mercoledì 31 gennaio 2007

Fine prima parte.

Ieri ho terminato la prima parte del lavoro iniziato il 16 novembre scorso : cercare di capire "come e perché furono costruiti i Nuraghi".
Questa è una prima sintesi risultante dalla lettura appassionata di moltissimi libri e riviste sulla Preistoria della Sardegna. E anche da numerose visite fatte ai principali monumenti della mia zona.
So di non avere una cultura profonda dell'argomento trattato (visti anche i tempi : meno di tre mesi ), per cui chiedo scusa fin d'ora per eventuali inesattezze, che avrò cura di correggere in futuro.
Sono quindici paginette, che si leggono in meno di un'ora. Purtroppo, non sono nemmeno esperto di Internet, per cui consiglio di leggerle seguendo l'indice.

Ci sarà, in seguito, una seconda parte in cui cercherò di spiegare
come furono costruiti i Nuraghi.


Con molte nuove sorprese.
A presto.

Indice : "Perché i Nuraghi" :


1. Perché i Nuraghi.


2. Caratteristiche di un Nuraghe.


3. Il fuoco.


4. Scelta della posizione.


5. Le api.


6. Orientamento ingresso.


7. Il numero stimato.


8. I numeri sbagliati.


9. I numeri corretti.


10. La famiglia nuragica.


11. Funzione dei Nuraghi.


12. Nuraghe come deposito e conservazione derrate.


13. Nuraghe come difesa dal fuoco.


14. Il nome.


15. Il sole tramonta a Brabacìera.

martedì 30 gennaio 2007

Nuraghe come difesa dal fuoco.

Una funzione del Nuraghe e, forse, la più importante, era la difesa dal fuoco.
In Sardegna, ogni estate, si creano le condizioni per incendi devastanti : l’erba ormai secca, le piante e le siepi resinose, fanno da esca per i piromani o gli stupidi (che accendono i fuochi credendo di poterli controllare). Se poi si somma a questi fattori il vento di Maestrale, la catastrofe è pressoché prevedibile.
Allora non c’erano i pompieri : l’incendio non poteva essere domato, né rallentato. Solo la notte, qualche volta, soprattutto se umida e priva di vento, poteva bloccare le fiamme : se si riusciva a eliminare i focolai prima dell’alba, allora il fuoco era spento, altrimenti si ricominciava. Non vale fare strisce frangifuoco pulite intorno ai villaggi di legno e paglia : la furia del vento spesso trasporta le esche accese a 200 metri di distanza e allora non c'è scampo, né per le piante, né per gli animali, né per gli uomini !
L’incendio estivo è una piaga biblica per la Sardegna. I Nuragici sicuramente erano attenti, prudenti, non tolleravano comportamenti rischiosi : quando c’era vento, mangiavano pane e formaggio, per non accendere il fuoco !
Ma alla stupidità non c’è limite. E spesso il fuoco partiva . O arrivava da lontano. Spesso era appiccato per vendetta.
Ma dall'alto dei Nuraghi, c’era chi vegliava e lanciava l’allarme anche molte ore prima dell’arrivo del fuoco. Il fumo si vedeva all’orizzonte ; si valutava la direzione del vento ; si batteva il segnale convenuto sul disco di bronzo (come una campana), segnale che tutti conoscevano perché lo sentivano sicuramente molto spesso. (Forse era sufficiente un segnale di fumo, dalla cima della Torre, perché i Nuraghi erano in vista fra di loro, e il bronzo era prezioso).
La popolazione sparsa nei campi, al lavoro, correva a rifugiarsi nel Nuraghe e forse, se qualcuno sigillava l’unica porta d’ingresso con pietre e fango, si poteva tranquillamente aspettare fino a che il fuoco non era passato, devastando e riducendo tutto in cenere.
E’ vero che , comunque era una tragedia, specie se il raccolto del grano non era ancora stato effettuato, ma la popolazione e anche il gregge, erano salvi e pronti a ricominciare.
E’ ovvio che nel Nuraghe erano in salvo anche  le derrate.

Credo che tra tutte le funzioni ipotizzate per questi monumentali edifici, questa sia la più plausibile.
Io che ho vissuto più di una volta l’incendio in Sardegna, io che ho visto l’inutilità degli sforzi delle persone, io che ho visto il terrore della gente in trappola, credo che le popolazioni dell’età del bronzo abbiano costruito, con immensa fatica, ma con allegra fiducia, quell’ invenzione superba e vitale che è il Nuraghe.

Solo la forza di conservazione della specie può aver catalizzato così tante energie per la costruzione dei nuraghi !

Ecco perché il Nuraghe dominava lo spazio, e soprattutto perché era visibile da tutte le parti : chiunque, all’arrivo del fuoco, si guardava intorno e correva verso il Nuraghe più vicino. La porta, esposta a sud-est era riparata dal fuoco e dal fumo, per cui poteva essere chiusa anche all’ultimo momento.
Anche in questo caso, la funzione del muro, largo mediamente quattro÷cinque metri, era funzionale, ancora una volta, anche per l’isolamento dal fuoco. La chiusura ermetica e l’indistruttibilità offrivano una protezione totale.
Questo spiega la diffusione dei Nuraghi solo in Sardegna, perché solo in Sardegna il Maestrale rende devastante anche il più debole e miserevole fuoco.
Questo spiega perché la diffusione dei Nuraghi è maggiore nel versante N-W dell’isola : perché il Maestrale soffia da quella direzione e spazza via in prevalenza quel versante. Nel resto dell’Isola e anche nella Penisola i venti estivi sono un’eccezione.
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Il nome.

Da perfetto ignorante di studi etimologici, vorrei fare un'ipotesi, sotto forma di aneddoto :

NUR-HAG = dal fenicio torre del fuoco ovvero, dimora del fuoco, ( torre per il fuoco, a protezione del……), casa del fuoco.

I fenici arrivati sull’isola chiesero ai nuragici a cosa servissero quelle torri maestose dalle mura smisuratamente grosse . "A proteggerci dal fuoco – risposero gli indigeni- . Quando arriva un incendio noi ci rifugiamo lì dentro."
Ah, NUR-HAG, dissero i fenici, che conoscevano l’alfabeto. E lo scrissero pure. Da allora il nome è rimasto per millenni.

Nuraghe come difesa dal fuoco.


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Funzione dei Nuraghi.

Se il numero medio di abitanti per ciascun Nuraghe monotorre  era di 10 persone (quindi una sola famiglia), quali erano le sue funzioni più importanti ?
Erano almeno tre, e tutte di vitale importanza per la famiglia nuragica.

1. Nuraghe come rifugio per la notte.

2. Nuraghe come deposito e conservazione derrate.
3. Nuraghe come difesa dal fuoco.

La famiglia nuragica viveva sempre all’aperto, sia d’estate, sia d’inverno. Anche quando pioveva. All’aperto si lavorava, si cucinava, si mangiava ; i bambini giocavano e imparavano dai grandi, aiutando la famiglia nei limiti delle loro possibilità.
Solo quando il tempo (atmosferico) non permetteva di stare all’aperto, c’erano tettoie, ripari di legno e un capannone, protetto dalle intemperie, dove si continuava a lavorare tutti insieme, al riparo.
Molti lavori, i più importanti, si facevano in gruppo, con i vicini, (pensate non solo alla costruzione di un nuovo Nuraghe, ma anche semplicemente alla tosatura delle pecore).
Erano occasioni di socializzazione, di scambio di favori, di festa.
Non c’era la luce elettrica, e di sera, dopo aver trascorso un po’ di tempo attorno al fuoco, a chiacchierare e a riposarsi, si andava a dormire presto, perché ci si alzava prima dell’alba.

