giovedì 13 dicembre 2007

Elettrosmog : isolamento.

Per isolare una stanza, e proteggerla dalle onde elettromagnetiche ad alta frequenza, si può fare nel modo seguente.
Poiché le onde si propagano in linea retta, spesso è sufficiente isolare soltanto una parete o due, nella direzione delle antenne.
Si acquista un rotolo di alluminio e un rotolo di nastro adesivo per carrozzieri ( quello di carta, che si può staccare e non lascia traccia ).

Si parte dall’angolo, e si fissa, per tutta l’altezza ( dal soffitto al battiscopa ), una striscia larga come il rotolo : è sufficiente fissarla bene in alto, e poi con piccoli pezzi di adesivo, ogni 50÷100 cm , in lunghezza.
Si fissa una seconda striscia, avendo cura di sovrapporla all'altra, per un paio di centimetri. E così via, foderando tutta la parete, senza lasciare parti scoperte.
Sopra, per rifinire, si possono mettere perline di legno, da acquistare già pronte, in un negozio di bricolage e del colore preferito. Sono alte tre metri : si tagliano a misura e si incastrano l’una dopo l’altra. Si possono fissare con dei chiodini di acciaio, a dei listelli orizzontali ( circa 4 ) di 2÷3 cm di spessore e fissati al muro con dei tasselli. Il rivestimento può essere anche di altro genere.
Lo spazio tra i listelli, può essere riempito, eventualmente, con pannelli isolanti termici : si ottiene un elevato comfort abitativo, e forse, si può richiedere anche l' agevolazione fiscale del 55%.

In mezza giornata di lavoro, la parete è isolata. Se è necessario isolare una seconda parete, si ripete il procedimento.
Se c’è una finestra, si può mettere una tenda trasparente ( si vendono appositamente ed hanno un tessuto speciale in fili di rame invisibili, inserito nella stoffa ).
Oppure ( ma vale solo per le ore notturne ) si possono appendere a dei gancetti, due pannelli in multistrato di 3÷4 mm ( uno per ogni anta ), che coprono perfettamente la luce della finestra, legno compreso. I pannelli vanno, ovviamente, foderati con la solita pellicola di alluminio, e poi rivestiti con un poster, in base al proprio gusto.

Tutto questo lavoro è stato già eseguito, e si è verificata la sua notevole efficacia.
Dopo l’intervento, il campo era ovunque inferiore a 0,4 V/m.
Da tenere presente che le onde rientrano, in parte, dai lati non isolati, ma la protezione ottenuta è quasi sempre sufficiente.
Buon lavoro !

mercoledì 12 dicembre 2007

Protezione dall'elettrosmog.

Oggi le nostre città sono immerse in una cappa, non solo di smog, ma anche di radiazioni elettromagnetiche diffuse.
Sono dovute alle emissioni delle antenne ( ripetitori ) per la TV e, soprattutto, per i telefonini.
Spesso, purtroppo, l’intento di fornire un servizio migliore, va a discapito dell’ inquinamento elettromagnetico.

Qualche volta capita di abitare di fronte o vicino, a un tetto che ospita decine di ripetitori ! Allora si teme di essere sottoposti a un eccesso di radiazioni e si pensa di correre qualche rischio, per la salute. E man mano che passa il tempo le ricerche scientifiche ci danno, purtroppo, ragione.

Che cosa possiamo fare, allora ?
Trasferire la propria abitazione, non sempre è possibile, né auspicabile, per ovvi motivi.
Ma si può fare qualcosa.
Le radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza, proprie di TV, radio e telefoni cellulari, possono essere bloccate da un materiale semplice e assai economico : l’alluminio, in fogli. Proprio quello che acquistiamo, in rotoli, al supermercato e che usiamo per avvolgere le vivande.
E’ un materiale semplice da reperire, economico e facile da utilizzare.
Soprattutto, riesce a bloccare più del 90% delle radiazioni : per capirci meglio, riduce, anche di 10 volte, il valore del campo magnetico incidente.
Se prima dell’applicazione, nella stanza c’era un campo di 6 V/m ( il massimo ammesso, per legge ), dopo diventa di 0,6 V/m. Un valore accettabilissimo, non più dannoso, e .... il cellulare funziona ancora a meraviglia !
Nel prossimo post, vi spiegherò come fare, in pratica.

lunedì 10 dicembre 2007

Abolire le province.

La somma dei bilanci di tutte le province italiane, nel 2006, ammonta a 115 miliardi di euro ( fonte UPI- Unione Province Italiane).
Un quarto, circa, viene speso in servizi : manutenzione di alcune strade, delle scuole, ecc.
Il resto, tre quarti, serve per mantenere il loro apparato burocratico.
Significa che, per organizzare tali spese, e per decidere come spendere 30 miliardi, sono necessari quasi 90 miliardi !
Spendi 1 e paghi 4 !!!
Quale economia folle, riesce ad arrivare a tanto ?
Perciò, abolire le province è un obbligo morale.

Ma non si devono creare nuovi carrozzoni, come assemblee di sindaci, o altro. Bisogna abolirle tout-court, e far passare le loro funzioni ( poche ) ai Comuni e alle Regioni.
Si risparmierebbe così tanto da far sparire il Debito Pubblico, in pochi anni.
Con i soldi risparmiati, si potrebbe creare lavoro per tutti !

Le province, dovevano scomparire quando sono state create le Regioni : invece sono ancora lì. A sperperare i soldi pubblici.

Perché non facciamo un Referendum ?

Volete abolire le province ? SI o NO.

Senza quorum. Senza “azzeccagarbugli”. Senza scampo !

Oppure, più semplicemente, basta fare una legge, piccola, piccola.
Articolo 1.
Le province sono abolite.
Punto.

Con la creazione delle aree metropolitane, le province di Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Venezia, Bari, Cagliari, Palermo, ecc. verrebbero di fatto abolite ( speriamo ! ). Perché non continuare, abolendo anche le altre ?
Le Aree Metropolitane si occuperebbero dei problemi delle Città-metropoli, le Regioni per il resto del territorio.

sabato 8 dicembre 2007

Omeopatia : inutile, ma non dannosa.

La prestigiosa rivista scientifica “The lancet” ha pubblicato, recentemente, uno studio le cui conclusioni affossano definitivamente, le capacità dell’Omeopatia di curare un qualsivoglia malanno.
Afferma testualmente, che gli effetti dell’Omeopatia non vanno oltre l’effetto placebo. Significa che si guarisce nello stesso modo di chi si è curato con il “placebo” : una caramella a forma di pillola.
Cioé, l’effetto curativo è assolutamente pari a zero.

Nei farmaci omeopatici, spesso, non c’è nessun principio attivo : solo “acqua fresca”, come si dice. Questo è dovuto alle altissime diluizioni :dopo 12 K, o 12 CH, non vi è più traccia di alcunché. Se non c’è niente, che cosa ci guarisce ?
Le prove scientifiche dicono che l’Omeopatia non ha alcuna efficacia.

Ma la gente è convinta di guarire lo stesso !
Certo, perché il 100% delle malattie, curabili con l’omeopatia, guarirebbe comunque, anche senza farmaci.

Ma sbaglia, e forse di più, anche chi prende le medicine “ufficiali” (parlo sempre delle stesse malattie, che guariscono da sole ) : perché si sottopone a tutti gli effetti collaterali, che sono tanti, e spesso pesanti.

L’Omeopatia, invece, essendo acqua fresca, non ha alcun effetto collaterale : da questo punto di vista è un vantaggio per il paziente. E per il SSN.

Perciò, continuate a curarvi con ciò che volete, ma solo il raffreddore ....

Buona salute a tutti.

venerdì 7 dicembre 2007

Omeopatia : farmaci senza molecole.

E’ una pratica medica complementare, utilizzata da quasi il 9% degli italiani.
Alla base dell'Omeopatia c’è il cosiddetto principio di similitudine del farmaco (similia similibus curantur) enunciato da un certo Hahnemann : secondo cui, il rimedio più appropriato per una determinata malattia è dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata.
Come dire, paradossalmente : se uno inghiotte un veleno che fa morire, in dosi infinitesimali lo stesso veleno dovrebbe essere un rimedio infallibile contro la morte !
Altro pilastro dell’omeopatia : maggiore è la diluizione del principio attivo (dicono), e maggiore è l’efficacia del rimedio : diluire, diluire, diluire, fino a .... bere un bel bicchiere di acqua fresca (si spera, minerale !) : non c’è niente, l’effetto è massimo, e l’imbroglio è .... zero!
In effetti, nella maggior parte dei carissimi rimedi omeopatici, non c’è più alcuna traccia del “principio attivo” : la scienza fisica, ci dice che dopo la dodicesima diluizione centesimale ( 12 CH ), nel composto rimane ....solo acqua !
E le diluizioni omeopatiche sono normalmente 20, 30, 100, 200 volte, e più.
Leggete, se volete approfondire, cosa dice il Cicap.

Indipendentemente dalla validità del metodo curativo, due sono le critiche principali all’omeopatia.
1) I risultati terapeutici, degli studi scientifici effettuati, non vanno oltre l’effetto placebo.
2) Nei preparati , come dicevo prima, non c’è più traccia di principio attivo : sono, cioè, acqua fresca. ( Secondo gli Omeopati, invece, più sono diluiti, maggiore è la loro efficacia ).

Per questo il Servizio Sanitario Nazionale ha deciso, giustamente, che i cittadini sono liberi di “curarsi” con l’Omeopatia, ma a pagamento (anche se chi si cura con l’omeopatia, fa risparmiare il S.S.N.)

Invece, secondo me, l’Omeopatia ha una sua utilità :
siccome molte malattie guariscono da sole, con il tempo, curarsi con “l’acqua fresca” evita tutti gli effetti collaterali ( e sono tanti ) dei farmaci convenzionali.
E scusate se è poco.

mercoledì 28 novembre 2007

Verso un mondo senza api ?

Il mais BT, è un organismo geneticamente modificato, con il gene del Bacillus Thuringensis, che produce una tossina letale per le larve di una farfalla “infestante”.
Ma il mais OGM - BT, non è tossico solo per la specifica farfalla dannosa, ma è tossico per tutte la larve. Comprese quelle delle api.
La morìa di api negli USA (sono spariti, i due terzi del patrimonio apistico, e non sanno perché ), non potrebbe essere causata dal BT ?
Le api bottinano il polline del mais OGM, e le larvette, anche se non muoiono subito, possono venire danneggiate irreparabilmente, e le api, dopo qualche giorno di vita, muoiono, a milioni.

