lunedì 20 maggio 2013

Etimologia Nuraghe.


Molti sono i significati  attribuiti al nome del monumento più caratteristico della Sardegna. Quello più accreditato e recente lo definisce “mucchio di pietre cavo”(!)

“La stessa parola "nuraghe" con cui si denomina il monumento probabilmente deriva dalla radice linguistica "nur", di origine molto antica e di probabile sostrato mediterraneo, che dovrebbe significare proprio "cavità" ma anche, al tempo stesso, "cumulo di pietre" e, per senso traslato, "luogo di osservazione elevato" (?). Si esprimerebbe così, già nella sintesi linguistica, la doppia natura architettonica del monumento a cui il termine "nuraghe" si riferisce, atto a ospitare spazi abitativi e al tempo stesso struttura prettamente militare, di controllo del territorio.” ( Sardegna Cultura, argomenti).

Spesso i Nuraghi sono costruiti vicino a una Domus : perché, se le Domus sono tombe ? Forse, il nuraghe serviva per il “controllo” dei cimiteri ?
O non, invece, per indicare una continuità abitativa ?

Nessuno, a meno che non sia pazzo, costruirebbe un monumento della maestosità di un Nuraghe, e poi lo chiamerebbe “mucchio di pietre cavo” !
(Forse, per questo si dice “abitare in un buco”….)

E’ più probabile che il nome attesti la funzione della costruzione, piuttosto che la forma.
Da sempre l’uomo, per identificare un monumento, ne indica l’uso più comune. ( La chiesa, la scuola, la casa, l’albergo, il museo, la fabbrica, la stalla, ecc. ).
Avevo indicato, anni fa e in forma scherzosa, la mia opinione.
Alla luce delle mie teorie (la duplice funzione del Nuraghe era abitazione e protezione dal fuoco), ne sono sempre più convinto.

1) NUR = Luce

Se la genesi del nome fosse “di origine molto antica e di probabile sostrato mediterraneo”, allora la radice NUR dovrebbe avere il significato attribuitole nella lingua dei Fenici, dominatori assoluti del Mediterraneo nel 1° millennio a.C., e divulgatori riconosciuti dell’alfabeto e della scrittura.
Tale radice Nur è rimasta nella lingua araba e tunisina ( Cartagine e i Fenici ).

Noor = deriva dal Persiano e significa Luce.

Noor, è il nome della Regina Madre di Giordania.

In inglese-indiano si dice : Noor ( pronuncia, nur )
In francese-algerino si dice : Nour ( pronuncia, nur )

Famoso è il diamante della regina inglese ( uno dei più grandi, al mondo ) :
Khoi-i-Noor oppure : Khoi-i-Nur
che significa : Montagna di Luce.
I datteri più buoni della Tunisia, si chiamano : Deglet Nour , ovvero Dita di Luce.

Dall’Oriente a Occidente, in tutto il mediterraneo, NUR ha lo stesso significato per popoli ormai diversi, ma tutti influenzati dal commercio fenicio e punico.
Perciò, reputo assai ragionevole il significato suddetto, per la radice NUR.

2) Secondo Giulio Paulis, invece, il termine NUR significa : “voragine” o “cavità a forma di pozzo”.
Ebbene, il Nuraghe non è una voragine, e nemmeno un pozzo : forse, questa immagine è quella che possiamo avere noi, oggi, salendoci sopra.
Perché i Nuraghi, oggi, sono “svettati” e dall’alto si vede il buco della camera.
Non è certo quello che vedevano i nuragici, quando osservavano il loro meraviglioso edificio !
Se il termine Nuraghe, come dicono, è precedente al latino, allora sicuramente non può avere quel significato.
E non è nemmeno un “muro cavo”.

Forse, ci si avvicina di più Pittau ( o Ugas ?), sostenendo che il termine deriva da Torre : ma come fa Tur a diventare Nur ?
Cito testualmente : ”(5. La radice tur- è la stessa dei vocaboli greci tureia “forma di cacio, di pane” e Tyrinthos (Tirinto), di formazione analoga a quella del latino turunda “focaccia”, e di diversi termini sardi come tu(ru)ndu “rotondo”, turta “torta”, tortolìa e tartalìa “la treccia delle interiora” da *turtalia “ritorta”.)”


3) Come sosteneva G. Spano, NUR in tutte le lingue orientali significa luce, fuoco, ed è lo stesso che dire casa o abitazione. ( Perché vi si accendeva il fuoco per usi domestici ).
HAG , significa grande : quindi Nur-hag = grande casa.

In tutti i dialetti della Sardegna, con la parola “fogos” ( fuochi ) si chiamavano le case e le famiglie.
Per indicare la popolazione di un villaggio, si diceva : “tenet tantos fogos”.
Anche le tasse, che si pagavano agli antichi feudatari, si chiamavano : “affoghizu” (tanto, a fuoco = tanto a famiglia ).

Sempre secondo Spano, anche molti nomi di paesi derivano dal nome proprio di chi ha costruito il primo nucleo familiare :
- Nuragugume = la casa di Agugumen (grande e pio).
- Nurallau = la casa di Allai (alto).
- Nureci = la casa di Echi (sincero).
- Nuraminis = la casa di Amin (fedele).
Chissà se G. Spano sapeva che i Romani hanno "deportato" in Sardegna un grosso nucleo di Ebrei, che probabilmente si sono stabiliti nella zona di questi Paesi!

Spesso, la soluzione più probabile risulta quella più semplice...

sabato 18 maggio 2013

Cancro e mortalità.


Annunciato con molta enfasi dalla “Medicina”, come uno strabiliante successo : “I risultati positivi sono merito delle terapie !”
Ma è proprio così ?
La mortalità viene calcolata come il rapporto tra il numero dei morti (dopo 5 anni), e il numero dei malati.
Secondo i medici, la mortalità per tumore è diminuita del 10%.
(La matematica non è un’opinione …)

Ma, allora, perché aumentano i morti per cancro ?
E, soprattutto, perché aumenta il numero di coloro che si ammalano ?
Andando a spulciare le statistiche ( fonte, Epicentro ), si legge che i casi di cancro sono stati circa 210.000 nel 2002.
Nel 2012, sono previsti (fonte, Ist. Mario Negri) circa 400.000 malati di tumore, e 180.000 morti.
I malati sono quasi raddoppiati, e i morti aumentati di oltre il 40 %.
Merito della prevenzione ?

Ma come si spiega questa apparente discordanza ?
E’ successo semplicemente che il numero dei malati (che in dieci anni sono raddoppiati), sta aumentando molto rapidamente : se aumenta il denominatore, il valore della frazione diminuisce …
Ne consegue che, se per ipotesi ci ammalassimo tutti di cancro, la mortalità calerebbe fin quasi a zero, e sarebbe il trionfo della medicina !!!


Ancora un’osservazione.
Se consideriamo che, mediamente, dopo una diagnosi di tumore si vive per circa 10 anni, i 180.000 morti del 2012 sarebbero quelli che si sono ammalati nel 2002 : significa che l’85% di loro non ce l’ha fatta.
Mentre il 15% è ancora vivo.
Considerando, però, che un buon 20÷30% di diagnosi sono falsi positivi (malati che hanno un tumore benigno o derivati da un errore medico), (Ongaro, Le 10 chiavi della salute) significa purtroppo che il 15% , non è morto probabilmente perché il tumore …. non ce l’aveva !
E non, per merito della “Medicina”.
Che, purtroppo, non riesce a guarire nessuno e non fa nemmeno un briciolo di prevenzione.