Ecco la prima funzione importante del Nuraghe : di notte, ci si chiudeva dentro con tutto il gregge e si dormiva beati e tranquilli, con il riscaldamento naturale !
Se si pensa che l’uomo è vissuto con gli animali in casa fino al secolo scorso, la cosa non può meravigliare.
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Nuraghe come deposito e conservazione derrate.

In un periodo in cui si doveva lavorare tutto il giorno, da prima dell’alba fino a dopo il tramonto solo per procacciare il cibo per sé e per la propria famiglia, le cose importanti avevano la priorità assoluta.
Ma quali erano le cose importanti per i nuragici ? Di che cosa avevano bisogno per vivere ?
Almeno di due cose :
a) di nutrimento per il corpo ;
b) di nutrimento per lo spirito.
In tempi di lavoro duro, di lutti frequenti, di malattie spesso incurabili, era importante la ricreazione dello spirito, l’allegria per non pensare ai guai. E la necessità di dèi, a cui rivolgersi quando le proprie forze erano insufficienti….
Ma di questo parleremo in seguito.

- Il nutrimento per il corpo invece, consisteva in due cose fondamentali.

- 1) L'acqua, potabile, ogni giorno; per le persone e per gli animali. Ecco allora i Nuraghi vicino alle sorgenti, in prossimità dei fiumi, e dove non c’era né l’uno né l’altro, vicino a un pozzo anch’esso perenne.
L’importanza dell’acqua in Sardegna si sente quando non piove (a volte da febbraio fino a novembre ). Ecco allora i pozzi “sacri”, le offerte votive, le preghiere, la “danza della pioggia”.
- 2) Il cibo:
a) fresco, ogni giorno, tre ÷ cinque volte al giorno, con i lavori pesanti ;
b) provviste per alcuni giorni, in caso di pioggia, freddo, neve, malattie ;
c) derrate e cibi conservati, per tutto l’anno e anche per “combattere” e vincere contro le avversità : siccità, incendi, stagioni avverse, malattie del bestiame, ecc.
Se la Civiltà Nuragica ha avuto lo sviluppo che conosciamo tutti, l'uomo nuragico doveva essere un maestro in questo !

E’ noto che il raccolto del grano si fa una volta all’anno, così come la raccolta dell’uva, delle olive, della maggior parte delle produzioni agricole. Tali raccolti devono essere ben conservati e sufficienti per tutto l’anno e possibilmente avanzare.
Ecco allora la necessità –vitale- di un posto dove poter conservare tutto ciò, senza che si alteri, marcisca, o che venga rubato. Una cantina, insomma, un magazzino derrate.
E con quali caratteristiche ? Un posto fresco, asciutto, buio, sicuro : un Nuraghe !
Lo spessore delle murature garantisce la temperatura costante e una notevole inerzia termica ; il riempimento di argilla impastata assicura l’assenza di fessure contro gli animali e l’umidità.
Conservare in luogo fresco, asciutto e al riparo dalla luce : in un Nuraghe, insomma!
Nelle capanne, al contrario, l’aria, il fuoco, la luce, la puzza delle persone e a volte, degli animali, avrebbero deteriorato anche i sassi, figuriamoci i cibi !
Ecco la funzione più semplice, ma la più vitale.
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lunedì 29 gennaio 2007

La famiglia nuragica.

Una famiglia nuragica poteva essere la più varia, ma noi ipotizzeremo la composizione di una famiglia media.

-padre 30 anni
-madre 28 anni (sposati da 12 anni)
- nonno, forse : 50 anni
- 7 figli a scalare, uno ogni 1,5 anni, di cui il più grande ha 11 anni e il più piccolo uno.
Tutti in perfetta salute. Quattro femmine e tre maschi.

Quindi, mediamente, una famiglia è composta da 10 persone, cinque uomini e cinque donne, e soltanto uno o due uomini adulti. E qualche volta neanche loro, se per malattia o incidente, il capo-famiglia o un figlio adulto muore.
Qualche volta il destino è benevolo e allora la famiglia è più numerosa, più forte e più ricca.
Spesso non era così, perché erano tempi duri!
La mortalità infantile era alta : forse, ma è una stima ottimistica, si salvava un figlio su due.
Spesso, la madre moriva di parto. E i figli venivano allevati da una zia che non si era sposata.
Sicuramente era una famiglia allargata, dove vivevano anche i parenti più stretti : un fratello della madre (lo zio dei bambini) ; a volte una figlia (o un figlio) che si sposava portava il coniuge a vivere con tutta la famiglia dei genitori : non era facile trovare un Nuraghe in affitto !...

Il numero stimato.


Il Nuraghe è al centro di un territorio di un centinaio di ettari (a volte anche molto di più), tutto appartenente alla famiglia. Il terreno è usato prevalentemente per il pascolo, ma anche per qualche coltivazione (poche, vista la natura dei terreni collinari) . Si fa, prevalentemente, la raccolta di frutti spontanei e c’è la legna sufficiente per il fuoco.
In tutte le epoche i villaggi, i paesi, le città, sono sorti lungo le vie di comunicazione, non arroccati e isolati. Quindi i Nuraghi non sono sorti a difesa di un territorio.
Un territorio sassoso, non coltivabile, senza risorse e senza ricchezze, non avrebbe attirato un nemico neanche a pagarlo.
I Nuraghi dovevano quindi servire ad altro ; a difendere sì gli abitanti, ma da un "nemico" che non mirava a beni materiali, ma era carico di forza distruttiva e assassina : IL FUOCO.
Nuraghe come difesa dal fuoco.


A me piace pensare che i Nuragici fossero liberi e vivessero in pace ; in una zona circoscritta, dove erano, per di più, tutti parenti.
Non c’erano nemici. La Sardegna è un’isola e le popolazioni, allora, si spostavano a piedi.
Non esistevano flotte nel Mediterraneo occidentale. La costruzione di navi presuppone un’organizzazione di tipo cittadino, con città fiorenti e popolose. Che non esistevano , allora.
Il commercio sistematico cominciò al tempo dei Fenici : prima era sporadico, quasi casuale. Se arrivava qualche barca, non era una minaccia !
La Sardegna è vissuta in pace e libera per tutta la Preistoria, fino all’arrivo dei Cartaginesi.

Non c’erano nemici interni, perché non c’erano ricchezze da predare. E ognuno era troppo impegnato nei lavori quotidiani per pensare ad altro.
E poi, in una società agricola e pastorale, dove la gente abitava il territorio, ci si conosceva tutti, si sapeva tutto di tutti. E ci si aiutava, in caso di bisogno : le porte dei Nuraghi erano sempre aperte.
Non si può scambiare qualche lite tra vicini, con una guerra permanente!
E non c’erano re pastori, re di se stessi ("Su la moglie ciascun regna, e su i figli"...). Anche nei villaggi più grandi (con dieci famiglie !) non c’era il “capo”. C’era il più forte, c’era il più saggio, c’era quello più rispettato e più ascoltato, ma non c’era un RE ! Non aveva senso. E lo provano anche gli scavi e le ricerche archeologiche.