1)Non ci sono ricerche a lungo termine : nel senso che non si conoscono gli effetti di un uso prolungato del prodotto, sulla salute degli animali e degli uomini.

2) Ci sono soltanto ricerche a breve termine, tutte finanziate o gestite dalle multinazionali del settore, che hanno interesse a far conoscere solo quelle favorevoli.

3) Come si fa a definire un prodotto italiano di qualità ( latte, formaggio, prosciutto, salumi, carni fresche e conservate, uova, ecc. ecc. ), se gli animali sono stati nutriti soltanto con mangimi fatti con cereali e piante OGM ?

4) Non esistono più, in Italia, mangimi no OGM ( e questo è grave, perché non abbiamo possibilità di scelta ). Anche se il loro costo, non sarebbe superiore.

5) Mangiamo animali allevati con OGM, da anni, senza che nessuno ce lo dica ! ( E questo è inaccettabile ! ).


Disse un certo Einstein, in tempi non sospetti :

Se l’APE scomparirà dalla superficie della Terra, allora agli uomini rimarranno solo quattro anni di vita.

Non sarebbe il caso di “salvare le api “?

lunedì 26 novembre 2007

Sale iodato.

Si leggeva nei libri di medicina, che il gozzo era una protuberanza, che si sviluppava sulla parte anteriore del collo (dovuta a un aumento di volume della tiroide ), diffusa soprattutto nelle valli alpine, e dovuta all’acqua di montagna, troppo povera di sali minerali.
Oggi, tutti i medici consigliano di bere almeno un litro e mezzo di acqua “oligominerale”, ogni giorno ! Mentre nei loro libri di medicina c’è scritto che, a soffrire di gozzo sarebbero oltre 6 milioni di italiani .... ( dieci volte più di prima : dati Epicentro).
Le cose sono due : o i medici non leggono i libri di medicina, oppure non .... hanno interesse a prevenire le patologie degli italiani, perché più interessati a curarle.
Inoltre, consigliano caldamente agli italiani di consumare sale iodato, di cui è stata resa obbligatoria la vendita. Purtroppo, negli USA, dove il sale iodato è stato consigliato molti anni fa, c’è stato un enorme aumento di tiroiditi autoimmuni, sembra causate proprio dal suo consumo.

Allora, qual’è la cosa migliore da fare ?
Consumare acqua “mediominerale”, cioé con un contenuto di sali minerali (tra cui lo iodio), compreso tra 600 e 1200 mg/litro. Magari integrata da un bel piatto di pesce, almeno tre volte alla settimana.
Va bene anche la veloce, ma ottima ricetta : spaghetti allo scoglio.
E per finire, un comportamento ecologico. Preferire sempre le acque locali : sia perché non devono essere trasportate sulle nostre strade, per migliaia di km, con tutto il traffico e l’inquinamento connessi, e sia perché ... costano meno !

sabato 24 novembre 2007

Spaghetti allo scoglio.

Tempo di preparazione : 20 minuti.
Per 3÷4 persone.

- Una confezione da 300 g di pesce “misto scoglio”,surgelato e pulito : cozze, vongole, gamberetti, ecc. ( di ottima qualità : come sempre, è la scelta del pesce, a fare la differenza ).
- Olio extravergine di oliva.
- 2 spicchi d’aglio.
- Un pezzetto (piccolo) di peperoncino.
- Vino bianco e prezzemolo, facoltativo.


Mettere a bollire abbondante acqua salata.

Far insaporire l’olio con l’aglio schiacciato e il peperoncino. Dopo qualche minuto, togliere l’aglio e versare il pesce.
Far cuocere per 10 minuti, con un po’ di vino bianco ( o acqua, se necessaria ) e un pizzico di sale. Verso fine cottura, aggiungere, eventualmente, il prezzemolo.
Il condimento è pronto.

Nel frattempo, gli spaghetti ( n.5 ) saranno quasi cotti : scolare e versare nella pentola con il condimento. Far asciugare, per un paio di minuti, e ....

Buon appetito !

venerdì 23 novembre 2007

Libertà d'informazione.

Ho letto, su tutti i giornali, del patto segreto Rai-Mediaset, per favorire Berlusconi.
Tutti gridano allo scandalo. Ma dove vivono ?

Sono sette anni, che tutte le TV sono asservite, di fatto, a Berlusconi : nessuno se ne era accorto : nemmeno i dipendenti Rai, nemmeno i nostri politici.
E sostengono che bisognerebbe licenziare le mele marce ....

Ho già detto, in un altro post, che l’Italia è al 79° posto nel mondo, per la (quasi nulla) libertà di informazione. Ma è una situazione ideale per il potere, sia di Destra che di Sinistra.
Altrimenti non si spiega perché in due anni di governo, non si sia riequilibrata almeno la Rai, e non si sia messo mano al colossale conflitto d’interessi.

In un paese civile e democratico, bisogna evitare la concentrazione del potere mediatico nelle mani di uno solo, o di pochi.
E allora, basta semplicemente fare una legge in cui si stabilisce che non si possa avere più di una TV, o giornale. Compresa la Rai. E far rispettare la legge.

Ma ciò non succederà mai.

mercoledì 21 novembre 2007

Guida al fotovoltaico.

Ci sono alcune novità introdotte dal D.M. del 19/02/07 e pubblicate sulla G.U. n. 45 del 23/02/07.
Questo decreto è diventato operativo dopo la pubblicazione della delibera dell’AEEG n. 90/07 avvenuta il 13/04/07 ( Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ).
Nel sito internet del GSE ( Gestore Servizio Elettrico ), si può trovare tutto ciò che è utile da conoscere : tutte le leggi, e le istruzioni per l’uso.

Le novità principali che riguardano il Cittadino sono :
1) Abolizione della fase istruttoria, per cui la richiesta di incentivazione va fatta al GSE , dopo il completamento dell’impianto, entro 60 giorni.
Siccome risulta necessario costruire tutto l’impianto prima di avere la certezza degli incentivi, e siccome è possibile ricevere una risposta negativa (se l’impianto è inadeguato ), si consiglia di cautelarsi con un contratto molto chiaro, e anche con una forma di assicurazione, che preveda il rimborso integrale delle spese sostenute ( che sono elevate), da parte dell’impresa (se inadempiente), che ci costruisce l’impianto “chiavi in mano”.

2) L’incentivo è sempre di 0,49 euro/ KWH prodotto (per impianti fino a 3 KW di potenza, integrati nell’edificio.
A ciò va aggiunto il risparmio ottenuto per l’energia (gratis) che si consuma.
( 0,16-0,18 euro/KWH )

Nel caso di vendita all’Enel dell’energia prodotta in eccesso, c’è un nuovo guadagno pari al ricavato ( energia venduta x 9,6 centesimi di euro, circa), che però è soggetto alle imposte sul reddito.

3) La Regione Sardegna, inoltre, eroga un contributo, a fondo perduto, pari al 20% del Costo dell’investimento.


La prima cosa da fare, è mettersi in contatto con un’impresa seria, per un sovralluogo e per un preventivo economico.

Se non si dispone del capitale necessario, ci si può rivolgere direttamente ad una Banca ( sicuramente al Banco di Sardegna, ma forse tutte le banche offrono il mutuo per il fotovoltaico ). La banca, in genere, è collegata con Imprese di fiducia, e pensano loro a tutto.
Le procedure da seguire sono indicate dettagliatamente nelle istruzioni GSE, ma, in genere, con un contratto del tipo “chiavi in mano”, è l’Impresa che si occupa di tutto.
Se si dispone di poco spazio, conviene istallare 2÷3 KW di potenza, per il proprio utilizzo, e optare per il servizio di scambio dell’energia.
Se, invece, si ha un tetto grande, o terrazzi da coprire, si può realizzare un impianto ( fino a 20 KW ) e optare per la vendita dell’energia prodotta.
In questo momento, ripeto, è un ottimo e redditizio investimento.

Buon fotovoltaico !

Fonte : GSE spa.

lunedì 19 novembre 2007

Il metano in Sardegna.

Avremo il metano, forse, nel 2012.

1) Il metano è la fonte di energia fossile meno inquinante : produce, bruciando, quasi soltanto acqua e CO2.

2) Il metano non è un’energia rinnovabile e quindi è destinato a finire.
Doveva essere portato nell’Isola, 20 anni fa. Comunque, anche ora, avremo energia pulita, per almeno 50 anni, anche se a costi crescenti.

3) Ricordate che oggi, stiamo bruciando il carbone ( come nell’Ottocento ) : è la fonte di energia fossile più inquinante in assoluto.

4) Porterà, nel breve e medio periodo, un miglioramento dell’economia sarda : creerà lavoro per costruire la Rete e gli impianti.
Consentirà a tutti gli Utenti un risparmio sensibile sulle spese di riscaldamento.
Il metano costa, in Italia, da 0,45 a 0,65 euro/ al metro cubo.
Il GPL, costa circa 6 (sei) euro/ al metro cubo : cinque volte di più, se si tiene conto del potere calorifico, che è circa il doppio ( sempre al metro cubo ).
Cioé, se uno spende ora, per il gpl, ( tra acqua calda, cucina e riscaldamento ), 2.000 euro all’anno, dopo, con il metano, ne spenderà soltanto 400.

5) Aumenterà la sicurezza di utilizzo (rispetto al gpl ) : gli incidenti, con il metano, sono pochissimi .
Ciò non significa che non sia pericoloso, per cui gli impianti andranno sempre eseguiti a regola d’arte.

6) Se costruiremo il Rigassificatore a Porto Torres, aumenterà anche la sicurezza energetica.

Ma non sarà il futuro !

Ripeto, il futuro, sarà sempre e soltanto nelle fonti rinnovabili.

giovedì 15 novembre 2007

Lavoro in Sardegna.

Stanno già nascendo in Sardegna, realtà imprenditoriali con il fotovoltaico.
In questo campo, infatti, ci sono possibilità di occupazione e lavoro molto più ampie rispetto all’eolico. Mentre quest’ultimo può triplicare i bilanci dei Comuni piccoli e medi, consentendo una ricaduta occupazionale indiretta, il fotovoltaico necessita per la realizzazione e manutenzione degli impianti, di un maggior apporto di mano d’opera, creando occupazione diretta.
Il fotovoltaico è un’energia più diffusa nel territorio, ha bisogno di superfici maggiori, ma può essere realizzato a vantaggio diretto dell’utente finale ( proprietario dell’impianto ).

