mercoledì 27 febbraio 2008

Incidenti, perché ?

Ancora una volta, si è verificata una strage di pedoni, per colpa di automobilisti che procedevano a velocità troppo elevata : 5 morti, due giovani donne e tre bambine, falciate mentre aspettavano lo scuolabus, vicino a Fiumicino.
Ancora una volta, non esiste responsabilità !
L’omicidio colposo, con le riduzioni di pena e libertà con la condizionale, non ha mai spaventato nessuno.
Se invece, alcuni comportamenti ( i più pericolosi ) venissero sanzionati con maggiore durezza ( e aggiungerei, con maggiore giustizia ), certi “automobilisti” ci penserebbero due volte, prima di mettersi al volante, o almeno sarebbero puniti in misura proporzionale al danno effettuato.

Quanto vale la vita di un bambino ?

Quando dovremo aspettare ancora, e quanti altri morti innocenti dovranno essere sacrificati al “dio automobile”, prima che un incidente mortale, causato da velocità eccessiva, o in stato di ubriachezza ( per fare due esempi, ma andrebbero elencati tutti i casi più pericolosi ), venga considerato omicidio e basta, e punito con trent’anni, senza condizionale ?

Oltre a far pagare, a chi causa incidenti, tutti i danni arrecati alla Società.

mercoledì 20 febbraio 2008

Tsunami in Sardegna.

Spesso, intorno ai nuraghi, si rinviene un’enorme quantità di terra, soprattutto intorno a quelli polilobati.
Qualcuno ha provato a spiegare il fenomeno con le ipotesi pià svariate, alcune veramente strampalate.
Come chi ipotizza lo “tsunami” preistorico. Anche se non esiste alcuna prova scientifica.
Quando non si sa cosa dire, si fa ricorso al provvidenziale, gigantesco meteorite, che cadendo nel Mediterraneo ( senza lasciare crateri ), ha provocato uno spaventoso maremoto con onde altissime, che hanno semisommerso la Sardegna, lasciandola ricoperta da metri di fango ( senza lasciare alcuna traccia rilevabile geologicamente, in nessuna zona dell’ Isola ).
Ora, ammesso e non concesso, che uno tsunami nel Mediterraneo, abbia potuto provocare onde alte 500 metri, queste possono essere penetrate nella terraferma, soltanto per qualche kilometro. Tre ÷cinque, dieci km, al massimo, e su terreno liscio e pianeggiante : poi la resistenza di attrito dell’acqua con il suolo, avrebbe afflosciato anche la spinta più brutale. Se l’acqua incontra alberi e boschi, si ferma molto prima. Invece c’è chi afferma che l’acqua abbia percorso centinaia di km e salito in quota, per centinaia di metri, fino a Barumini e oltre.
La Sardegna, anche nel Campidano, sale di decine e decine di metri : uno tsunami come quello del 2006 nel Sud-Est asiatico, avrebbe potuto penetrare per una stretta striscia e per un km, al massimo. Quello causato da un meteorite, sarebbe penetrato anche meno ! Questo perché un’onda da tsunami ha un volume limitato : una volta che si spande sulla terraferma, l’altezza dell’acqua si assottiglia velocemente, e finisce dopo poche centinaia di metri, o qualche km.
L’altezza massima misurata di un’onda da tsunami è stata di 17 metri, ma si suppone che possa raggiungere anche i 30 metri. Che piano piano si assottigliano fino a zero, a poche centinaia di metri dalla riva.

Ma stiamo parlando di ipotesi e fantasie : le prove scientifiche ci dicono che non c’è stato nessun tsunami. Non è stato trovato, in decine di siti sparsi in tutta la Sardegna, un solo millimetro di fango da tsunami.

L’acqua travolge e trascina i detriti di tutto quello che riesce a trasportare ( tronchi, sassi, animali, ecc. ), compresa terra e sabbia in sospensione. Ma l’onda, ritirandosi, può aver lasciato al massimo qualche millimetro di sedime, non metri di terra e, perdipiù, soltanto a ridosso dei nuraghi !

Invece, la terra intorno ai Nuraghi ha una spiegazione, semplice e logica.

Nuraghi e terra.