C'erano, invece, leggi non scritte che tutti rispettavano.
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domenica 28 gennaio 2007

I numeri sbagliati.

Autorevoli e valenti studiosi dell’epoca nuragica stimano così la popolazione della Sardegna protostorica. I 7÷8000 Nuraghi vengono così suddivisi :

1. nuraghi semplici 5000
2. nuraghi complessi 1500
3. nuraghi complessi con antemurale 750
4. villaggi (non fortificati) 2000 (?)

Non c’è una stima univoca della popolazione, che è stata fatta da altri studiosi, sulla base della funzione assegnata ai Nuraghi, considerati fortezze.
Si suppone che i nuraghi semplici fossero presidiati da 10 guerrieri, i nuraghi complessi da 50 guerrieri, i nuraghi con antemurale da 150 guerrieri.
I villaggi non erano fortificati (segno che non correvano nessun pericolo …), né si conoscono i loro abitanti.

I conti sono presto fatti :
- 10 x 5000 = 50000 guerrieri
- 50 x 1500 = 75000 “
- 150 x 750 = 112500 “
----------------------------------------------------------------
Totale 7250 nuraghi = 237.500 guerrieri

Un esercito pari a 50 legioni romane !
L’esercito imperiale non era mai arrivato a tanto !

Con sole 4 legioni Giulio Cesare conquistò la Gallia .
Una sola legione presidiava la Spagna durante l’Impero Romano, una la Britannia, una per ogni regione grande come uno stato odierno.
Invece, 50 “legioni romane” tutte insieme in Sardegna, che andavano nutrite, equipaggiate, ecc. Ma per fare cosa ? Forse erano ...in vacanza !
Per finire, dirò ancora che per mantenere 10 guerrieri, era necessario un villaggio di cento persone. Per cui gli abitanti ipotizzati della Sardegna erano 2.375.000 (il 50% in più di quelli di oggi). Cosa impossibile.
(I Romani avevano un soldato ogni duecento persone !)

I numeri corretti.

Lilliu stima che gli abitanti del villaggio nuragico di Barumini, uno dei più grandi della Sardegna, siano stati poco più di un centinaio. Aggiungo : di cui 50 donne, molti bambini maschi e, forse, una ventina di uomini adulti.
Soltanto venti uomini adulti, che contemporaneamente dovevano lavorare dall’alba al tramonto per dar da mangiare ai figli e alle famiglie e poi nel tempo libero giocavano a far la guerra !
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I numeri corretti.

La popolazione dell’Italia, al culmine dell’impero romano, era di circa 8 milioni di abitanti.
Poco più di un decimo degli abitanti di oggi.
Si può ipotizzare che in Sardegna, in proporzione, ci fossero circa 200.000 abitanti : questo, durante l’impero romano, in una società ben organizzata, con numerose città popolose.

Millecinquecento anni prima, in piena preistoria, senza alcuna città e con villaggi di capanne abitati al massimo da cento persone, gli abitanti erano sicuramente meno, ma molto meno. Forse neanche la metà.
I numeri sbagliati.

Ma la società nuragica era florida e potente (!), possiamo stimarne anche più di 200.000, tanto non cambierà la sostanza del mio ragionamento.

Allora facciamo l’ipotesi che nei Nuraghi abitassero persone, non guerrieri :

- 5000 x 10 persone = 50.000 abitanti
- 1500 x 50 " " = 75.000 abitanti
- 750 x 150 " " = 112.500 abitanti

Totale : 237.500 abitanti.

Un numero forse troppo alto, ma ancora ragionevole.

Come si vede, nella maggior parte dei Nuraghi abitava una sola famiglia di 10 persone. In molti altri, due o tre famiglie. Solo nei Nuraghi più grandi, con villaggio annesso, abitavano dieci ÷ quindici famiglie.
In una famiglia c'erano al massimo due adulti (sperando che non fossero ambedue donne, altrimenti diranno che le Amazzoni stavano in Sardegna !)
Nei Nuraghi complessi otto o dieci uomini ; in quelli più grandi, con antemurale, ce n'erano al massimo trenta.
Alla luce di questi numeri, bisognerebbe riconsiderare la funzione dei nuraghi ! 

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sabato 27 gennaio 2007

Il numero stimato.

Secondo le stime più accreditate gli edifici nuragici sono compresi tra settemila e ottomila . Diciamo 7500. Ma secondo me potevano essere anche di più. Per esempio, nelle zone pianeggianti, i Nuraghi sono poco diffusi ; lo stesso dicasi nella fascia di dieci kilometri dalla costa.
Questa è una delle cose che non capisco : eppure l’erba cresce anche in pianura, dove si può coltivare la terra più facilmente. Per l’acqua ci sono i fiumi ed è più facile costruire pozzi. Forse mancavano le pietre… chissà. Eppure, secondo me i Nuraghi erano anche in pianura : solo che a causa dell’ effettiva mancanza di …pietre sono stati riciclati dalle popolazioni che sono vissute in quei luoghi successivamente. Mi spiego meglio .
Il riutilizzo delle pietre nuragiche come cava litica è stato pressoché generalizzato nell’Isola, ma nelle pianure è stato quasi totale. Le pietre dei nuraghi sono state adoperate per costruire muretti a secco (legge delle chiudende), per costruire case, per edificare chiese e monasteri, perfino frantumate per essere ridotte in brecciolino stradale !
Inoltre, a causa dei lavori agricoli e dello spietramento, non rimane alcuna traccia di essi.

Il numero elevato di Nuraghi , ci fa fare alcune riflessioni.
 Secondo stime generalmente accettate gli abitanti dell’epoca nuragica erano circa 150.000. Se i Nuraghi erano 7.500, allora il numero medio di abitanti di una torre protostorica era 20 (venti). Soltanto venti.
Se, come risulta plausibile, nei nuraghi complessi , abitavano intorno a cento persone, come conseguenza in almeno dieci nuraghi (per ognuno di quelli consimili) vivevano solo 10 abitanti : una famiglia, neanche tanto numerosa.

La famiglia nuragica.

A ottocento Nuraghi complessi corrispondevano settemila Nuraghi monofamiliari ! Cioè quasi tutti. (In un prossimo post i calcoli saranno più precisi, ma il ragionamento non cambia).
E’ possibile che non tutti i Nuraghi fossero abitati contemporaneamente. Forse molti, i primi e più piccoli, i più scomodi (pensare ai protonuraghi), potevano essere stati abbandonati e lasciati inutilizzati. Molti potevano anche essere crollati e non furono mai ricostruiti. E’ presumibile che i nuclei abitativi siano stati composti mediamente da un numero più elevato di persone.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che i piccoli villaggi erano interdipendenti entro un certo territorio (come un Comune odierno costituito da tante frazioni). Magari nel villaggio principale esistevano artigiani specializzati per servire a tutto il circondario. Vicino al villaggio più grande c’era lo spazio per le riunioni periodiche, per le feste, per la fiera del bestiame e delle attrezzature, per barattare cose e conoscenze, per maritare le figlie, per i riti religiosi e propiziatori.
Non c’era solo il lavoro anche nella vita dei tempi antichi !