Non basta incentivare : va reso obbligatorio sulle nuove costruzioni e sui tetti ristrutturati ; sulle coperture dei capannoni industriali e commerciali ( esposti a sud, sud-est e sud-ovest ) ; come copertura di parcheggi, e in generale, su tutte le superfici inutilizzate che possono essere coperte senza danno.

Obbligatorietà, in cambio dei contributi statali e regionali.

C’è ancora scarsa conoscenza sia dei vantaggi, sia della possibilità di accedere ai contributi di legge. Molti non sanno che le banche erogano mutui, rimborsabili con la vendita dell’energia elettrica prodotta. Il cittadino non deve anticipare nemmeno …. una lira !
Banche e imprese, ormai, sono collegate. Rivolgendosi alla banca, spesso, si viene messi in contatto con le imprese che sollevano il Cittadino da ogni incombenza : il tetto fotovoltaico viene consegnato “chiavi in mano” e con le pratiche burocratiche completamente espletate.
La Regione Sardegna eroga anche un contributo, a fondo perduto, del 20%, rendendo l’investimento ancora più appetibile.
Questo è un momento favorevole : credo che le occasioni vadano colte nel momento più propizio. Questa è, secondo me, un'opportunità da non mancare.

lunedì 12 novembre 2007

Convegno a Sassari.

Se la Pubblica Amministrazione, ha lo scopo di migliorare la vita dei Cittadini, ponendosi al servizio di tutta la comunità, come detta la nostra Costituzione, questo fine è solo dichiarato, ma MAI attuato.
Il Convegno nazionale su :” Energia, Enti Locali, e Ambiente”, che si è svolto a Sassari, qualche giorno fa, è stato l’ennesima dimostrazione di quanto appena detto.
( Un convegno “Nazionale”, presuppone anche che molti interessati siano venuti da altre Regioni : forse, sarebbe meglio organizzare questi “convegni” durante l’estate, così almeno si godrebbero il bellissimo mare della nostra Isola !).

I Sindaci, gli Assessori, i Cittadini, che vi hanno partecipato, con il desiderio di conoscere le novità e le opportunità che venivano loro offerte, dalle nuove leggi e dalle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche, sono rimasti amaramente delusi.
Nessuno degli intervenuti ha speso una parola al riguardo. Non solo, ma molti Relatori ( i più importanti e rappresentativi ), hanno dato forfait : il risultato è stato un’accozzaglia di interventi, senza senso, slegati fra di loro, e con il “Tema” del Convegno.
Se a ciò aggiungiamo i ritardi di ore, e le perdite di tempo per i “saluti istituzionali”, ciò che rimane è soltanto una sensazione di scarso rispetto per i partecipanti, e uno spreco di risorse (pubbliche ?).
La vergognosa passerella di politicanti, che potrebbero utilizzare meglio il loro ( o nostro?) tempo, ha occupato oltre la metà del tempo disponibile.

Se il Convegno voleva ottenere lo scopo di mettere gli Enti locali in grado di utilizzare meglio l’energia, favorire il risparmio energetico, e sviluppare le fonti rinnovabili , ha fallito miseramente il suo scopo.

venerdì 9 novembre 2007

Monte Baranta : funzione.

E’ pensabile che sulla sommità della collina soffiasse un vento freddo e impetuoso, nei mesi invernali (Maestrale, da N-W ) : sia la “Muraglia” che il “Recinto-torre”, servivano egregiamente come riparo, per la vita nel villaggio.
L’altezza di 3 metri, o poco più, era ideale : la popolazione poteva uscire, spostarsi tra le capanne, lavorare all’aperto, senza essere esposta al vento gelido del Nord.

Anche il fuoco proveniva più frequentemente da N-W , e il villaggio era più riparato.
Dal “Recinto-torre” si poteva sorvegliare, durante l’estate, tutta la vallata a Sud, a Est, e a Ovest, e dare l’allarme alla popolazione.
Dalla “Muraglia” era visibile tutto il lato N-W. Dal Nord, il fuoco non sarebbe sceso, perché difficilmente si propaga in discesa.

Non era una struttura difensiva, per la guerra.
L’ipotesi “fortezza” è assai inconsistente : con le formidabili capacità costruttive che avevano, i popoli preistorici della Sardegna avrebbero potuto innalzare una muraglia più alta, ma soprattutto, che circondasse tutto il villaggio, come le mura di una città : invece, il villaggio era “aperto” da tre lati ; la muraglia, alta appena tre metri, era facilmente scalabile : perciò, assolutamente indifendibile.

E poi, da chi bisognava difendersi ? Ripeterò, fino alla noia, che la Sardegna è un’isola, e che nel 2500 a.C. non si navigava, nel Mediterraneo occidentale. Quindi, niente nemici dal mare.

Ma non c’era da difendersi nemmeno dai “vicini” : in quell’epoca, la popolazione della Sardegna era scarsa.  E semmai, si era solidali con gli abitanti dei villaggi vicini.
Inoltre, il cosiddetto “spalto”, presente in ambedue le costruzioni, non permetteva di colpire i nemici, alla base del muro, perché da lì, non si riusciva neanche a “vederli”. Evidentemente, doveva servire ad altro !

Da quella posizione si poteva controllare il fuoco, in lontananza : lo si scopriva, da qualsiasi direzione, molte ore prima del suo arrivo. La popolazione, avvisata tempestivamente, avrebbe avuto tutto il tempo per mettersi in salvo, all’interno dei “recinti”.

La porta W , del Recinto-torre, è risultata chiusa con la muratura, fin dall’epoca prenuragica : il vano risultante, veniva utilizzato come riparo. I proto-nuraghi, o i nuraghi a corridoio, saranno costruiti successivamente, con la stessa tecnica.

Muraglia, come riparo dal Maestrale.
Ci si può riparare dal vento e dal freddo, costruendo il villaggio in un pianoro a fondovalle. Allora, perché lo costruivano in collina, o su una sella, in luoghi esposti al vento ?
Innanzitutto, per il particolare microclima della sella, che garantiva una maggiore salubrità dell’aria, più secca e ventilata e, anche, con maggiore soleggiamento.
Anche meno insetti e parassiti, veicoli di malattie infettive, soprattutto per i bambini.
Se il Recinto-torre è il precursore del Nuraghe, allora le sue caratteristiche sono, in embrione, tutte quelle dei “fratelli” successivi.
In particolare, la posizione dominante : vede ed è visto (funzione Torre ).
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mercoledì 7 novembre 2007

Monte Baranta.

Si tratta di un insediamento preistorico, frequentato tra il 2500 e il 2200 a.C., da uomini dell’età del rame.
E’ ubicato sulla sommità di un altopiano, nel margine S-E , in località M. Baranta, nei pressi di Olmedo.
Qual’è la sua importanza ?
La posizione è stata scelta con gli stessi criteri che, successivamente, saranno caratteristici per i Nuraghi.
E’ costituito da due “entità” separate ( ma a poche decine di metri, l’una dall’altra ) : una “Muraglia” e un “Recinto-torre”, edificate in muratura ciclopica, con massi esterni molto grandi.

Il Recinto-torre è antesignano del Nuraghe : è semicircolare e chiude per tre quarti, uno spazio di circa 200 m2, aperto soltanto a S-E (anche nei Nuraghi, l’apertura-ingresso era sempre a S-E, segno che da quella parte non arrivava mai “il nemico”).
E’ posizionato nell’angolo più riparato del pianoro, sia per il fuoco, sia per il freddo.
La “Muraglia” è un grosso muro , lungo circa un centinaio di metri e con uno spessore medio di quasi quattro : costruito in direzione N-S, con due rientranze, quasi a proteggere un grosso areale (zona EST ), dove era ubicato il villaggio.

La cava.
Le pietre sono state estratte in “loco”, o nelle immediate vicinanze. Risulta, infatti, spianata la collina a ridosso della Muraglia, da una parte e dall’altra.
Inoltre, ad un centinaio di metri a N-W, c’è una cava ancora molto evidente.
La roccia, una trachite effusiva, è assai fratturata e con piani molto regolari. Le pietre, di grandi dimensioni, erano, però, facilmente staccabili e con una o due facce perfettamente piane.
La muratura ciclopica era l’unica possibile, dati i tempi e la mancanza di attrezzi, come grosse mazze per spaccare le pietre, o mazzette per modellarle. Queste, venivano poste in opera quasi come trovate, attuando soltanto una sapiente selezione per l’accostamento. Il risultato era quasi sempre eccezionale.

M. Baranta : funzione.

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venerdì 26 ottobre 2007

Cala del vino.

Sono stato un paio di volte a Cala del Vino, “famoso porto nuragico”.
Si sostiene, infatti, che nella zona, ci siano due nuraghi “allineati” (sic!), che servivano, alle navi nuragiche, per trovare il porto, durante le loro traversate del Mediterraneo.
Conosco la zona, come le mie tasche, per averla frequentata, a piedi, in lungo e il largo per oltre trent’anni.
Si trova nel Nord-ovest dell’Isola, a un km. da Porticciolo e due o tre km. da Porto Ferro, l’antico porto romano di Nure ( ora sepolto, forse, sotto la grande duna sabbiosa, e di cui si conosce solo la strada romana di accesso).
E’ una caletta, se così si può chiamare una rientranza della costa di poche decine di metri. E’ esposta, con l’asse, a N÷W esattamente nella direzione del Maestrale, il vento più furioso della Sardegna. Senza un briciolo di riparo, né ora, né allora, assolutamente inadatta a qualsiasi approdo, né di emergenza, né di stazionamento.
Un porto, mi hanno insegnato, dovrebbe essere riparato dai venti, dovrebbe permettere alle navi di restare protette dalla furia del mare.
Cala del Vino non è niente di tutto questo.
Anzi, è il posto ideale per essere sbattuti sugli scogli ! E’ anche il posto ideale per trovare i relitti, di antichi naufragi.

I Nuragici che abitavano nella zona di Cala del Vino, avrebbero potuto scegliere dove fare il porto : tra Porto Ferro, Porticciolo, e, soprattutto, Porto Conte, in assoluto il miglior porto della Sardegna : riparato dai venti provenienti da tutte le direzioni !
Nessuno avrebbe scelto Cala del Vino. E nessuno l’ha mai scelta, né prima dei Nuragici, né dopo.

Se l’avessero scelta i Nuragici, sarebbe la prova che non sapevano navigare !