Proverò a spiegare l’enorme quantità di terra che si rinviene intorno ai nuraghi, soprattutto complessi, e che molti attribuiscono a uno spaventoso, quanto improbabile, “tsunami”.
La torre centrale di un nuraghe ha un volume di circa 1500÷2000 metri cubi, tutto compreso. Le torri intorno sono più piccole, ma il loro volume supera sempre il migliaio di metri cubi.
Il nuraghe S’Urachi, per esempio, è costituito da ben 15÷16 torri, che mediamente assommano a circa 15÷16000 metri cubi di sassi .... e terra !
Perché i vuoti tra le pietre erano riempiti di terra.
Ora, i vuoti tra pietre di quelle dimensioni sono circa un quarto del volume totale, cioé circa 4000 metri cubi : 400 camion pieni di terra, da oltre 200 quintali ciascuno !
Una quantità di terra impressionante, che era stata portata in alto, a mano, e che ora è sparsa intorno alle rovine di S’Urachi, e di tutti gli altri nuraghi dell’Isola.
Nei nuraghi monotorre, invece, non si rinviene questo fenomeno, perché il volume di terra è molto inferiore. Qualche volta, la terra è stata erosa dal vento e soprattutto dalla pioggia, e dilavata nei secoli. Ma, anche qui, esistono molti nuraghi seminterrati.

La terra nei Nuraghi aveva molte funzioni utili :
1) aumentava la stabilità delle pietre e della muratura a secco ( un po’ come la malta, oggi ).
2) Impediva che nei vuoti tra le pietre si insediassero animaletti di ogni sorta ( soprattutto topi, che prediligono il calore dei muri a secco ).
3) Aumentava l’impermeabilizzazione del muro, impedendo all’acqua piovana di penetrare nel nuraghe.
4) Contribuiva all’isolamento termico.
5) Impediva gli spifferi del vento.


Inoltre la terra, sia a S’Urachi, che a Barumini - come dicono le indagini stratigrafiche - copre strati romani : quindi è di epoche successive.
Se consideriamo anche, che la Sardegna, fino al ‘700 non ha mai superato i 300.000 abitanti, si può ipotizzare che lo smantellamento della maggior parte dei Nuraghi sia avvenuto negli ultimi 300 anni, quando con l’aumento della popolazione, è cresciuta la necessità di nuove case.
Per S’Urachi, può essere successo questo : gli abitanti del vicino paese di S. Vero Milis hanno usato le pietre del nuraghe per costruire le case.
Smantellando il nuraghe, insieme alle pietre cadeva anche la terra, che si è accumulata alla base. Una parte è stata perfino riutilizzata, per costruire mattoni, setacciandola e accumulando sassi e soprattutto cocci, nella discarica, trovata durante gli scavi.

sabato 16 febbraio 2008

Pasta con le noci.

Dose per 4 persone :

- noci (gherigli ) 120 g
- un vasetto di acciughe sott’olio ( filetti sgocciolati : 50 g )
- olio extravergine d’oliva
- aglio
- peperoncino


Mettere a bollire l’acqua per la pasta. ( Non dimenticare di aggiungere il sale, quando bolle ).

Frullare le noci. Se si preferisce, un paio di gherigli si possono spezzettare, in modo da sentirne maggiormente il sapore.

In una padella, rosolare nell’olio 2÷3 spicchi di aglio schiacciati, con un pezzetto di peperoncino. Appena l'aglio è dorato, toglierlo e aggiungere le acciughe e le noci frullate. Mescolare per un minuto.
Il condimento è pronto.

Scolare la pasta e metterla nella padella : mescolare bene e ..... buon appetito !

Tempo di preparazione : il tempo necessario per la cottura della pasta.

giovedì 14 febbraio 2008

Mal di Testa.