Vediamo i numeri . Quello della popolazione mi sembra corretto, visti i tempi e lo stadio di civiltà dell’epoca. Così anche il numero dei nuraghi. Quindi il ragionamento è sostanzialmente corretto. Ma numeri così striminziti di abitatori di un nuraghe ridimensionano sicuramente tante ipotesi sulla loro funzione.
Da quella militare : a meno che non ci fosse già il servizio di leva (che mi risulta essere introdotto da Napoleone), e quindi il capo-famiglia era sempre in guerra (ma poi chi difendeva il nuraghe ? chi lavorava ?) Bisogna anche sapere contro chi si faceva questa benedetta (?) guerra ! …
… a quella di Nuraghe Tempio –Familiare, o di Nuraghe- Osservatorio astronomico sempre familiare, magari con un planetario per proiettare le stelle sulla cupola –cielo….

Restano le funzioni più plausibili e le meno straordinarie.
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venerdì 26 gennaio 2007

Orientamento ingresso.


Ho rilevato l’orientamento, rispetto ai punti cardinali, di oltre un migliaio di alveari in tutta la Sardegna. La quasi totalità di essi ha le porticine d’ingresso delle api esposte tra Sud e Est, con netta prevalenza dell’esposizione a S÷S-E.
Vuoi vedere che i Nuraghi erano alveari !?

Sono apicoltore da 30 anni. Ciò che facciamo sempre quando formiamo un nuovo alveare e lo posizioniamo nel sito prescelto, è quello di orientare l'ingresso a sud÷sud-est.
E’ quello che ci hanno insegnato ai corsi di apicoltura ; è quello che si trova scritto su libri e riviste ; è quello che l’esperienza pluriennale ci conferma.
In Sardegna, da sempre, è la direzione più protetta dai venti prevalenti, di Maestrale nel Nord-ovest e nel Centro dell’Isola, di Grecale nel Sud-est , dove è preferibile un’esposizione verso Sud÷ Sud-ovest .
I venti danneggiano le api, ma danneggiano anche l’uomo e le sue opere.
Le condizioni ideali di conservazione dei salumi (ho fatto anche il “norcino” per 60 anni) sono : aria sì, ma ferma ; assenza di correnti che seccano la superficie e impediscono il ritiro graduale, per cui l’asciugatura inevitabile comporta la formazione di spazi vuoti interni con conseguente ammuffimento e irrancidimento delle salsicce o dei salami.
La stessa cosa, credo, varrà per il formaggio. Anche se non sono esperto, penso che l’asciugatura superficiale e repentina della forma causi successivamente la formazione di crepe o altri difetti sicuramente dannosi per una buona conservazione.
I Nuragici lo sapevano, e lo insegnavano ai propri figli.

Nuraghe come deposito e conservazione derrate.


Nuraghe come difesa dal fuoco.


La stragrande maggioranza dei Nuraghi (circa il 90%) possiede l’ingresso della torre principale orientata tra 90° e 180° , cioè tutti nel quadrante compreso tra Est e Sud .
Gli angoli misurati indicano una direzione puramente casuale, purché compresa tra est e sud. Nessuna presunzione astronomica o legata al sole, quindi, perché allora la direzione sarebbe stata molto, ma molto precisa.

Il sole tramonta a Brabaciera.

Abito in campagna, in un sito alto e panoramico : tutte le mattine vedo sorgere il sole, e tutte le sere lo vedo tramontare, sia d’estate che d’inverno. Conosco esattamente e con estrema precisione i punti dove il sole sorge e tramonta sia nei solstizi d’estate, sia in quelli d’inverno. Penso che i Nuragici lo sapessero meglio di me, perché la loro vita si svolgeva dall’alba al tramonto di ogni giorno. Perciò, se avessero voluto orientare le porte dei Nuraghi, o le nicchie, o qualsiasi altra cosa con il sole o con le stelle, ci sarebbero riusciti molto bene.
Inoltre, se qualcuno si facesse un giro per le campagne della Sardegna noterebbe che anche la maggior parte delle case tradizionali e degli stazzi, hanno gli ingressi orientati a Sud-Est.
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giovedì 25 gennaio 2007

Le api .

Le api sono apparse sulla terra oltre 130 milioni di anni fa, insieme alle piante dotate di fiori.
L’uomo invece è venuto milioni di anni dopo, ma si è accorto subito di questo insetto che accumulava una sostanza densa e zuccherina, e ha cercato di rubargliela, sfidando le dolorosissime punture.
Disegni rupestri, raffiguranti un uomo che raccoglie il miele, risalgono a oltre 7000 anni fa, nel Neolitico.
I Nuragici conoscevano sicuramente le api e il miele ; forse le allevavano nei bugni di sughero che tenevano nelle vicinanze dei villaggi.
Il miele era una golosità, oltre che un’ottima fonte energetica. Era facilmente conservabile, ma se qualche vaso fermentava, con l’aggiunta di acqua diventava una deliziosa bevanda alcolica : l’idromele. Era tradizione di molti popoli che le coppie appena sposate bevessero il “nettare degli dei “ per un mese (una luna), dopo il matrimonio, al fine di generare un figlio maschio. Sembra provenga da ciò il detto “luna di miele ”.
Nei pressi di Oliena (NU) è stata trovata una statuetta di bronzo (III secolo a.C., conservata a Cagliari nel Museo archeologico), che raffigura un uomo nudo ricoperto di api. Sembra si tratti di Aristeo, figura mitologica greca che insegnò ai Sardi la coltivazione della vite , dell’olivo, la produzione del formaggio e, naturalmente, l’allevamento delle api.
Forse il mito era giunto dalla Grecia intorno al VI secolo a.C., in concomitanza con l’insediamento di colonie greche nel Nord-Est dell’Isola.

Anche in epoca romana non mancano i riferimenti all’apicoltura sarda : è famosa la frase, attribuita a Cicerone, che voleva mettere in cattiva luce le genti di Sardegna, che avevano avuto la sfrontatezza di denunciare la gestione predatoria di un governatore romano : “ Omne quod Sardinia fert, homines et res, mala est ! Etiam mel, quod in ea insula abundat, amarum est."
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mercoledì 24 gennaio 2007

Sardegna unica.

La Sardegna ha una peculiarità unica in Italia : il 70÷80 per cento del suo territorio non è stato mai coltivato. Ciò per due motivi :
1. la scarsa densità della popolazione : un terzo rispetto al resto d’ Italia ;
2. la pastorizia.
Se da un lato la pastorizia non ha permesso lo sviluppo di una estesa copertura boschiva, dall’altro ha preservato il suolo sardo da interventi agricoli che avrebbero modificato l’assetto in profondità.
Ebbene, almeno l’ottanta per cento del territorio sardo conserva intatte nel sottosuolo tutte le tracce della preistoria : credo che ciò sia una caratteristica unica al mondo e che vada adeguatamente valorizzata.
La Sardegna è un museo diffuso nel territorio.
Bisognerebbe tenerne conto.

domenica 21 gennaio 2007

Scelta della posizione.

