacità di assicurare acqua pulita e potabile, per tutti.
Il pozzo a scala, protetto con un recinto dagli animali, e da una costruzione superiore in muratura, era igienicamente perfetto : l’acqua, filtrata dal drenaggio, si raccoglieva, purissima, nella tholos.