Il mal di testa è un sintomo, non una malattia. Parlo ovviamente del mal di testa definito essenziale, di cui i medici non conoscono le cause.
La causa, invece, potrebbe essere costituita dai cosiddetti alimenti scatenanti, a cui il paziente è intollerante. Spesso sono presenti contemporaneamente alcuni sintomi associati, quali disturbi intestinali, rinite, dermatiti allergiche.
Quando si mangia uno degli alimenti incriminati ( che può essere diverso da paziente a paziente ) e si supera la soglia di tolleranza, si scatena il mal di testa. In genere sono alimenti che si mangiano spesso, e che piacciono di più.
Per individuarli è sufficiente elencare i cibi che abbiamo mangiato il giorno precedente a quello in cui si è scatenato il mal di testa.
Il mal di testa viene scatenato da uno dei cibi in elenco. In genere, da quello che ricorre più spesso.

Quando si è guariti, invece, anche se si mangia lo stesso alimento non succede più nulla, perché si è ben al di sotto del limite massimo di tolleranza. Solo se si esagera può ritornare la sintomatologia. Ma basta rimettersi a dieta per un po’, perché si torni a guarire!
Una causa primaria potrebbe essere dovuta all’uso improprio e sconsiderato degli antibiotici, che alterano la flora batterica intestinale, causando disbiosi e intolleranze.
Anche l’aumento dei casi di mal di testa tra i bambini e gli adolescenti si può spiegare in questo modo! Inoltre una volta fatto il danno, è difficilissimo ripristinare l’equilibrio alterato.
Non è forse il caso di approfondire ? E i milioni di casi di asma, di allergie, di malattie autoimmuni che si potrebbero così prevenire ?
Meditate, Medici, Meditate !

lunedì 11 febbraio 2008

Antibiotici dal dentista.

A chi non è capitato di dover fare una cura antibiotica “preventiva”, prima di un intervento dal dentista ?
La bocca è piena di microrganismi che, una volta passati nel sangue attraverso le ferite chirurgiche, potrebbero infettare vari distretti dell’organismo.....
Questa era, almeno fino ad oggi, la teoria, e la prassi consigliata dai protocolli medici.
Antibiotici di ogni tipo sono stati così prescritti, per oltre mezzo secolo, causando spesso danni rilevanti alla popolazione, sotto forma di effetti collaterali : alterazione della flora batterica intestinale, allergie e intolleranze, malattie autoimmuni, ecc.
Ora invece si scopre che non erano necessari.
Anzi, la quantità di batteri messa in circolo dalle cure dentistiche è inferiore di cinque milioni di volte ( inserto Salute, su Repubblica, del 07/02/2008 ) a quella procurata dalle normali pratiche quotidiane : dallo spazzolarsi i denti o dalla semplice dinamica dell’alimentazione.
Sorge il sospetto che il dentista abbia voluto “prevenire”, non le patologie del paziente, ma le eventuali conseguenze di una sua, talora disinvolta, pratica igienica.....

Ma chi è particolarmente “incline” alle infezioni del cavo orale, che cosa può fare ?
Si è scoperto che alcuni probiotici, e soprattutto alcuni immunoregolatori, rinforzano le difese immunitarie, e “prevengono” anche la necessità di .....andare dal dentista !!!
Buona salute a tutti.

giovedì 7 febbraio 2008

Statica della tholos.

Differenza tra la tholos micenea e i Nuraghi :

a) tholoi micenee.

Le tholoi micenee sono tombe ipogee, quindi la muratura riceve la spinta del terreno adiacente. ( Come la tholos del pozzo di S. Cristina ).
Perciò possono essere costruite con spessori più sottili.
Resistono, come se fossero tanti anelli sottoposti a spinte laterali : i conci vengono compressi e la loro stabilità aumenta.
I conci devono essere, possibilmente, regolari e di forma trapezia.
Infatti, se manca una pietra, o un concio si rompe, c’è il rischio del crollo di tutta la struttura sovrastante.
In genere, le tholoi dei pozzi sacri, in Sardegna, sono più recenti dei nuraghi, o qualche volta, restaurate successivamente, perché crollate.


b) tholoi nuragiche.