Quando si voleva costruire un Nuraghe era di basilare importanza la scelta del sito.
La posizione dell’altura o del valico a cavallo tra due vallate, era condizionata (oltre che dalla funzione di avvistamento : dominio visivo di un territorio molto ampio) soprattutto da due fattori fondamentali :
1.- la presenza di pietre : superficiali, adatte allo scopo, vicine al sito prescelto;
2.- la presenza di acqua : la stragrande maggioranza dei Nuraghi dispone di una sorgente, o di un fiume, o di un pozzo nelle immediate vicinanze.
Ecco allora i Nuraghi nelle zone basaltiche o trachitiche della Sardegna, dove (ancora oggi è possibile osservarlo), le rocce di tipo vulcanico effusivo (lava), si sono fratturate durante il raffreddamento, e sono disponibili, in superficie, in blocchi facilmente utilizzabili.
Qui i Nuraghi sono più diffusi.
Questo dovrebbe spiegare la mancanza di Nuraghi nelle pianure alluvionali e in generale la loro rarefazione dove la pietra è meno adatta, o manca del tutto.
La mancanza di Nuraghi nella fascia costiera di 10 km, (forse esisteva anche allora il Piano Paesaggistico Regionale ! ) può essere spiegata con il fatto che le coste sono sempre state poco sicure. I naviganti che sbarcavano (pensate a Ulisse e alla navigazione costiera di allora), magari solo per rifornirsi di acqua e viveri, avrebbero potuto, se più forti e numerosi, razziare il bestiame e uccidere la popolazione. Meglio tenersi, quindi, ad una distanza di relativa sicurezza !
Quando, invece, i commerci si fanno più frequenti e pacifici, i Nuraghi vengono costruiti in corrispondenza delle zone di approdo dei naviganti : i Nuragici capiscono che il commercio è un’opportunità anche per loro, per scambiare le eccedenze della propria produzione con cose utili e innovative (attrezzi di bronzo, lingotti di stagno, ecc.) .
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sabato 20 gennaio 2007

Crema Valori.

Pesare tutti gli ingredienti, se si vuole che venga sempre perfetta.
Il pentolino deve essere alto (15÷20 cm)  e  stretto (diametro, 15 cm).

- 4 rossi d’uovo
- 70 g di zucchero ( tre cucchiai )
- Girare appena + aggiungere la farina ( 75 g ) ( tre cucchiai ) , continuando a girare con il mestolo di legno.
- Un paio di scorze di limone bio.
Aggiungere ½ litro ( 500 g ) di latte caldo ( pesarlo per primo e
metterlo a scaldare : non bollente, perché si rischia di cuocere le uova )
Mettere sul fornello piccolo, a fuoco lento : poiché il latte è caldo, in due minuti è pronta.

Tempo di preparazione : 5 minuti.

Per la crema nera : aggiungere cacao amaro  (60 g + 60 g di zucchero, e senza mettere il limone), oppure a piacere : più se ne mette, più è buona!

Se mentre addensa si formano grumi, girare con il mestolo (gigante) + energicamente. Più si resiste, più viene densa e più viene buona!

venerdì 19 gennaio 2007

Il fuoco.

Cocco-dé, cocco-dé : una gallina grigia cantava nei pressi di un cespuglio di lentisco. Aveva sicuramente fatto l’uovo : era felice, e cantava affinché il gallo potesse sentirla : con una malizia tutta femminile voleva fargli sapere che era pronta per la fecondazione di un nuovo “pulcino”. Nur cercò attentamente, spostando i rami della siepe e scoprì un bel nido con l’ovetto ancora caldo : lo raccolse, e poi, con un colpo leggero sulla punta, aprì un foro e ne succhiò avidamente il contenuto : il sapore dell’uovo fresco è una sensazione unica, che tutti dovrebbero provare nella vita !
Felice anche lui, raccolse fischiettando una manciata di semi di finocchio selvatico e lo sparpagliò nello spiazzo, davanti alla gallina, quasi a mo’ di ringraziamento. Spettava sempre a lui cercare le uova sparse nei vari nidi nascosti, perché solo lui riusciva a scovarli, e ogni giorno portava 5÷6 uova alla mamma, che se ne serviva per fare la frittata con la pancetta o la torta, con miele e mandorle, che a lui piaceva tanto.
Aiutava la mamma a non far spegnere il fuoco (perché i fiammiferi non c’erano) e se si spegneva bisognava andare dal vicino del Nuraghe Ruju a chiedere una pentola di braci.
Nelle lunghe notti d’inverno la mamma gli portava vicino al letto un braciere con il coperchio forato, pieno di carboni ardenti, che gli stemperavano l’aria fredda e umida, regalandogli un dolce tepore fino all’alba.
La sera, prima di coricarsi, si coprivano le braci roventi del focolare con un bel po’ di cenere, per impedire all’ossigeno dell’aria di consumarle tutte, in modo che all’alba con un po’ di paglia e legnetti secchi, il fuoco riprendesse a scoppiettare.

Il fuoco era importante per la famiglia nuragica : oltre a riscaldare, era fondamentale per la vita. Serviva per cuocere la carne, per fare il formaggio e la ricotta, per cuocere il pane e gli altri cibi.
Il fuoco era difficile da accendere, perfino nel secolo scorso : ricordo che, da bambino, giocavo spesso con i miei compagni “a chi riusciva ad accendere il fuoco senza fiammiferi” (i quali si sono diffusi soltanto nel Novecento). Si utilizzavano vecchi pennini di acciaio, sfregati contro una pietra dura, la selce, che si portava sempre in tasca perché difficile da trovare.
Gli altri metodi, che si imparano di solito frequentando gli “scouts”, sono molto più complessi e soprattutto di incerto risultato.
Gli antichi, che non avevano i fiammiferi, e nemmeno l’acciarino, dovevano essere proprio bravi per riuscirci ! Ecco perché cercavano di conservarlo sempre acceso : usavano una grossa buca circondata da un anello di pietre, dove ardevano sempre le braci, notte e giorno. Se si spegneva era preferibile farsi qualche kilometro, con le braci gentilmente prestate dal vicino, piuttosto che sudare sette camicie per tentare di riaccenderlo.
Ecco perché il fuoco era sacro, e un po’ divino. A Roma esistevano le sacerdotesse del tempio dedicato alla dea Vesta, il cui compito era di tenere sempre acceso il fuoco sacro.
Attorno al fuoco si riuniva la famiglia ; spesso, attorno al fuoco comune, si passava la sera a raccontare fatti ed esperienze, favole e miti ; si discuteva di problemi e soluzioni, di sogni e progetti, di gioie e di dolori.
Il fuoco era aggregazione e vita, illuminava e proteggeva.
Ma era anche temuto e rispettato.
Perché, a volte, il fuoco era distruttore : negli incendi dolosi o colposi, nelle guerre tra clan, o quando sfuggiva mentre si usava per “pulire i pascoli”.

Nuraghe come difesa dal fuoco.

Dovunque passa, il fuoco distrugge la vita. Servono secoli per riavere l'equilibrio spezzato.
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mercoledì 17 gennaio 2007

Caratteristiche di un Nuraghe

Per comprendere meglio i motivi per cui i Nuraghi sono stati costruiti, è necessario esaminare le qualità peculiari che più frequentemente li caratterizzano .
Non pretendo di essere esaustivo, ma credo che quelle seguenti siano le più diffuse.

1.- Costruito in posizione dominante.
2.- Funzione di avvistamento.
3.- Visibilità. (vede ed è visto !)
4.- Costruito da una civiltà prevalentemente pastorale.
5.- Costruito vicino a sorgenti o corsi d'acqua.
6.-Diffusi su tutto il territorio in numero elevato. ( 7÷8000 ).
7.- Sigillati con pietruzze e terra.
8.- Pianta rotonda dei Nuraghi. E’ la caratteristica più originale dell’architettura ciclopica sarda. A tronco di cono, perché il muro a secco è molto più stabile così : tutti i muri a secco, antichi e moderni, sono inclinati verso l’interno. La chiusura circolare poi, elimina anche i punti di minor resistenza.