Ma i motivi per cui Cala del Vino non è accettabile, come porto nuragico, sono molti :
1) perché l’analisi morfologica della linea di costa non si riferisce a quattromila anni fa ( allora era sostanzialmente diversa, perché la zona è soggetta ad una fortissima erosione : parlo di centinaia di metri !).
2) perché presuppone che i Nuraghi, ammesso che fossero due, siano stati contemporanei, cosa da accertare.
3) Il fatto che quel tipo di navigazione con allineamento è una tecnica moderna, diversa dalla navigazione costa a costa di allora.
4) Si navigava soltanto di giorno : quindi, i due nuraghi erano difficilmente visibili.
5) Si suppone che i Nuragici navigassero, cosa ancora non provata da nessun elemento.
(Non si sa neppure se navigavano i Nuragici del I Millennio a.C. Figuriamoci se qualcuno, mille anni prima, abbia potuto costruire “due nuraghi”, affinchè funzionassero da fari !)
6) Due Nuraghi “qualsiasi” formano sempre un allineamento : quale rotta ci poteva essere da quella direzione ?
7) Dove sono le strutture portuali ? (parlo di magazzini per deposito merci, aree di scambio, ecc. ).

Solo dopo aver trovato le risposte a queste domande, si potrà parlare di porti nuragici.

mercoledì 24 ottobre 2007

Il telefono cellulare.

Non serve al 95% degli italiani, per il 95% del loro tempo di vita.

Infatti, dovrebbe essere tenuto spento :

- Dai bambini, fino alla scuola media : al mattino sono a scuola ; nel pomeriggio, a casa, hanno il telefono fisso e il computer per i messaggi.
- A scuola deve essere tenuto spento, altrimenti ci si distrae.
- Al lavoro, idem.
- Al cinema, in chiesa, a teatro, al concerto, in palestra, in piscina : sempre spento.
- In auto è vietato.

A chi serve, allora ?

Inoltre, può essere dannoso :
- per chi è SMS dipendente, e per chi ha …. la sindrome del telefono muto.
Succede, perfino, che ci sia qualcuno che sente la “vibrazione”, anche quando ha dimenticato il cellulare …. a casa.

E per finire, è da maleducati :
- rispondere al telefono, mentre ci si trova in compagnia di altre persone ;
- rispondere mentre si lavora, a contatto con il pubblico ;
- rispondere mentre si lavora : si perde tempo e concentrazione ;
- rispondere mentre si viaggia : se si guida è pericoloso, se su un mezzo pubblico si disturba il prossimo, passando per maleducati.

Ma, forse, in Italia, il 95% degli italiani, per il 95% del loro tempo, video-gioca, si comporta da maleducato, oppure è nullafacente !

Siete ancora sicuri, che vi serve il cellulare ?

Resta il 5% , a cui è proprio indispensabile !

Come al sottoscritto….

Privacy al telefono.

Attenti a ciò che chiedete, alla risposta : - Pronto, che stai facendo ?-
Potreste avere, come risposta :
- (Con il boccone che va di traverso, all'interlocutore) – Sto deglutendo ?
- Oppure, stavo dormendo ?
- O, stavo sotto la doccia ?
- Stavo facendo … l’amore ?
- Oppure …. stavo in bagno ?

Ecco perché, dopo qualche maldestro tentativo, si chiede sempre :
- Pronto, dove sei ?
Ma anche qui si costringe l’interpellato, quasi sempre, a rispondere con una bugia....

C’è un mio amico, che risponde sempre … dall’estero ! In Grecia, in Spagna, in Brasile, alle Maldive ….
Per farmi crepare d’invidia !

Poi ci sono le telefonate ricevute (classiche) :
- l’onorevole che telefona sempre il giorno delle elezioni …
- la pubblicità : - Pronto, qui è “Scocciatel, abbiamo tariffe superscontate …
- la vecchietta arteriosclerotica, che sbaglia numero, e che appena rispondi, inizia a coprirti di contumelie e improperi indescrivibili…

E per finire, una notizia di oggi : pare che spopoli, tra i giovani, il collegamento del cellulare con il navigatore satellitare : permette di sapere, in ogni istante, dove si trovano tutti gli amici. Senza neanche telefonare ! Evviva la privacy ....

Se volete fare fare bella figura, a Natale, regalate un cellulare !
Ma che sia, rigorosamente, il vostro !

lunedì 22 ottobre 2007

Referendum in Sardegna.

Il Referendum sulla legge Statutaria è stato votato appena dal 15% degli elettori.
Non si è raggiunto il Quorum, come era nelle previsioni, né quello del 33% previsto per questa legge, né tantomeno, quello classico del 51%.
Un’altra presa in giro per i Cittadini che si sono recati alle urne : dove, gli scrutatori, stavolta, erano in numero superiore ai votanti !
Inoltre sono stati spesi 9 milioni di euro ( calcolo, forse, per difetto ).

Di chi la “responsabilità”?

In primo luogo, dei “19 onorevoli” che hanno firmato la richiesta del Referendum ( molti di loro avevano votato la legge statutaria : perché, chiederne l’abolizione, subito dopo ?) ; in secondo luogo, delle Norme referendarie , ormai inadeguate ai tempi.
Da una parte, quindi, è d’obbligo l’accertamento di responsabilità, per lo spreco di denaro pubblico, dall’altra resta, perentorio, il fatto che il Referendum (così com’è ), è morto e sepolto.
Ormai tutti, eccetto i nostri “onorevoli”, hanno capito che il Quorum non si raggiungerà mai più.
E’ necessaria una riforma dell’istituto referendario, ancor prima dello svolgimento del prossimo Referendum sul Piano Paesaggistico regionale, per il quale sono state già raccolte, le firme necessarie.

sabato 20 ottobre 2007

Libertà di stampa.

Il Consiglio dei Ministri del 12 ottobre scorso, ha approvato un disegno di legge che disciplina il settore editoriale.
La legge, se venisse approvata così com'è, prevede che chiunque abbia un Blog o un Sito internet, debba registrarlo. Non solo :
-dovrà anche dotarsi di una società editrice ;
- dovrà essere (o avere) un giornalista iscritto all'albo, come direttore responsabile.

E' una legge fatta "ad hoc" per limitare l'accesso alla Rete !
Secondo Beppe Grillo il 99% dei blog, di fatto, sarebbe costretto a chiudere.
Antonio di Pietro, nel suo Blog, dice che voterà contro l' approvazione di questa legge, anche a costo di far cadere il Governo.

E' una legge contro la libertà di informazione, che è sancita dall'art. 21 della Costituzione.

La libertà di stampa, in Italia, è sempre stata piuttosto scarsa. Nel 2006, dopo il quinquennio berlusconiano, il nostro Paese è scivolato al 79° posto nel mondo, insieme al Botswana.
E' l'unico paese europeo dove l'informazione viene considerata "parzialmente libera".

Coraggio, un piccolo sforzo e l'ultimo posto sarà nostro !

venerdì 19 ottobre 2007

Le onde invisibili.

Le onde elettromagnetiche si dicono a radiofrequenza, quando sono costituite da campi elettrici e magnetici variabili nel tempo, e con una frequenza molto elevata.
Sono quelle generate dai telefoni cellulari, dal cordless, e soprattutto, dai ripetitori della TV e dei telefonini.
Ormai non c’è posto al mondo, da cui non si possa parlare con il cellulare.
La Cina è diventato il paese con il più alto numero di telefonini. Il progresso, non può essere fermato, e l’utilità del “telefono” è indiscussa.
Il basso costo degli impianti (basta un’antenna, e un’intera “regione” è collegata !), è però inversamente proporzionale al costo delle telefonate : misteri dell’economia ! Ma questo è un altro discorso.

Il rovescio della medaglia, però, crea qualche preoccupazione : le radiazioni diffuse in ogni dove, generano inquinamento elettromagnetico ( o elettrosmog ), che , alla lunga, ci porta qualche problema di salute.
Le ricerche sono ancora in corso, ma la prudenza non è mai troppa.
Cerchiamo di capirci .
- Raccontano che, se avviciniamo due cellulari accesi a un uovo crudo, dopo pochi minuti è alla coque, e dopo un’ora è perfettamente cotto, come nel microonde. L’esperimento è stato fatto veramente, e tutti abbiamo notato il riscaldamento del nostro orecchio, mentre telefoniamo .

- Se avviciniamo una calamita a un dischetto per computer, sappiamo tutti che il campo magnetico ne cancella irrimediabilmente la memoria.

Perché non potrebbe succedere la stessa cosa con il nostro cervello ? In definitiva, il principio di funzionamento è lo stesso….
Un campo elettromagnetico esterno può interagire con gli elettroni, che fanno parte integrante della nostra memoria, e …. smagnetizzarla ( o almeno, danneggiarla, in base all’intensità del campo esterno , a cui è sottoposta).
Difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria, fino al morbo di Alzheimer, potrebbero essere, non vogliamo dire causati, ma “aiutati” dall’esposizione ai campi elettromagnetici ad alta frequenza.
Sicuramente i Cem abbassano le difese immunitarie, predisponendoci a malattie infettive e tumori. E’ recente la pubblicazione di uno studio in proposito, che mette in evidenza la relazione tra cellulari e tumori.
Come vedete, ci sono validi motivi per considerare con più attenzione l’uso ( ma soprattutto l’abuso ), di nuove tecnologie , ancora poco sperimentate.
E per chiedere, con forza, l’adeguamento di un quadro legislativo assai permissivo nei confronti delle imprese operatrici, e che tiene in scarsa considerazione la sicurezza degli Utenti.
Chissà se anche sui cellulari verrà, in un prossimo futuro, stampata la scritta (come sui pacchetti di sigarette ) : “nuoce gravemente alla salute” ?

giovedì 18 ottobre 2007

Campi elettromagnetici.