Nei nuraghi, invece, le pietre “aggettanti” sono quasi sempre separate, lateralmente, dalle pietre adiacenti. Non vi sono spinte orizzontali, verso l’interno della tholos, in quanto la struttura è tutta fuori terra.
Per comprendere il meccanismo di funzionamento di una tholos nuragica, possiamo fare un piccolo esperimento.
Proviamo a costruire una volta ogivale, utilizzando dei mattoni.
Mettiamo un mattone che sporge di qualche centimetro sopra un altro mattone : sta in equilibrio senza problemi.
Si può continuare, aggiungendone un altro, e poi un altro ancora : ad un certo momento, un ulteriore mattone farebbe crollare tutto.
Allora riproviamo mettendo tre mattoni affiancati come primo strato, e continuiamo a sovrapporre, tre mattoni per ogni strato, facendo “aggettare” il primo di qualche centimetro.
Ora, il peso della struttura, di elevato spessore come nei Nuraghi, tiene tutto in equilibrio, fino a permetterci il completamento dell’ogiva.
Si può notare, inoltre, che la struttura sta in equilibrio ad ogni livello. Sia in fase costruttiva, sia dopo il crollo delle parti superiori, come si può vedere, oggi, in molti nuraghi “svettati”.

Questo è il “segreto” dei Nuraghi, semplicemente.
La tholos nuragica differisce da quella micenea, per almeno quattro caratteristiche :
1) E’ tutta fuori terra.
2) Non funziona ad arco.
3) Non crea spinta orizzontale.
4) E’ stabile in qualsiasi momento costruttivo.

Quelle micenee, e in parte, quelle dei pozzi sacri :
1) Sono ipogee.
2) Funzionano come archi orizzontali.
3) La spinta deve essere contrastata dal terrapieno. E, nello stesso tempo, la cupola resiste alla spinta della terra.
4) E’ stabile soltanto se i conci degli anelli orizzontali sono sufficientemente lavorati, e se gli anelli sono chiusi.

Il sistema dei pozzi sacri, necessita del contatto laterale dei conci, che devono essere sempre in pressione. Nei nuraghi, spesso, non si toccano nemmeno : solo se i conci sono poligonali, il contatto laterale esiste ed è staticamente rilevante.
E’ possibile, comunque, che alcuni pozzi sacri (forse, i più antichi ), siano stati costruiti secondo il sistema dei Nuraghi.

Nel Nuraghe, avendo funzione abitativa, non avrebbero rischiato un crollo : sarebbe stato autolesionista : una spada di Damocle, perennemente sulla testa. Ma con il primo sistema, non c’era alcuna spinta e i conci erano stabili.

Le tholoi dei pozzi sacri, essendo sotto terra, ricevono la spinta del terreno e dell’acqua ( che tendono a spingere i conci verso l’interno del pozzo ). Anche se, spesso, il drenaggio di riempimento dello scavo intorno alla tholos stessa, fatto con pietre e terra, non crea una spinta eccessiva.
Ma la prudenza non è mai troppa : per cui una maggiore lavorazione delle pietre, per creare appoggi laterali più stabili, è una costante dei pozzi a scala.
E dimostra il livello raggiunto nelle loro capacità di assicurare acqua pulita e potabile, per tutti.
Il pozzo a scala, protetto con un recinto dagli animali, e da una costruzione superiore in muratura, era igienicamente perfetto : l’acqua, filtrata dal drenaggio, si raccoglieva, purissima, nella tholos.

martedì 5 febbraio 2008

S. Cristina.

Il pozzo di S. Cristina è l’esempio più bello e affascinante dell’antico monumento nuragico.
Inserito in un’area sacra ( luogo di scambio rituale e per questo ritenuto sacro), è costituito da una scala trapezoidale in basalto, che scende, ripida, a circa sei metri di profondità. Dal fondo, sopra un “catino”, si erge una tholos a forma di bottiglia, di rara perfezione.
L’arretramento dei conci sovrapposti, consente di rimediare, forse, a un errore di scarpa : arretrandoli di 1÷2 cm, si guadagna larghezza per la scala, che altrimenti si sarebbe stretta troppo. Inoltre l’insieme acquista una prospettiva migliore.
La perfezione costruttiva, la rigorosa isodomia dei blocchi di pietra, la lavorazione molto accurata, fanno pensare ad una ricostruzione in epoca successiva, anche se è stato rispettato l’impianto progettuale originario, caratteristico di molte costruzioni simili.
I Nuraghi li conosciamo tutti : la lavorazione dei conci non è mai stata così rifinita in nessuna epoca della Civiltà Nuragica e in nessuna fase costruttiva !
E l’acqua è stata sacra per tutti i popoli che sono succeduti ai Nuragici, fino a noi.