L'ubicazione diffusa nel territorio sta ad indicare che il Nuraghe è padrone dello spazio circostante. Spesso le torri sono in collegamento visivo fra di loro, indice di rapporti di amicizia e reciproco soccorso.
La presenza dell'acqua vicino a un Nuraghe, sta a significare la vita per le greggi e per le persone.


Le risorse più diffuse in Sardegna, dal punto di vista costruttivo, sono la pietra e il legno : con questi due materiali si è costruito a quei tempi (i Romani hanno diffuso anche l’uso dei mattoni).
Il legno è più facile da manipolare e da utilizzare, ma sicuramente meno duraturo : le termiti, presenti anche in Sardegna, possono distruggerlo in pochi anni ; il vento e soprattutto il fuoco lo rendono molto precario e insicuro.
La pietra invece è il materiale principe : solido, stabile, duraturo, quasi eterno !
I Nuragici non hanno avuto dubbi !
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lunedì 15 gennaio 2007

Amaretti sardi

( Due teglie, quaranta amaretti )

 -200 g mandorle amare 

-500 g mandorle dolci 

-500 g di zucchero 

- bucce grattugiate di due limoni BIO. 

- 5 bianchi d’uovo 

 Tritare finemente le mandorle e mescolate bene con lo zucchero e i limoni. (Il limone può essere tritato come le mandorle : solo buccia , senza parte bianca).

 Accendere il forno a 160÷170 gradi. 

Aggiungere gli albumi, lavorando la pasta in maniera che diventi omogenea, un po’ asciutta. Preparare delle palline, un po’ più grandi di una noce : se si appiccicano troppo, bagnarsi le mani in una pentola con un po’ di acqua. Premerle sopra un piatto dove è stato versato dello zucchero, e poi rovesciarle e metterle su una teglia sopra la carta da forno (senza far loro perdere la forma rotonda ). 

Infornare per 20 minuti, con il calore solo dal basso. 

 Anche qui la cottura è la parte più delicata della semplicissima ricetta : la conoscenza del proprio forno , o la sorveglianza puntuale fanno la differenza…. 

Coraggio : dopo due÷tre tentativi sarete bravissimi ! 

 Tempo di preparazione : 20 minuti. 

 Un consiglio : per imparare fare metà dose. 

 Con i rossi “avanzati” potrete fare un’ottima Crema Valori. 

  P.S. Se le mandorle amare provengono dalla vostra campagna è preferibile diminuire la dose, e non mangiare troppi amaretti : le mandorle amare, come pure i noccioli di pesca e albicocca, contengono amigdalina, che nell'organismo si trasforma in acido cianidrico, molto velenoso : pare sia sufficiente l'ingestione di 15÷20 semi per portare a morte un uomo. Meno per un bambino.

 Quindi, prudenza.

sabato 13 gennaio 2007

Fioriture anticipate ?

Le piante da frutto hanno bisogno, in misura variabile da specie a specie, del cosiddetto "fabbisogno di freddo" : una quantità di ore in cui la temperatura deve essere inferiore a un certo valore (generalmente 7°C ). Se ciò non avviene, perché la stagione, come quest'anno, è più mite, le gemme da fiore cadono, la fioritura sarà parziale e si avrà una bassa produzione di frutta, con notevole danno per l'agricoltura.
La pianta, quando il clima è mite, tende a ritardare la fioritura( per accumulare freddo ) e non, come titolano i mass-media, ad anticiparla!
In Sardegna quest'anno,il mandorlo sarà in ritardo di quasi un mese ( le gemme devono ancora gonfiarsi ); altre piante della flora mediterranea ( alaterno ), che fiorivano ai primi di dicembre, stanno iniziando a fiorire adesso.
Conclusione : nei nostri climi, se fa caldo le piante fioriscono più tardi; se fa freddo fioriscono prima e meglio.

venerdì 12 gennaio 2007

Perché i Nuraghi

Tutti coloro che sono interessati alla Civiltà Nuragica conoscono la frase ( forse, di Fulvia Lo Schiavo, già Soprintendente Archeologico della provincia di Sassari ) : “ si sa assolutamente che cosa i Nuraghi non sono “ : non sono fortezze, non sono abitazioni, non sono tombe, non sono regge, non sono templi, non sono osservatori astronomici. Il mistero dei Nuraghi è,dunque, ancora irrisolto e sicuramente molto intrigante.
Tanto da ispirare l’animo sensibile di una poetessa, come illustra la lirica seguente :

Il nuraghe

Intorno al tempo avvinto
con nodi di parole del silenzio,
si nutre di solitudine
insidiata dal vento.
Vestito dai graffi immobili
della parietaria,
si mostra umbratile dente
al declino acceso
del sole sul pianoro.
Dalle radici immerse
ai confini del mistero
confida al cuore delle stelle
il senso avito della sua notte
con antica grammatica
dell'alba della pietra.

(Maria Pia Valori- In cerca di note cantate sull'orizzonte).

I Nuragici non hanno lasciato nulla di scritto, perché non conoscevano la scrittura .
Tutto quello che si sa è stato desunto dagli scavi archeologici, ma non è molto esplicativo in proposito.
Non si conosce ancora come e perché furono costruiti, che è la cosa fondamentale.
Dice Franco Laner nel suo bel libro : “perché è difficile, oggi, far parlare le pietre …“.
Recentemente, ho accompagnato degli amici a visitare il nuraghe S. Antine :
ogni volta, come la prima volta, tra quelle mura possenti e maestose, si resta incantati e stupefatti dalla grandiosità del Monumento.
Come furono posizionati quegli enormi massi ? Perché questo “immenso” lavoro ?
Sicuramente per uno scopo importante.

Nuraghe come difesa dal fuoco.

Funzione dei nuraghi.


La risposta potrebbe essere sotto i nostri occhi. In ogni caso sono monumenti alla stabilità architettonica degli edifici, più dei ponti romani o dei templi greci : sono lì da quattromila anni, e sicuramente vi resteranno ancora per secoli !
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giovedì 11 gennaio 2007

Il Sole tramonta a Brabaciera.....

