giovedì 22 novembre 2018

Grazie dei consigli.


Se è vero che la glicemia alta (>> 110 mg/dl) è dannosa per l'organismo, come mai i nutrizionisti e i medici ci consigliano di seguire la dieta mediterranea che prevede il 55÷60% di cereali ?
Questi contengono fino all'80% di carboidrati, che si trasformano tutti in glucosio e mantengono elevata la glicemia dalla colazione fino a 3÷4 ore dopo cena.
Ovvero, dalle 7 del mattino, fino a dopo mezzanotte.
Significa che, escluse le ore notturne, per tre quarti della nostra vita siamo in una condizione pre-diabetica o diabetica, cioè in una situazione ad alto rischio e molto dannosa per l'organismo.
Qualche "scienziato" mi spiega perché? Non sarà per questo che ci ammaliamo ?
Non solo : ma se si va dal medico per la glicemia alta, questi ci consiglia una dieta con un'ulteriore limitazione dei grassi (che devono essere meno del 7% delle calorie giornaliere).
(Fonte : Epicentro - diabete).
Che uniti al 10÷13% di proteine, fanno arrivare i carboidrati all'80% !
Poi dicono che c'è un'epidemia di diabete...
Grazie dei consigli !

Per la serie : la Scienza non è un'opinione.


lunedì 19 novembre 2018

Grotte in preistoria.


La gente è sempre vissuta nelle grotte. Sono famose quelle di Matera, di Cassino, della Cappadocia, ecc. Alcune sono anche in Sardegna.
Le grotte naturali sono state il rifugio dell’Uomo primitivo, soprattutto nei paesi più freddi.
Perché l’uomo viveva nelle caverne ?
Perché la grotta rappresentava un rifugio sicuro, a temperatura costante (15 °C), in profondità. Sia d'estate, che d'inverno.
Poiché la caverna era buia anche di giorno, l’Uomo viveva sempre fuori, all’aria aperta.
Davanti all’ingresso accendeva il fuoco per cucinare e per scaldarsi ; sotto una tettoia, quando pioveva o faceva freddo.
Rientrava nella caverna soltanto per dormire : la temperatura costante e confortevole dell’interno, gli garantiva sicurezza e, soprattutto, salute.
Se la caverna aveva un “camino” naturale, poteva anche accendere il fuoco, che procurava calore e anche un po’ di luce.
Ma le caverne erano poche …

Allora, fin dai tempi più antichi l'Uomo, in molte zone del Mondo, ha scavato nella roccia tenera numerose grotte, che costituirono dei veri e propri centri abitati rupestri.
(Puglia, Basilicata, Sicilia, Marche, Sardegna, Turchia, per ricordare quelle più vicine a noi).
Le indagini fatte a Matera hanno dato la certezza assoluta che le grotte furono abitate, ininterrottamente, dal Neolitico al Medioevo, fino all'epoca recente. In alcune zone, sono ancora abitate.
Perché non in Sardegna ?

Ricordo che, quando ero bambino, la metà degli abitanti del mio Paese viveva nelle "Grotte". Molti ci abitano ancora...
Scavate nella roccia, avevano soltanto la facciata in muratura, dove erano le porte e le finestre.
Calde e asciutte, erano situate dentro una parete rocciosa esposta a Sud.

Come le Domus de Janas, in Sardegna...


venerdì 16 novembre 2018

Case antiche della Sardegna.


Spesso le case antiche della Gallura erano seminterrate, un metro o più. Si scendeva con dei gradini, ed erano senza finestre."
(F. de Rosa, Uso dei nuraghi. Sardegna digitale).

In Gallura sono molto diffusi gli stazzi : abitazioni del pastore-contadino e della sua famiglia. Sono monofamiliari e sparsi nel territorio (come i Nuraghi).
Insieme ad altri stazzi adiacenti formavano la “cussogghia”, un’entità geografica e sociale unita da vincoli molto forti di amicizia e collaborazione.
Simile al “villaggio diffuso”.
Spesso lo stazzo è monocellulare (una sola stanza), con al centro un grande focolare.
Gli stazzi, erano abitati dai pastori e dalle loro famiglie.

"Le case in Gallura erano orientate a Sud÷Est : la porta era sempre da quel lato, anche quando i terreni da coltivare erano sul lato opposto."
(F. de Rosa)

Spesso le case venivano costruite in collina, per motivi di salubrità dell'aria. Ma lassù soffiava un vento forte e freddo : allora si costruivano alti muri che proteggevano i cortili e gli spazi più frequentati.
Ci sono molti esempi, anche in altre zone (Sa Fraigada, Ozieri).
Come avevano sempre fatto i Nuragici e i Prenuragici.
Spesso, e fino quasi ai nostri giorni, il termine “fuoco” ha lungamente designato ogni singolo nucleo familiare.


lunedì 5 novembre 2018

Il villaggio diffuso.


Come avevo accennato tempo fa, per costruire un Nuraghe era necessario il contributo di molti uomini, forti e robusti.
Chi ha studiato la diffusione territoriale dei Nuraghi afferma che queste torri millenarie sono distribuite “a macchia di leopardo”. Nel senso che ci sono gruppi più o meno numerosi di nuraghi (30÷50), separati fra loro da uno spazio disabitato.
Se, come probabile, ogni nuraghe monotorre era abitato da un nucleo familiare con al massimo una decina di persone, si veniva a formare un “villaggio diffuso” che comprendeva tutto il territorio intorno ai nuraghi suddetti.
In questo territorio gravitava una popolazione di 300÷500 persone, o appena più numerosa se ci fossero stati parecchi nuraghi complessi con villaggi.
C’erano anche alcune Tombe di Giganti e una o due zone di culto e/o mercato.
Era un sistema indipendente, che necessitava di scambi minimi con l’esterno (forse, metalli), ma sicuramente attivo e vivace negli scambi interni.
I villaggi erano quasi del tutto inesistenti (sono stati costruiti dopo), e/o abitati da pochissime persone.

L’insieme dei Nuraghi di una certa zona e dei suoi abitanti, costituiva il cosiddetto “villaggio diffuso”.

Si conoscevano tutti ; molti di loro erano amici o parenti ; tutti si aiutavano a vicenda, in caso di necessità.
Esisteva solidarietà e buon vicinato. Leggi non scritte, ma rispettate da tutti.
Sicuramente c’erano frequenti occasioni, spesso legate al riposo o alle stagioni, durante le quali festeggiavano tutti insieme.
Il villaggio diffuso è rimasto, in modo molto simile e fino a tempi recenti, in molte zone della Gallura.