lunedì 5 maggio 2014

Il clima in Preistoria.

La Preistoria è un periodo che va dalla comparsa dell'uomo sulla Terra, fino all'invenzione della scrittura. 
Purtroppo, dei tempi più antichi non si sa molto, sia perché la presenza dell'uomo era scarsa e la sua vita molto difficile (per cui ha lasciato pochissime evidenze), sia perché è passato troppo tempo e le sue tracce sono scomparse.

L'Olocene, invece (nel suo significato di Era più recente), è il periodo che va dalla fine dell'ultima glaciazione ai nostri giorni. All'incirca, dal 10.000 a.C. fino ad oggi.
Durante l'Olocene il clima sulla Terra, pur avendo avuto numerose e grandi oscillazioni, non è variato più di tanto.



Studiando gli strati di ghiaccio della Groenlandia e dell'Antartide, così come il fondo degli oceani e altro ancora, i paleoclimatologi hanno ricostruito le variazioni della Temperatura media : è questa che ha condizionato il clima degli ultimi millenni.



Si nota che la Tmedia era superiore a quella attuale tra 8.000 e 4.000 anni fa (tra 6000 e 2000 a.C.), poi è diminuita lentamente fino ad oggi (ma soltanto di mezzo grado, circa !).
Le oscillazioni di durata limitata, invece, sono state più ampie, ma hanno condizionato il clima per pochi anni o per qualche decina di anni.
In ogni caso, il loro impatto sulla civiltà dell'uomo è stato poco significativo.

Grafico della Tmedia per gli ultimi 1000 anni:


In questo grafico, come si può notare, la Tmedia è stata più alta (di quella attuale) dal 1000 al 1400 circa. Poi c'è stato un raffreddamento, tanto che il periodo che va dal 1500 in poi, è stato denominato “piccola era glaciale”.
Recentemente c'è stato un notevole aumento, ma la temperatura attuale resta ben al di sotto di quella medievale (e molto al di sotto di quella tra 8.000 e 4.000 anni fa), quando non esisteva il cosiddetto effetto serra, e la CO2, prodotta dall'uomo, era a livelli molto più bassi di oggi.
Segno evidente che il tanto strombazzato riscaldamento globale non esiste ! 
Anzi, secondo molti autorevoli climatologi, il periodo interglaciale che stiamo vivendo sta volgendo al termine e ci stiamo avviando verso una nuova e lunga glaciazione di 100.000 anni.

venerdì 2 maggio 2014

Boschi secolari nella Sardegna dei Nuraghi.


La Sardegna è una regione situata nella fascia climatica temperata.
Il clima, nel 2000 a. C., era molto simile a quello odierno per cui, dalla fine dell’ultima glaciazione, l'isola si era ricoperta di foreste, con alberi di alto fusto.

Lo prevedono la geografia e la paleo-climatologia.

Lo provano gli studi di archeobotanica, che hanno analizzato i pollini degli strati scavati. Grazie alle dimensioni microscopiche, i grani di polline resistono straordinariamente alle forze distruttive del tempo. In certi casi possono superare le decine di millenni.
Nel 2000 a. C. il bosco occupava, almeno, il 90% del territorio.

Lo conferma l’esperienza : in una regione spopolata o scarsamente abitata (come la Sardegna dell’epoca), la vegetazione ricopriva ogni palmo di terra e, nei secoli, si affermarono in prevalenza alberi di alto fusto tipici della zona climatica mediterranea.

La foresta con alberi secolari poteva essere distrutta soltanto con il fuoco, per ricavare pascoli e seminativi. Si fa così ancora oggi, nonostante i mezzi che la tecnologia ci ha messo a disposizione.

Il disboscamento dei secoli scorsi, unito agli incendi appiccati per creare pascoli, hanno prodotto il degrado della vegetazione arborea che osserviamo oggi.
La pastorizia, che necessita di aree spoglie da specie arboree e arbustive, ha contribuito a mantenere l’Isola così come la vediamo oggi. I pastori continuano ad usare il fuoco per pulire i pascoli e gli animali, pascolando, impediscono la crescita delle giovani piantine.
Ciò è tuttavia congeniale al tipo di agricoltura estensiva e al pascolo brado tipico della pastorizia.

Anche oggi, se in Sardegna non ci fossero incendi, né pastorizia, gli alberi di alto fusto tornerebbero a coprire tutto il territorio dell’Isola, forse, in meno di cento anni.

Continua ...