Un filo percorso dalla corrente elettrica crea un campo magnetico. Quest’ultimo può essere generato, oltre che dalle linee elettriche, anche da tutti quegli apparecchi che, per funzionare, hanno bisogno di elettricità (frigo, lavatrice, condizionatori, radio e TV, ecc.).
Durante la nostra vita, perciò, siamo quasi sempre immersi in un campo magnetico artificiale (oltre a quello naturale e costante, che è il campo magnetico terrestre, a cui il nostro organismo si è assuefatto nei millenni ). Il campo magnetico artificiale, invece, varia nel tempo, in funzione della frequenza.
Si chiama elettrosmog, l'inquinamento causato dalla presenza delle onde elettromagnetiche nell'ambiente.
Quando i campi magnetici variabili sono elevati, possono arrecare danno alla salute. E’ il caso, per esempio, delle linee di alta tensione che passano vicino alle abitazioni.
E’ stato dimostrato che campi magnetici superiori a 0,5 µT (microtesla), possono raddoppiare il rischio di leucemia nei bambini.
Inoltre, i campi magnetici prodotti dalla corrente elettrica, sono classificati dall’ OMS come possibili cancerogeni per l’uomo.
In Italia, il limite di legge è superiore di ben 20 volte il valore suddetto !
Per fortuna che non tutti abitiamo vicino a elettrodotti !
Ma, forse, è il caso di tutelare un po’ di più i cittadini.

Per i campi magnetici esterni, non possiamo fare molto (oltre a protestare ), in quanto non dipendono da noi, ma per quelli domestici, possiamo adottare alcuni accorgimenti che limitano il rischio. Poiché il campo magnetico diminuisce con la distanza, è sempre consigliabile stare lontani, il più possibile ( almeno due metri), da apparecchi in funzione.
Alcuni consigli :
- non sostare vicino ad elettrodomestici accesi (frigo, lavatrice, lavastoviglie, forno, radio, giradischi, ecc.) ;
- non posizionare il condizionatore dietro la testiera del letto, anche se nella stanza adiacente ;
- non tenere la radiosveglia sul comodino ;
- non caricare il cellulare vicino al cuscino, mentre si riposa ; in genere, tenere i carica-batteria (e gli apparecchi che ne hanno uno incorporato), ad almeno 2 metri di distanza ;
- evitare il casco dal parrucchiere : genera oltre 200 µT !!!

Evitare, comunque, di preoccuparsi eccessivamente : anche la tecnologia è importante, per la nostra vita !
In ogni caso, acquisire questi comportamenti non costa nulla, e permette di prevenire possibili patologie.

lunedì 15 ottobre 2007

Euro 0.

A Milano, e in gran parte della Lombardia, è stata vietata la circolazione alle auto Euro 0 a benzina, e Euro 1 diesel : auto costruite prima del 1993, che hanno più di 14 anni.
Sono le auto dei cittadini più poveri, delle persone anziane, che magari le usano solo per fare la spesa, una volta alla settimana. Sono auto che inquinano poco, perché circolano poco.
Ma sono auto di chi non può permettersi di cambiarla ogni tre anni, e che ora non può più circolare. Praticamente gliel’hanno sequestrata : potrebbe essere anche incostituzionale.
Come fanno a dire che inquinano di più, se fanno, magari, solo tremila km all’anno ? In 14 anni ne avranno fatti appena quarantamila, non hanno finito nemmeno il rodaggio !
E ora sono costretti a buttarla !
Invece, inquina chi fa 100.000 km all’anno, chi rottama le auto ogni tre anni, chi corre e causa incidenti, chi usa l’auto anche per portare a spasso il cane ….

Come al solito, Milano è sempre all’avanguardia.

venerdì 12 ottobre 2007

Cellulare e tumori.

Uno studio svedese ha dimostrato che l’uso prolungato del cellulare ( da più di 10 anni ), fa raddoppiare il rischio di tumori al cervello.
Basta parlare un’ora al giorno con il cellulare o con il cordless, per quintuplicare il rischio di glioma maligno (uno dei più pericolosi), nel lato della testa, dove si appoggia il telefono.
Il cancro impiega molto tempo per svilupparsi, ma ora, che si sono superati i 10 anni di diffusione del telefono senza fili, si cominciano a notare le prime conferme del rischio : le onde elettro-magnetiche fanno male !
Le ricerche continueranno il loro corso, le statistiche si formeranno con più nitidezza, ma in attesa di ulteriori studi, che cosa possiamo fare ?

Per quanto dipende da noi :
1) Limitare e, perché no, vietare l’uso del cellulare ai bambini (magari fino ai 14 anni ).
2) Rinforzare il Sistema Immunitario.
3) Usare il cellulare solo quando è strettamente necessario.

Inoltre, possiamo contribuire , come Cittadini consapevoli, per fare :
5) Abbassare gradualmente i limiti di legge per le radiazioni elettro-magnetiche.
6) Spostare le antenne della TV, lontano dai centri abitati.

La salute dipende per il 90% dal nostro comportamento e dal nostro stile di vita.

lunedì 8 ottobre 2007

Obolo.

Nei Siti archeologici non devono esserci soltanto persone che vendono biglietti e souvenir, o ticket per i parcheggi, ma figure professionali, culturalmente preparate, impegnate nella guida, a tempo pieno, dei visitatori. Che vanno accompagnati, e a cui vanno illustrate le caratteristiche del Sito.
Inoltre, si deve far vedere come si costruivano, anticamente, le ceramiche, gli utensili, gli attrezzi ; come si viveva nel periodo storico considerato ; come si lavoravano le pietre nei Nuraghi ; come si lavorava il bronzo, ecc. ecc.
Il turista vuole imparare, non vedere soltanto un mucchio di sassi che non parlano nemmeno agli archeologi, figuriamoci a chi è digiuno di storia e preistoria.
A Tharros, per esempio, (ma è così un po’ dappertutto), dovunque si parcheggi, subito spunta un addetto a chiedere l’obolo : anche dove il Sito archeologico è molto lontano e si deve percorrere una lunga e polverosa strada sotto il sole.
Perché non si piantano alberi ? Perché non si costruiscono tettoie con pannelli solari ?

L’obolo va bene, ma in cambio di un servizio !

Tra parentesi : basta una macchinetta, per l’obolo, e le persone possono dedicarsi ad altro.

O, forse, non si cerca un lavoro, ma uno stipendio…..

sabato 6 ottobre 2007

Il caminetto.

A Milano ( e in Lombardia ), hanno vietato l’accensione dei caminetti a legna !
Pare che siano loro i responsabili dell’inquinamento, e dei danni alla salute dei cittadini !.....
E’ l’ultima trovata dei nostri “politici buontemponi”. DGR 5291 del 2/8/07 , già pubblicato nel (o per) BURL.
I lombardi sono sempre all’avanguardia : non ci aveva ancora pensato nessuno !
Bistecca alla brace, o bistecca al gasolio ? Niente più amletico dilemma : dal 2007 sarà obbligatoria la seconda. E se qualcuno volesse protestare, è bene che non sia impiegato Regionale : rischia di essere licenziato ! ( sentenza Cassazione n. 19232 /2007 ).
E io che credevo che la legna fosse una fonte di energia pulita e, soprattutto, rinnovabile !
Zero emissioni di CO2 , e con la cenere ci concimavo pure l’orto ….
Che cosa ci facciamo ora, con i residui della potatura, o con i rami rotti dal vento ? Li portiamo in piazza del Duomo ? E quelli come me, che hanno piantato un bosco , per risparmiare sul petrolio e contribuire a salvare l’ambiente ?

Ora guardo con tristezza la catasta di legna, già tagliata e messa ad essiccare al sole !
La fiamma che scalda i cuori potrà essere solo …..quella tricolore ! O quella azzurra …, come le bandiere della Moratti-( petroliere)-Forza Italia.

Mi comprerò un caminetto … a gas !

mercoledì 3 ottobre 2007

Nucleare ? No, grazie !

Si ritorna a parlare di nucleare per produrre energia elettrica.

La Russia minaccia di chiudere il rubinetto del gas naturale, come l’anno scorso, e l’Italia si scopre, all’improvviso, senza riserve sufficienti per passare l’inverno !
Ma, forse, è tutto architettato per poter aumentare i prezzi....
Il clima, per fortuna, ci aiuta : da qualche anno, nonostante le catastrofiche previsioni, gli inverni sono più miti e le estati più fresche !

Ma i nostri politici senza responsabilità, invece di garantire al Paese la sicurezza energetica, continuano a discutere se cambiare nome al partito, o fondarne uno nuovo (ovviamente con le stesse persone).
E nel frattempo, qualcuno sponsorizza il ritorno al nucleare.

Ma vediamo di fare il punto della situazione.

Perché si possa nuovamente “parlare” di nucleare è necessario :
1) che i nuovi impianti siano a basso costo : oggi l’energia prodotta con il nucleare costa più di tutte le altre fonti . Se poi si considerasse il Costo sociale, l’energia nucleare sarebbe improponibile.

2) Che si trovi la soluzione per le scorie più radioattive ( senza doverle sorvegliare per migliaia di anni, e senza spargere per il mondo proiettili per cannoni, a uranio impoverito ). Per poco che costi la custodia delle scorie, considerando la durata dell’impegno, si ottengono cifre da capogiro.

3) Che venga risolta la “proliferazione nucleare “ : molti paesi, con l’uranio arricchito vogliono farci le bombe, invece che produrre energia. Inoltre gli impianti nucleari sono obiettivi per il terrorismo internazionale.


4) Che si trovino i siti dove costruirle : la popolazione non le accetta più.

5) L’uranio è un combustibile fossile, non rinnovabile e destinato a finire : la durata delle scorte di uranio fissile è soltanto di 60 anni, con le centrali attuali. Se si costruiranno altre centrali, sarà terminato prima ancora di finire la loro costruzione.


6) il rischio di incidenti catastrofici è sempre possibile. E ineliminabile, con la tecnologia attuale.


Senza aver risolto questi problemi, non si può proporre una tecnologia che non ha e non avrà alcun futuro, in nessuna parte del mondo.

Per finire, non esiste alcun paese industrializzato che progetti nuove centrali nucleari, Stati Uniti compreso. E non esiste nessuna Compagnia al mondo che voglia assicurare i rischi, spaventosi, di un incidente nucleare. E non esiste un solo Paese che abbia trovato dove mettere le scorie radioattive....

Come si fa a "parlare" di nucleare in questa situazione ?

lunedì 1 ottobre 2007

Pensione libera.

Ogni mese il lavoratore mette da parte una quota del suo stipendio ( circa un terzo ), per i contributi pensionistici che, mese dopo mese, anno dopo anno, si accumulano fino a formare un capitale, che viene anche rivalutato in base a parametri di legge.
Quando va in pensione, questo capitale viene “spalmato” sugli anni di vita presunta (che gli restano, in media , da vivere ) e così può essere calcolata la pensione mensile.
Con il sistema cosiddetto “contributivo”, il lavoratore riceve soltanto quello che ha accumulato con i suoi versamenti.
Allora, perché non lasciare “libero” il lavoratore nella scelta dell’età in cui ritirarsi dal lavoro ?
Se “lascia” prima, percepirà meno di pensione. La matematica finanziaria permette il calcolo esatto di quello che gli spetta. E nessuno ci perde.
Magari dopo aver maturato un minimo stabilito per legge : l’importo della pensione sociale, per esempio.
Se uno si accontenta di percepire pochi euro al mese, perché vuole fare altre cose,
perché non lasciarlo libero ?
Sul posto di lavoro verrebbe sostituito da un giovane disoccupato.

