La temperatura dell’ambiente in cui ci si muove condiziona fortemente la qualità della vita. Soprattutto quella del semestre freddo.
D’inverno, con i termosifoni accesi, non immaginiamo neanche lontanamente quale potesse essere la vita degli uomini preistorici, che si svolgeva principalmente all’aperto.
Il problema era duplice : di giorno, se pioveva e c’era vento e neve, ma soprattutto di notte, nella “capanna-dormitorio”, senza alcun riscaldamento.
Quando soffiava il vento, così frequente nella stagione fredda, le capanne non offrivano alcun riparo confortevole : dalla porta entravano spifferi micidiali, che la copertura di legno e paglia non mitigava affatto. Praticamente la capanna era a temperatura ambiente, assai vicina allo zero, spesso al di sotto ( i nuraghi sono molto diffusi in collina, tra i 200 e i 700 metri ). A 0 °C, con il vento a 50 km/ora ( nemmeno tanto forte) la temperatura percepita dall’uomo passa a - 18 °C !! ( Guido Caroselli – Tempo, vita e salute. Garzanti, 2002 )
Se l’abitazione non è stagna, si rischiano polmoniti e congelamento, ogni notte.
Il nostro “homo nuragicus” avrà provato a costruire muri più spessi, a ricoprire le frasche di terra. Sigillare le porte con le pelli non poteva, perché doveva anche respirare !
Credo che a forza di aggiungere spessore al muro, avrà capito che si viveva meglio .... nelle grotte !
L’uomo preistorico, sulla base della propria esperienza, avrà capito che, se non voleva estinguersi, doveva trovare un rimedio definitivo : il Nuraghe.
giovedì 12 giugno 2008
Capanne e temperatura.
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