Nel novembre scorso ho partecipato ad una conferenza sull’ Archeoastronomia in Sardegna.
L’ Archeoastronomia è un filone di ricerca che ambisce di trovare le motivazioni Astronomiche legate alla realizzazione di monumenti Archeologici.
Come è successo nella maggior parte dei convegni, a cui ho avuto la sfortuna di partecipare, l’esperienza non è stata molto gratificante.
Comunque un merito glielo riconosco : ha risvegliato l’interesse che ho sempre avuto per la Sardegna Nuragica e la Storia Antica.
Così ho cercato di approfondire il discorso. Su Internet e nelle biblioteche cittadine ho trovato un po’ di materiale sull’archeoastronomia.
Mi ha colpito soprattutto la ricerca fatta sui Nuraghi della zona di Isili : Brabacìera, anche il nome mi ha colpito, perché difficile da pronunciare.
L’autore, Mauro P. Zedda, mi scuserà se sintetizzo un po’ troppo il suo lavoro.
La ricerca ha scoperto che molti Nuraghi intorno a Isili sono allineati, a due a due, con il Sole che sorge ( altri con il sole che tramonta ) durante i solstizi ( il numero degli allineamenti variava da sei a nove ) . Cioè, da un nuraghe si vede il sorgere del sole, al solstizio, sopra un altro nuraghe. Eureka : lo usavano come osservatorio astronomico e calendario !
Tutto bene. La scoperta mi ha fatto riflettere : è straordinaria, mi son detto.
Anche se mi lasciava perplesso. Non riuscivo a immaginare i Nuragici, che invece di piantare due paletti ( o due alberi ), per individuare il solstizio, si sobbarcavano l'immane compito di segnare l'allineamento con due Nuraghi ! Due nuraghi ? Ma che dico : altri due per il sole che tramonta, altri due per il solstizio estivo, altri due per la luna,.... altri settemila in tutta la Sardegna!
Il Nuraghe come paletto !
Allora ho preso il libro di Zedda, dove è spiegato tutto e c’è anche una cartina IGM al 25.000 dove
sono riportati i nuraghi e gli allineamenti.
Tutto collimava alla perfezione. Ma salendo sulla mia terrazza, ho simulato la proiezione sull’orizzonte di un traliccio o di una casa lontana, che cadeva in un punto preciso. Poi mi sono spostato lateralmente di qualche metro e il punto sull’orizzonte si è spostato di qualche chilometro! Primo dubbio.
Poi sono sceso in casa e ho preso le squadrette. Ho disegnato sulla cartina IGM delle linee Nord-Sud : immaginate la mia meraviglia quando ho trovato otto allineamenti. Ho disegnato le linee Est-Ovest e c’erano ben dieci allineamenti. Allora ho disegnato linee a 45° e gli allineamenti
erano sempre otto o dieci. Ho disegnato un angolo qualsiasi e gli allineamenti erano sempre da otto a dieci.

Ai lettori la conclusione.

lunedì 8 gennaio 2007

Incidenti stradali

Credo esista un modo semplice e socialmente più giusto per diminuire drasticamente l’elevato numero degli incidenti stradali.
Un incidente stradale tra due automobilisti avviene generalmente per colpa di uno di essi. Ma a pagare i danni non è solo chi lo ha causato, ma anche tutti gli altri automobilisti (e non )italiani. Perché i costi non sono solo quelli pagati dalle compagnie di assicurazioni, ma anche le pensioni di invalidità e l’assistenza del Servizio Sanitario Nazionale.
In nome di quale principio di convivenza civile dobbiamo essere solidali con i maleducati, i prepotenti, con i criminali, perfino con gli assassini? Allora la legge che ci impone questo ( R.C.A. obbligatoria ) è una legge socialmente iniqua e, soprattutto diseducativa.
Ci sono, in Italia, milioni di automobilisti che guidano con attenzione e con prudenza, ma devono pagare per le colpe degli altri. Che cosa fare, allora?
Una riforma della cosiddetta BONUS-MALUS, nel senso di far pagare, non di più, ma tutto a chi causa i danni e di meno o niente a chi non causa incidenti : sarebbe più efficace di migliaia di pattuglie della polizia stradale!
Perché con assoluta certezza, ogni sei mesi, l'importo della polizza assicurativa disincentiverebbe anche il più incallito degli incidentisti.
Perché colpirebbe inesorabilmente tutti i responsabili degli incidenti, e solo i responsabili, e non sarebbe aleatoria come le multe. Provare per credere !

sabato 6 gennaio 2007

Mal di Testa.

Metodo naturale per non avere più il Mal di Testa.

E’ un percorso graduale che, se seguito correttamente, porta alla diminuzione degli attacchi e successivamente alla loro totale scomparsa e quindi alla guarigione del malato, che si sente rinato ed esce dalla spirale dolorosa e depressiva….
Mentre prima si viveva nell’incubo di un attacco sempre imminente, man mano che il Mal di Testa migliora si torna a vivere, a sorridere alla vita!
Il paziente vorrebbe sapere perché ha mal di testa ed essere parte attiva nel processo diagnostico e nel percorso di guarigione : tutto ciò lo aiuta e lo stimola ad impegnarsi sempre più e lo gratifica psicologicamente.

Esistono due metodi per guarire definitivamente dal Mal di Testa :
1.- Metodo Robespierre
2.- Metodo personale ( Valori ) .
Il primo metodo, per chi non lo conoscesse è sicuro al 100 % ( basta rileggersi la storia della Rivoluzione francese ), ma forse non è consigliabile….
Il secondo l’ho messo a punto personalmente e sono guarito completamente con la sua applicazione. Inoltre è personale perché ognuno lo applica su di sé.
Consiste nell’eliminare, dalla propria alimentazione e solo per un po’ di tempo, i cibi che compaiono nella lista e che, secondo la letteratura, sono quelli che si chiamano fattori scatenanti. Non è un sacrificio, né si rischia di incorrere nella malnutrizione, perché si mangiano in genere solo cinque o sei alimenti di quelli elencati; inoltre, successivamente, dopo la guarigione, si possono nuovamente reintrodurre nella dieta.
Il Mal di Testa dovrebbe iniziare immediatamente a ridursi di frequenza, in modo sempre più marcato, per poi scomparire definitivamente. Se poi uno non resiste alle tentazioni (come me….) e vuole farsi una scorpacciata di cioccolato…. E ritorna puntualmente il mal di testa, niente paura ! Basta rimettersi un po’ a dieta e si guarisce di nuovo!
Un consiglio : quando si capisce che il Mal di Testa sta per arrivare, prendere la solita pastiglia subito , alle prime avvisaglie : in questo modo il Mal di Testa passa senza avere il dolore e i fastidi associati.
Tenere inoltre il diario del Mal di Testa e annotare puntualmente, oltre alla data, tutti gli alimenti del giorno precedente. Se si scoprono alimenti ricorrenti sono da segnalare a parte : potrebbero essere loro a causarlo. Alla fine, dopo la guarigione, si dovrà fare attenzione solo a questi tre o quattro alimenti dannosi. Occorrerà cioè, mangiarli di rado e … in modica quantità.
Buona salute a tutti !


LISTA ALIMENTI ( a cui fare attenzione ) :

1.- vino, birra, coca cola, bevande gassate.
2.- lievito di birra, pizza, dolci molto lievitati ( panettone, pan di Spagna, bigné, crostate, ecc. )
3.- caffé, cioccolato, dolci al cacao.
4.- formaggi fermentati e stagionati.
5.- insaccati, dadi per brodo.
6.- pomodori, peperoni,melanzane, cavolfiori, legumi, albicocche, agrumi, uva, fichi.
7.- additivi, vitamina C ( pastiglie ), integratori salini, ferro, zinco, ecc.
8.- arachidi, fegato,  e altri alimenti ( solo molto raramente, in ogni caso, sono cibi molto ricorrenti nel Diario del mal di testa ).
Per il caffé è necessario non cambiare mai la quantità giornaliera : se uno beve tre caffé al giorno, deve continuare così ( e non berne a volte uno e a volte cinque ! ).

Cantucci marchigiani


 

B I S C O T T I 

 - 600 g di farina 

- 400 g di zucchero 

- 80 g di burro (ammorbidito)

 - 4 uova intere (+ 2 rossi)

- 200 g di mandorle intere con la buccia

 - 1 cucchiaino di lievito per dolci (½ dose) 8 g 

- due arance e un limone grattugiati (buccia !) 