Sarebbe un piccolo passo verso la qualità della vita.

martedì 31 luglio 2007

Nuraghi : come furono costruiti ?

A questa domanda, cercherò di dare una risposta il più possibile logica e plausibile.
La mia è solo un’ipotesi : a coronamento di questo appassionato studio sulla Civiltà Nuragica, e sulla base delle conoscenze attuali.
Ma è un’ipotesi fondata su basi scientifiche e razionali.

Ne esce fuori il ritratto di un Popolo “costruttore di Torri”, capace di edificare monumenti stupefacenti, con l’ausilio di mezzi assai scarsi e rudimentali.
Un Popolo pacifico, laborioso e forte, unito da potenti legami di solidarietà e di amicizia, capace di sforzi quasi sovrumani, per realizzare lo scopo primario di ogni specie esistente sul nostro pianeta : la Vita.

Molte sono le domande a cui non ho trovato risposta : forse, altri studi e ricerche, in futuro, saranno in grado di fare chiarezza.


Indice :

- Nuraghe come abitazione.

- Il Nuraghe è la vita.

- Nuraghe, abitazione ideale.
- Vita nuragica.

- Divisione del lavoro.

- Quando si costruiva.

- Dimensioni dei Nuraghi.

- Tempo di costruzione.

- Nuraghe unico.

- Gli attrezzi.

- Lo stagno e il bronzo.

- Le cave.

- Il trasporto.

- La rampa di legno.

- Posa dei conci.

- Trasporto sulla rampa. 

- Nascita della tholos. 

-Statica della tholos.

lunedì 30 luglio 2007

Nascita della tholos.

Per la casa sarebbe bastato costruirsi una capanna di legno (a giudicare dagli ambienti ricostruiti nelle Domus de janas), ma anche di pietra, con il tetto di legno e paglia : purtroppo, queste case bruciavano spesso, sia a causa del fuoco interno, sempre acceso, sia durante gli incendi estivi.
Inoltre, la capanna non dava alcuna protezione termica : si moriva di caldo, d’estate ; si moriva di freddo, d’inverno. E, soprattutto, nessuna sicurezza.

Il tetto di pietra (a cupola) era poco stabile : sicuramente qualcuno avrà provato a realizzarlo, ma la spinta orizzontale, fatalmente, riduceva tutto a un cumulo di macerie.
L’idea di rinforzare le pareti è stata una necessità : il secondo guscio, con pietre grandi, assorbe la spinta e permette di costruire la “cupola”.
Non solo, ma se i due gusci, quello interno con la tholos e quello esterno, sono interconnessi come nei Nuraghi, e se lo spessore è sufficientemente grande, allora le pietre aggettanti non creano più alcuna spinta e sono in equilibrio ad ogni livello.
   In questo modo è possibile costruire la tholos senza centinatura lignea, necessaria, invece, per l’arco e la cupola .

Il Nuraghe è un esempio di alta architettura, come i ponti romani o le cupole cinquecentesche.

La tholos nasce come naturale conseguenza durante il lavoro di copertura con le piattabande : infatti, è sufficiente una lastra più corta, perché si pensi immediatamente ad avvicinare le murature, facendo aggettare i sassi degli ultimi filari.
Da qui a chiudere tutta la cupola con i sassi aggettanti, il passo è breve.
Nasce, indipendentemente, ovunque si costruisca con le pietre.

Forse i primi Nuraghi erano a un solo piano, con uno o più soppalchi lignei. Dal soppalco più alto, un buco nel muro (scala di camera) permetteva di raggiungere agevolmente il terrazzo, e successivamente, i piani superiori.
Ma presto, con la necessità di migliorare la funzione visiva, è stato giocoforza costruire un secondo o un terzo piano. In tal modo aumentava anche lo spazio fruibile.
La scoperta che la rampa interna non indeboliva più di tanto la costruzione, ha permesso un ulteriore passo avanti : la possibilità di salire sulla terrazza, con la scala che partiva da terra.

Perché i piani plurimi ?

Primo, per la sicurezza : un unico accesso ; tutto chiuso, nello stesso edificio.
Ma non basta a giustificare la maggior fatica.
Nell’altezza sta la funzione principale del nuraghe “Torre” : vede ed è visto !
I nuraghi a due o tre piani, superavano in altezza le chiome degli alberi : dal terrazzo non si vedevano i nemici arrivare, perché nascosti dal folto del bosco : perciò non potevano servire a questo scopo. I presunti guerrieri sarebbero stati colti di sorpresa, sempre, dai nemici che sbucavano dal bosco (a meno di non vivere sempre chiusi all’interno, come per le torri saracene : con la differenza, che i nuraghi erano ciechi !).

Invece, la notevole altezza del Nuraghe serviva per osservare lontano : ma più che i nemici, serviva per avvistare gli incendi estivi e avvisare gli abitanti del villaggio e di quelli vicini.

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giovedì 26 luglio 2007

Trasporto sulla rampa.

Dopo aver tracciato il disegno per terra, si posizionava la prima fila di pietre, utilizzando, in genere, le più grandi, spesso anche non squadrate.
A questo punto, il progetto era già ben definito, almeno in pianta, e si iniziava il lavoro di sollevamento dei conci.
Non è possibile trasportare i blocchi trascinandoli sulla muratura già costruita : il peso farebbe smuovere tutto, con il rischio di scivolamento dei sassi : il muro perderebbe tutta la sua stabilità.
Il trasporto deve avvenire sempre su rampa lignea esterna.
Si costruiva la rampa di legno, utilizzando il legname preparato nel corso dell’anno precedente.
Era necessaria una rampa che girava intorno al perimetro esterno del nuraghe, larga 2÷3 metri.
La pendenza doveva essere molto bassa : più grandi erano le pietre, minore doveva essere l’inclinazione, per ridurre la forza di trazione : una pendenza media del 10% poteva essere ideale.
Ma l’attrito slitta-rampa era troppo alto (0,30) e bisognava ridurlo. Come ?
Semplicemente, spalmando di grasso animale sia la slitta, sia i tronchi della rampa : il coefficiente di attrito, con il legno lubrificato, può ridursi di cinque÷sei volte, fino ad assumere un valore minore di 0,08 : appena l’otto per cento del peso !
Che sommato alla quota dovuta alla pendenza della rampa (10%) fa : 0,10 + 0,08 = 0,18
Meno del 20% del peso : ciò significa che un blocco di 600 kg (un quarto di metro cubo) che è il concio medio, può essere trainato con una forza di 120 kg : solo 4 persone !
La rampa doveva essere divisa, longitudinalmente, da un bordo in legno, a formare una specie di guida per la slitta : una metà veniva spalmata di grasso, sull’altra metà salivano gli uomini che tiravano le corde.

E l’architrave, in genere non superiore al metro cubo, pesante meno di 3000 kg, se basalto o granito, o meno se calcare o trachite, poteva essere trainato da appena 20 persone, neanche particolarmente robuste. (Visto che l’architrave doveva essere sollevato di un paio di metri, potevano essere sufficienti anche 10÷12 persone).
Inoltre la pendenza della rampa poteva essere più bassa per i primi metri di altezza, quando le pietre erano più grosse, e poi diventare via via più ripida.
Per di più, i sassi veramente grossi, erano quasi soltanto quelli del perimetro più esterno del Nuraghe (quelli “a vista”).

Il blocco si portava fino ad una quota superiore al piano di posa, poi con uno scivolo, si faceva dolcemente scendere in posizione definitiva, o quasi. In questo modo non era mai necessario sollevare le pietre : cosa molto difficile, senza una buona gru !
Per i sassi più piccoli, dopo il livello architrave, era solo un divertimento ! Così come per i materiali di riempimento : minutame + terra.

Spesso l’argilla veniva impastata con acqua, come per i vasi, e con essa si poteva rifinire l’interno, quasi un intonaco. Terminata la costruzione, bastava accendere un falò nelle camere interne, e l’argilla induriva come un sasso. Esternamente, invece, era più difficile, perciò l’argilla non si è conservata.

I pilastri di sostegno della rampa servivano anche come guida per la corretta inclinazione della muratura, che nei Nuraghi è sempre perfetta.
Continua ...

Posa dei conci.

L’attrito tra slitta di legno (carica con il blocco di pietra) e rampa di legno, è pari a 0,30 : cioè il 30% del peso della pietra. A questa forza si deve sommare la componente legata alla pendenza della rampa.
I Nuragici avevano capito assai presto, che la difficoltà principale era legata al trasporto delle pietre in altezza.
Se i Nuraghi sono stati costruiti, questo problema è stato da loro brillantemente risolto.
Come ?
Più con l’intelligenza che con la forza.
Ci sono pietre, usate per l’architrave, che pesano anche 5÷6 tonnellate.
E’ vero che, prima di loro, gli Egiziani avevano costruito le piramidi, ma laggiù avevano a disposizione migliaia di uomini, e i Nuragici erano pochi.
Forse, per i nuraghi complessi più grandi, si potevano trovare 50÷60 persone, ma per i primi Monotorre, non credo che si riuscisse a radunare più di 15÷20 uomini.
Forti sì, ma sempre persone !

Il lavoro con massi così grandi, oltre che complesso e difficile, era anche rischioso e bisognava evitare incidenti …. sul lavoro, spesso mortali.
In ogni "villaggio diffuso” c’era un “Maestro” costruttore di Nuraghi : un giovane promettente, in gamba, appassionato, che andava a istruirsi dove, nei dintorni, era in atto la costruzione di un Nuraghe e così imparava il mestiere. Questo per l’ “Architetto capo” , colui che dirigeva il lavoro in tutte le sue fasi, dalla cava di pietre, al progetto, alla realizzazione.
Per tutti gli altri, come era in uso a quei tempi, la partecipazione a tutti i lavori del villaggio, era cosa comune : ogni uomo o donna (sulla base della suddivisione dei lavori maschili e femminili) prendeva parte a tutti i lavori svolti.
Continua…

mercoledì 25 luglio 2007

Rampa di legno.

