Il pozzo di S. Cristina è l’esempio più bello e affascinante dell’antico monumento nuragico.
Inserito in un’area sacra ( luogo di scambio rituale e per questo ritenuto sacro), è costituito da una scala trapezoidale in basalto, che scende, ripida, a circa sei metri di profondità. Dal fondo, sopra un “catino”, si erge una tholos a forma di bottiglia, di rara perfezione.
L’arretramento dei conci sovrapposti, consente di rimediare, forse, a un errore di scarpa : arretrandoli di 1÷2 cm, si guadagna larghezza per la scala, che altrimenti si sarebbe stretta troppo. Inoltre l’insieme acquista una prospettiva migliore.
La perfezione costruttiva, la rigorosa isodomia dei blocchi di pietra, la lavorazione molto accurata, fanno pensare ad una ricostruzione in epoca successiva, anche se è stato rispettato l’impianto progettuale originario, caratteristico di molte costruzioni simili.
I Nuraghi li conosciamo tutti : la lavorazione dei conci non è mai stata così rifinita in nessuna epoca della Civiltà Nuragica e in nessuna fase costruttiva !
E l’acqua è stata sacra per tutti i popoli che sono succeduti ai Nuragici, fino a noi.
Quando un pozzo crollava, veniva ricostruito, con tecniche più recenti, spesso riutilizzando le pietre migliori, spesso facendolo ex-novo.
S. Cristina appartiene, probabilmente, a questo secondo caso.
Le pietre usate per il pozzo sono diverse da tutte le altre del sito archeologico : solo la pietra del foro apicale è stata riutilizzata.
Nei pozzi nuragici sono state trovate offerte votive, spesso appartenenti a epoche diverse, anche distanti migliaia di anni : segno che erano pozzi ben costruiti, perché in essi si sono dissetati popoli diversi.
martedì 5 febbraio 2008
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