 Mettere gli ingredienti (escluse le uova) in una terrina e mescolare il tutto. Fare una fontana e aggiungere le uova. Lavorare bene, fino a rendere la pasta omogenea. Si può lavorare anche con lo sbattitore.

 Fare sette salamini lunghi come la teglia del forno (circa 50 cm) e posizionarli sopra la carta da forno.  Cuocere a forno già caldo , a 180°, per circa 20 minuti. (Quando, infilando nella pasta uno stuzzicadenti, si ritira pulito). Anche un po’ di più : dovrebbero essere appena dorati. 

 Fare raffreddare tre minuti, per non scottarsi, e tagliare SUBITO a pezzi i biscotti, con un TAGLIO NETTO. 

Tempo di realizzazione : 10 ÷15 minuti + cottura.

 La cottura è la parte più delicata per la buona riuscita del dolce. La qualità superiore dipende dalla bravura del pasticciere ! 

 E’ MEGLIO FARE ½ DOSE PER VOLTA ! Per imparare, e perché altrimenti sono troppi !

Le mandorle possono essere frullate, se si preferiscono più morbidi.

Mal di schiena

Questo scritto è rivolto a chi soffre di mal di schiena e non ne può più. Gli altri si ritengano fortunati e passino oltre.
Ho sofferto x 10 anni di mal di schiena, a volte senza poter stare né in piedi, né sdraiato a letto, per il forte dolore : ogni movimento era una sofferenza; entrare in automobile un’ impresa!
Ho preso mille medicine, ho fatto tutti i tipi di fisioterapia, senza alcun giovamento ( per inciso, la fisioterapia e le altre cose sembra che , a volte funzionino, perché impiegano dieci-quindici giorni per fare effetto : giusto il tempo necessario perché il mal di schiena guarisca da solo ).
Ho cambiato trenta materassi, da quello a molle a quello ortopedico, da quello a cedimento differenziale a quello rigido : niente di niente. Per fortuna che ogni tanto il mal di schiena passa da solo ( per un po’, poi… ritorna! ).
Ho cambiato molte reti : cedevoli, rigide, ortopediche, a doghe in legno ( sono le peggiori ). Nulla sembrava funzionare….
Ho speso, ovviamente un sacco di soldi! Poi ho capito….

SOLUZIONE .

La lombalgia, o classico mal di schiena, dipende generalmente dal tipo di materasso su cui si passa oltre un terzo della propria vita.
     Si può guarire definitivamente e completamente se si mettono in pratica i seguenti accorgimenti :
1. RETE. Metallica classica ( tipo Ondaflex robusta : diametro acciaio molle + grosso )
- oppure rete metallica classica ortopedica ( con sostegni centrali che la rendono indeformabile ; soltanto per chi ama dormire sul duro ).
- niente rete a doghe.
2. MATERASSO. Materassino in gommapiuma di spessore massimo 10 cm : lo spessore è la cosa più importante ( meglio 9 cm che 10 ), ripeto MAX 10 cm !
La densità sia di 30 kg/mc se si preferisce morbido ( tipo principessa sul pisello : ci sono persone che hanno difficoltà di respirazione, sul duro ).
Con densità 35 kg/mc se si ama, invece, dormire sul duro. La densità 40 kg/mc può essere troppo rigida. La densità  25 kg/mc, invece, può essere troppo morbida. Ma è necessario provarla, dal venditore.
Qualsiasi tappezziere può tagliarlo su misura : consigliata 85 x 195 x 10 , specificando che non sia il tipo gommoso-elastico, su cui sembra avere il mal di mare!

Il segreto è quello di tenere il corpo orizzontale, senza cedimenti all’altezza del c..o ( o “dove il sol tace”, come disse Dante ); difetto che tutti, ripeto TUTTI , i materassi in commercio hanno, compresi quelli ortopedici e quelli più moderni e costosi .
Il segreto è lo spessore : se è piccolo, non si ha cedimento e la schiena non duole.
In due o tre giorni il mal di schiena sarà solo un ….bel ricordo !
Buona salute a tutti.

martedì 2 gennaio 2007

Pianta un albero!

Pianta un albero, e poi ... ASPETTA !
E' diventato anche il mio motto, da quando il Nobel per la Pace Wangari Maathai ha diffuso in Africa e nel Mondo questo antico proverbio africano.
Wangari Maathai, biologa e docente universitaria, ha ricevuto il Premio Nobel nel 2004 per il suo impegno in difesa dell'ambiente e per la lotta contro la povertà e la discriminazione delle donne.

Deriva anche dalla mia esperienza di agricoltore : ogni anno pianto qualche decina di alberi, e li ho visti crescere con meraviglia, anche quelli che avevo dimenticato.
Ecco perché anche in una regione come la Sardegna deve diventare il motto di tutti. Osservando la campagna, intorno alle case sparse sono diffuse macchie di alberi : in pochi anni sono diventati enormi, cresciuti più di quanto mi aspettassi. La campagna è diventata più bella e più varia. La Sardegna, molto spoglia, aspetta il nostro impegno. Anche il clima ne beneficerà : sopra le zone boscose piove mediamente di più !

Devono essere però alberi sempreverdi, che si sviluppano due volte all'anno, in autunno e in primavera, con le piogge che qui ci sono soltanto in quei mesi.
Devono essere piantati in ottobre, subito dopo le prime piogge, o al massimo entro l'autunno, così avranno tutto l'inverno e la primavera per mettere radici.
Devono essere piante della flora mediterranea, perché oltre ad essere più belle e in sintonia con i luoghi, resistono meglio alla siccità estiva.
Molte sono distribuite a novembre dal vivaio della Forestale ; alcune posso regalarle anch'io, o fornire la consulenza a chi lo chiede ; TUTTE comunque, si propagano per seme.
Scoprite la soddisfazione di vederle crescere !

Pianta un albero, e poi.... ASPETTA !

lunedì 1 gennaio 2007

presentazione


Oggi inizio il mio BLOG.
Non è ancora pubblicato su Internet, quindi per qualche giorno nessuno potrà leggerlo : il tempo che mi serve per imparare.
Stamane ho visto l'alba, la prima del nuovo anno : era rossa e livida ; poi quando è sorto il sole, il cielo si è rischiarato.
Non è una novità : vedo sorgere il sole tutte le mattine, e tutte le sere lo vedo tramontare, dalle finestre della mia casa. Ma è sempre uno spettacolo affascinante, sempre diverso.
Non che passi la vita a guardare dalla finestra : è che abito in campagna, mi alzo con il sole, il tramonto è spesso l'ora di cena.


Se fossi vissuto quattromila anni fa avrei costruito qui il mio Nuraghe. E' il sito ideale anche per una fortezza cartaginese : si domina tutta la pianura.
Inoltre avrei costruito, sempre qui, la mia villa romana : in collina, sempre ventilata anche d'estate, lontano dalle zanzare e dalla nebbia che ristagna nelle vallate. Ma non c'è più traccia di tali insediamenti, se mai ci sono stati : i sassi squadrati sono stati sicuramente portati nella città vicina e riutilizzati per palazzi e chiese.

Ora ci abito io : la vista spazia a 360°, per un raggio di oltre 30 km si vede tutto.
Mi reputo un uomo fortunato.
Auguri per il 2-007.