Un ponte di legno, costruito al giorno d’oggi, può avere una resistenza sufficiente a permettere il passaggio di mezzi di peso fino a 60 tonnellate.
I Nuragici erano in grado di costruire passerelle larghe due÷tre metri, sufficientemente resistenti per permettere il trascinamento di blocchi del peso massimo, tra quelli usati nei Nuraghi, di due o tre tonnellate ( se si escludono pochi casi, eccezionali ).
La rampa interna, come sostiene Laner *, sicuramente può essere stata usata in molte costruzioni, soprattutto quando i conci da trasportare erano più piccoli. Ma possiede anche alcuni fattori negativi che ne limitano l’uso : la ripidità, e la curvatura.
La ripidità aumenta lo sforzo necessario per portare su i blocchi, mentre la curvatura rende difficile il traino quando è necessario un numero elevato di persone.
La rampa di legno, perpendicolare al muro, può essere un'ottima soluzione in molti casi.

La rampa esterna al Nuraghe,  che segue l’andamento del muro esterno (ipotesi G. Manca *), è una buona soluzione perché permette di salire contemporaneamente al muro, con una pendenza molto bassa.
L’unica differenza, rispetto all’ipotesi Manca, è che non può essere posizionata a sbalzo (non sarebbe stabile, sotto il peso dei blocchi, e sconvolgerebbe la muratura), ma deve essere poggiata su pali di legno, saldamente ancorati a terra. I fori, trovati sulle pareti esterne dei Nuraghi, potevano servire, forse, per ancorare la rampa ed evitare che si muovesse troppo durante il trasporto dei massi ( come si fa oggi con i ponteggi per le costruzioni ).
Sulla rampa può essere costruito, oltre una certa altezza, anche un solido parapetto per evitare cadute.
Se i Nuragici conoscevano l’uso del trapano per forare il legno, azionato a mano, avevano la possibilità di eseguire chiodature lignee molto resistenti ; oppure il foro poteva essere fatto con grossi tondini di rame, arroventati nel fuoco. In ogni caso, la semplicità delle legature e la robustezza delle corde, permettevano qualunque costruzione.

Il legname si tagliava in estate, quando con la siccità, le piante entravano nel periodo di riposo vegetativo. Le frasche verdi servivano come foraggio per il gregge e gli animali ; i tronchi per la carpenteria e gli attrezzi ; i rimasugli per il fuoco.
* Laner. Accabadora. Franco Angeli, 1999.
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martedì 24 luglio 2007

Il trasporto dei conci di pietra. (nella costruzione dei Nuraghi)

Tutti i Nuraghi sono stati costruiti con blocchi di pietra sempre medio-grandi, e perciò molto pesanti. Il loro peso, pur essendo estremamente variabile, può oscillare, mediamente, tra i cinque e i dieci quintali.
I blocchi dei primi filari, in genere fino all'architrave, pesano spesso qualche tonnellata.
Sollevarli con le corde non era possibile perché pericoloso.
Rotolarli era più semplice, ma poco pratico : nelle lunghe distanze, ci voleva troppo tempo per ciascun blocco.
Per trasportarli dal luogo di reperimento alla base del Nuraghe, il metodo migliore poteva essere quello di caricarli su una robusta slitta di legno, che veniva trainata a braccia o con l'ausilio dei buoi.
In genere, nei terreni in pendenza, la slitta era più maneggevole (poteva arrivare ovunque), mentre il carro era più adatto in pianura e per lunghe distanze. Inoltre, per carichi così pesanti, era necessaria una buona strada. Che non esisteva.
In discesa, la slitta poteva essere trainata (spesso frenata) dall’uomo. Nelle cave di marmo di Carrara, un solo uomo riusciva a guidare, in discesa, una slitta con sopra blocchi di 50 quintali.
In pianura o in salita, l’aiuto di una o più coppie di buoi era gradito.

Le “macchine” utilizzate per la costruzione dei Nuraghi sono ipotizzate sulla base del periodo storico durante il quale è avvenuta la costruzione.

Macchine escluse :
1) le barelle : le pietre pesano troppo, ed è più facile trainarle ; anche il minutame di riempimento e la terra, si trainano caricando una slitta-carriola.
2) No, a carrucole, né argani : sono macchine pericolose, perché le corde possono spezzarsi, e la caduta dall’alto di simili massi, crea incidenti mortali e sconquassi costruttivi.
Le macchine utilizzate erano : la leva, la slitta, il piano inclinato.


A questo punto, non restava che portarli in cima al Nuraghe.
Come ?
Non era indicata la rampa di terra : necessitava di troppo lavoro per essere costruita : inoltre, l'attrito eccessivo terra-slitta, aggiunto alla pendenza, avrebbe fatto aumentare lo sforzo a dismisura.

La soluzione più semplice e pratica era la  rampa di legno.

 

lunedì 23 luglio 2007

Le cave.

I Nuraghi sono tutti in posizione dominante, ma quasi mai nel punto più alto (Lilliu) : questo perché era più facile portare i sassi in discesa.

I Nuragici reperivano i blocchi generalmente nelle vicinanze dei Nuraghi. Ci sono zone, come intorno a Macomèr, dove la campagna è letteralmente ricoperta di blocchi di trachite o basalto, diffusi in superficie e facilmente utilizzabili. Bastava un’occhiata per la scelta dei migliori, qualche colpo ben assestato per squadrarli grossolanamente, e via verso il sito dove sorgeva il nuovo Nuraghe.
In alternativa era necessario avere una cava di estrazione nelle vicinanze.

La trachite è una roccia abbastanza tenera e lavorabile facilmente. Il basalto, più duro e compatto, solitamente si trova più o meno fratturato in superficie, quindi i tagli erano ridotti.
In ogni caso, con notevole fatica, i blocchi dovevano essere estratti.
Si procedeva posizionando i cunei in una frattura della roccia ( cunei di legno molto secco e duro, oppure di bronzo ), tra due piastre e si battevano con le mazze di legno, fino al rifiuto di ogni ulteriore penetrazione. Questo per tutta la lunghezza del blocco : un cuneo ogni 20-30-40 cm, in base alla durezza della pietra. Sui cunei di legno si gettava acqua per impregnarli ben bene in modo che, aumentando di volume, spaccassero la roccia. Per quelli di bronzo, si battevano a rotazione, facendoli penetrare fino a che la pietra cedeva.
Si ripetevano le operazioni fino ad ottenere blocchi della grandezza voluta.

I blocchi dovevano essere lavorati sulla faccia esterna, ma anche sulla faccia superiore e su quella inferiore, per formare superfici piane e, possibilmente, parallele.
Ideale era il blocco trapezoidale, ma per ottenerlo era necessaria una lunga lavorazione, che spesso non si riteneva necessaria.

Forse, negli anni in cui sono stati costruiti i Nuraghi più antichi, mancavano anche i più elementari strumenti di bronzo. Con soli attrezzi di …pietra, la lavorazione dei conci si limitava all’essenziale : qui i sassi sono lavorati pochissimo : solo, ma non sempre, la superficie esterna ; per il resto sono appena sgrossati.

La pietra bisogna conoscerla, saperla prendere per il verso giusto, trovare la linea più fragile : questo il cavatore nuragico esperto lo sa, per cui riesce a tagliarla, spaccarla, sbozzarla, nella maniera migliore, non con la forza, ma con l’intelligenza.

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sabato 21 luglio 2007

Diabete in Sardegna.

Parliamo del diabete di tipo I ( diabete giovanile ), che colpisce i bambini.
E’ insulino-dipendente, nel senso che, per tutta la vita, si è costretti a prendere l’insulina.
Soprattutto se il bambino si ammala da piccolo, la malattia sconvolge la vita di una famiglia, oltre quella del malato.
In Sardegna, dicono le statistiche, l’incidenza della malattia è circa cinque volte superiore che nel resto d’Italia. Si ammalano 36 bambini ogni centomila abitanti, con una punta massima di 45 in provincia di Oristano.
Probabilmente c’entrano questioni genetiche, ma è stato dimostrato che sono i fattori ambientali che incidono maggiormente.
L’incidenza è in crescita, a partire dagli ultimi 40 anni.

Il diabete di tipo I è una malattia autoimmune : è il Sistema Immunitario del piccolo paziente che attacca le cellule beta del pancreas, distruggendole.
Importante è, allora, la prevenzione.

Recentissimi studi sembrano indicare una forte responsabilità delle cure antibiotiche, a volte prescritte con troppa superficialità ai bambini con un po’ d’influenza, e spesso non strettamente necessarie, se non completamente inutili.
Questo spiega il forte aumento dell’incidenza negli ultimi anni.
Gli antibiotici distruggono anche i batteri buoni, alterando in maniera irreversibile il Sistema Immunitario dei piccoli pazienti.
Altre ricerche sembrano puntare il dito sulla caseina, la principale proteina del latte e dei formaggi : pare che un loro consumo elevato possa favorire la malattia.
Sarebbe sufficiente una ricerca in proposito ( sviluppata in Sardegna, per ovvi motivi ), e nel giro di pochi anni si potrebbe avere la prova delle principali cause scatenanti della malattia.
E un’arma efficace per la prevenzione.

venerdì 20 luglio 2007

Lo stagno e il bronzo.

In Sardegna manca lo stagno : quindi gli antichi Nuragici difficilmente conoscevano il bronzo, nel senso che non erano in grado di produrlo e lavorarlo.
L’industria del bronzo, più realisticamente, fu portata in Sardegna dai Ciprioti dopo il XIII secolo a.C. e poi dai Fenici,. Dopo questo periodo si cominciano a trovare pani, importati, di rame e stagno, e forme fusorie.
Lo stagno proveniva, nell’antichità, solo dalla Cornovaglia (ma pare che iniziassero a commerciarlo i Fenici) e dall’ Oriente : i primi naviganti che lo hanno portato in Sardegna sono stati, sembra, i Ciprioti, dopo il XIII secolo a.C.


Gli attrezzi fondamentali per la vita erano :
- I coltelli, necessari come l’aria.
- Le accette, grosse e pesanti, per tagliare gli alberi.

Quelli, invece, per lavorare la pietra erano :
- Il cuneo, di legno ; più raramente, di bronzo.
- Gli scalpelli, per tagliare i blocchi. Di pietra dura (poco efficaci); di bronzo, per le pietre più tenere.
(Gli Egizi, nelle cave, hanno usato seghe di bronzo, con la sabbia e raffreddate ad acqua. Ma era la sabbia quarzosa che tagliava la roccia).
- La mazza, di legno, per battere sui cunei, nelle cave. Di pietra, per sbozzare i conci grossolanamente, e per rifinirli.

Le mazze di bronzo trovate sono, quasi tutte, piccole e inadatte per lavorare le pietre, in special modo quelle più dure.
 In genere, sono datate dopo il 1100 a.C. Si può dire, però, che dopo questa data, la tecnologia e gli strumenti di bronzo cominciano ad essere di uso comune.

Ma i Nuraghi erano stati tutti costruiti.
Perciò, tutti i blocchi per edificare tutti i Nuraghi, sono stati lavorati con attrezzi di legno e pietra.

Il bronzo è una lega di rame e stagno. Il solo rame fonde a una temperatura di circa 1100 °C , mentre con l’aggiunta di stagno, che ha una temperatura di fusione molto bassa , si ottiene il duplice scopo di abbassare il punto di fusione della lega (quindi un lavoro più facile), e di aumentare la durezza della lega stessa.
La percentuale di stagno più comunemente usata era del 10%. Ma poteva variare in base all’utilizzo e alla disponibilità dello stagno stesso, più raro e più difficile da reperire, rispetto al rame.
Aumentando la percentuale di stagno aumenta la durezza del bronzo, ma aumenta anche la fragilità. Ottenuto con una percentuale di stagno superiore (dal 10 al 20% rispetto al rame), il bronzo arriva ad avere una durezza paragonabile a quella del ferro fucinato (non acciaio). Un po' più adatte, quindi, per la costruzione di attrezzi come la mazza, i mazzuoli e gli scalpelli, per la lavorazione delle pietre.

Gli attrezzi di bronzo, quanto erano diffusi, prima del 1100 a.C.?
Sicuramente qualche esemplare era giunto nell’Isola, portato da naviganti orientali, ma, forse, erano molto rari.
Gli attrezzi erano di legno e, soprattutto, di pietra.
I bronzetti sono di epoca molto posteriore, in piena età del ferro, e c’erano già i Fenici.
Probabilmente sono stati fusi per riciclare gli attrezzi di bronzo, ormai diventati inutili.

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giovedì 19 luglio 2007

Gli attrezzi.

La vita dell’uomo è sempre stata volta alla ricerca degli attrezzi e delle macchine, che facilitassero il lavoro : ma i soli materiali che l’uomo preistorico poteva adoperare erano le pietre e il legno.
Dalla pietra prende il nome un’epoca, la più estesa, che va dagli albori della vita, fino all’età dei metalli, appena 5.000 anni fa.
Con gli strumenti di pietra l’uomo preistorico cercava di fare tutto (quello che poteva !) : i coltelli, l’accetta, lo scalpello, la zappa, le macine, i recipienti, le mazze, ecc.

In Sardegna sono stati trovati strumenti di bronzo, per molti usi, ma generalmente inadatti per la lavorazione della pietra. Parlo di mazze, mazzette, cunei e scalpelli, con dimensioni idonee per lavorare i grossi blocchi, e per estrarli dalle cave.
Forse, non ne avevano.
Almeno fino all’arrivo più frequente e continuo dei naviganti orientali.

Dopo il 1300 a. C. , si cominciano a vedere tracce e indizi di un aumento dell’attività metallurgica. Forse, si comincia a importare o produrre tutto il necessario solo dopo il 1100 a.C.
La letteratura in proposito, è avara di notizie.
Nei musei non ho mai visto un’accetta, un cuneo, uno scalpello, una mazza degni di questo nome.
Nei libri non ne ho trovato traccia !
L’unica cosa che si può dire è che siano stati “tutti, ma proprio tutti”, portati via e riciclati dagli abitanti delle epoche successive : in fondo, il bronzo era prezioso per tutti !
Possibile che tra i milioni di oggetti ritrovati non ve ne sia uno per lavorare la pietra o il legname ?
Risposta : probabilmente, i Nuragici più antichi, non ne avevano !

Usavano attrezzi di legno e di pietra. Ma se così fosse, sono stati ancora più abili e formidabili nel realizzare ciò che hanno fatto !

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mercoledì 18 luglio 2007

Nuraghe unico.

Ogni Nuraghe è diverso da tutti gli altri.
Varia in funzione dei costruttori, della loro fantasia, del loro gusto per il bello e il pratico, delle loro esigenze, pur conservando le caratteristiche costruttive e quelle legate alla sua funzione.

Varia in funzione del sito dove sorgeva, per i materiali di cui era fatto, per le dimensioni, per le esigenze dei suoi abitanti : ogni Nuraghe è un’opera unica e portentosa.
Anche se qualche Nuraghe è crollato nel tempo, vuoi per la scarsa abilità dei costruttori, o per la scarsa resistenza delle pietre usate, o forse soltanto per le ingiurie del tempo, molti di essi sono ancora lì a dimostrare la propria grandiosità, la propria ferma e indistruttibile capacità di sfidare i secoli.

A dimostrazione di una tecnica costruttiva ammirevole, un’intima conoscenza della pietra e una profonda padronanza della scienza delle costruzioni.
Il Nuraghe era fatto per durare. 

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sabato 14 luglio 2007

Tempo di costruzione.

Si può tentare una grossolana valutazione del tempo occorrente per costruire un Nuraghe sulla base del lavoro necessario e dei materiali utilizzati.
Non parlo di S.Antine di Torralba.
Parlo dei Nuraghi monotorre, che sono quelli costruiti per primi (Lilliu), e che sono anche i più diffusi : le altre strutture, nei nuraghi complessi, sono state generalmente aggiunte, quando la popolazione cresceva, o anche per altre, sopravvenute, esigenze.

Si calcola il volume di pietrame per un Nuraghe del diametro di 15 metri alla base e un’altezza pari a 21 metri : quindi un Nuraghe molto grande, tra i più grandi in assoluto. Con una scarpa (inclinazione del muro, verso l’interno ) del 12%, il diametro di sommità risulta essere di 10 metri.

V = 3,14 x (R x R + r x r )/2 x H = 3,14 x ( 7,5 x 7,5 + 5 x 5 )/2 x 21 =
= 2700 metri cubi (circa, vuoto per pieno)

Si considera vuoto per pieno per due motivi :
1.- per considerare il tempo perduto per la realizzazione dei volumi interni ;
2.- perché tutti i volumi interni utili, sommati fra di loro, sono solo una piccola parte del volume totale (circa un settimo), Cioè, in un nuraghe la parte piena è molto, ma molto maggiore del volume utilizzabile .
In un secondo momento vedremo perché, ma nei nuraghi il rapporto tra volume pieno e volume vuoto può variare (mediamente), da un minimo di quattro a un massimo di dieci . Tutto ciò senza considerare i casi estremi, come per esempio i nuraghi a corridoio, che sono poco più di un mucchio di pietre (anche se sufficienti a svolgere la funzione per la quale erano stati costruiti).

Ma torniamo ai tempi di costruzione : due persone dei nostri tempi, con il materiale nelle vicinanze, tirano su circa 10 metri cubi di muro al giorno. Consideriamone la metà (per tener conto delle difficoltà insite nelle grandi dimensioni dei sassi) ; quindi :
- 4 persone fanno 10 metri cubi / al giorno, con le pietre in loco.

Sono necessari 270 giorni per costruire il Nuraghe.

Però il materiale non stava tutto nei dintorni.
Consideriamo allora 5 persone addette al trasporto, con slitte trainate da una coppia di buoi, che caricano 0,4 metri cubi a viaggio e fanno “solo” cinque viaggi al giorno :

5 (persone) x 0,4 (metri cubi) x 5 (viaggi) = 10 metri cubi / al giorno

Ma il materiale va preparato alla cava, tagliato e grossolanamente squadrato, con la faccia esterna più lavorata : cinque persone, anche qui, riescono a preparare 10 metri cubi al giorno. (Queste persone, in genere, non erano necessarie, perché si raccoglievano le pietre sparse in superficie : era sufficiente scegliere le migliori, lavorarle grossolanamente, e caricarle sulle slitte).
Quindi in meno di un anno, considerate anche le feste, si può costruire un Nuraghe monotorre tra i più grandi in assoluto, con 15÷20 persone. Il 95% dei Nuraghi sono più piccoli di quello considerato. Se poi i sassi ( vedere zona intorno a Macomèr ) si trovano in superficie e necessitano solo di una leggera squadratura, i tempi si dimezzano.

Forse fare quattro conti aiuta a valutare meglio ciò di cui si parla.
Ripetendo i calcoli e le considerazioni per un Nuraghe piccolo, con un solo piano, senza scala interna, le pietre nei dintorni, sono sufficienti appena una trentina di giorni, con meno di dieci persone.

Mentre per un Nuraghe medio ( diametro di base di 13 metri ) e due camere sovrapposte risultano necessari appena cinque mesi di lavorazione con dieci÷quindici persone.


E’ chiaro che i tempi possono variare in funzione di numerosi fattori come : l’accuratezza della costruzione ; il tipo e la durezza delle pietre ; le attrezzature disponibili ; la distanza di reperibilità del materiale ; il legname per le impalcature ; la capacità del personale impiegato ; il numero delle persone impiegate, e cosi via, ma i tempi medi sono quelli considerati e non sono certo rilevanti come si è sempre creduto.
Anche l’organizzazione del lavoro poteva essere diversa : per costruire, per esempio, i primi due-tre metri di muro (in altezza), a causa delle grandi dimensioni dei sassi, si lavorava tutti insieme, prima al trasporto e poi alla messa in opera. Anche i tempi erano più lunghi, nella prima fase, ma più rapidi quando i conci diminuivano di grandezza.

Nuraghe medio.
Si calcola il volume di pietrame necessario per la costruzione di un nuraghe medio, con un diametro di base pari a 13,30 m e un’altezza di 13,00 metri. Con una scarpa pari al 12%, il diametro di sommità risulta essere di 10,20 metri.

V = 3,14 x ( 6,65 x 6,65 + 5,10 x 5,10 ) / 2 x 13,00 = 1.430 metri cubi.

Sono necessari 143 giorni per costruire il Nuraghe, con 10÷15 persone.

Nuraghe piccolo.
Si calcola il volume di pietrame necessario per la costruzione di un Nuraghe piccolo, con un diametro di base pari a 9 metri e un’altezza di 8 metri.

V = 3,14 x ( 4,5 x 4,5 + 3,5 x 3,5 ) /2 x 8 = 400 metri cubi.

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