Quando un pozzo crollava, veniva ricostruito, con tecniche più recenti, spesso riutilizzando le pietre migliori, spesso facendolo ex-novo.
S. Cristina appartiene, probabilmente, a questo secondo caso.
Le pietre usate per il pozzo sono diverse da tutte le altre del sito archeologico : solo la pietra del foro apicale è stata riutilizzata.

Nei pozzi nuragici sono state trovate offerte votive, spesso appartenenti a epoche diverse, anche distanti migliaia di anni : segno che erano pozzi ben costruiti, perché in essi si sono dissetati popoli diversi.

sabato 2 febbraio 2008

Pozzo sacro ?

Perché i pozzi a scala sono tutti pozzi sacri ?
Qual è la differenza tra un pozzo sacro e uno normale, per l’acqua ?
Il pozzo è sacro, perché si trova in un’area sacra, oppure per via delle modalità costruttive ?
Come veniva scavato un pozzo, in epoca nuragica ?

Il problema dell’acqua è molto importante in Sardegna, in una terra dove spesso, da maggio a novembre, non piove mai.
La grande diffusione dei pozzi a scala, indica il livello straordinario raggiunto nell’approvvigionamento idrico, e soprattutto la sicurezza di poter disporre, anche nei periodi di lunga siccità, di un bene essenziale come l’acqua, di importanza vitale per gli uomini e per gli animali.

Un pozzo si scava nel posto in cui, per gran parte dell’anno, affiora una vena d’acqua. Che però, d’estate si secca.
Allora, l’unica soluzione è fare uno scavo, fino a raggiungere il livello “estivo” della falda.
Un pozzo si poteva scavare, a mano, soltanto se si trovava roccia stabile, in profondità. Altrimenti la terra frana e diventa pericoloso.
Scavare un pozzo in verticale, soprattutto in presenza di acqua, o di terra umida e franosa, comportava un elevatissimo rischio di restare sepolti nel fango. Senza contare le notevoli difficoltà da superare nella costruzione del rivestimento.

Scavare un pozzo, invece, con i lati aperti e scala di terra, comportava un lavoro superiore (terra movimentata) , ma che veniva facilitato dal più agevole trasporto della terra, attraverso la scala.
C’era anche una maggiore comodità di scavo, e, soprattutto, una maggiore facilità nella realizzazione del rivestimento. Quest’ultimo aveva la funzione di filtrare la terra, in modo che l’acqua restasse sempre pulita.
La copertura, invece, impediva al vento e alla pioggia di inquinare l’acqua e ne ritardava l’evaporazione. Senza luce solare diretta, si evitava anche la crescita delle alghe e si manteneva l’acqua più fresca e a temperatura costante.

Con i pozzi a scala, veniva garantita anche la sicurezza di utilizzo : nessuno rischiava di affogare se, per caso, scivolava nell’acqua. Quanti bambini ( e adulti ) si sono salvati da morte certa ?
Nei pozzi verticali, l’acqua, raccolta con un otre, doveva essere tirata su a forza : il peso del recipiente, le scarse e insicure protezioni, i piedi che slittano sul bagnato, il muretto che frana .... Quanti incidenti venivano evitati con i pozzi a scala !

Voi, quale avreste costruito ?

venerdì 1 febbraio 2008

La luna nel pozzo.

Ricordo che, da bambino, durante le fredde notti di luna piena, mi recavo spesso a guardare la luna che si specchiava nell’acqua, liscia e nera, del pozzo vicino a casa. Mi divertivo a lanciare il secchio e a muoverlo, facendo oscillare l’immagine della luna, per poi farla scomparire e tornare : ero affascinato mentre, invano, cercavo di catturarla.
La luna è sempre stata misteriosa (ad essa sono affibbiate tutte le stranezze di questo mondo : pensate alla parola lunatica ), e continua ad esserlo, anche dopo che l’uomo è riuscito a calpestarne il suolo.
Spesso si dice : “ cercare di prendere la luna nel pozzo” !....
Oppure : il gatto lecca i raggi di luna nella scodella dell’acqua pensando che sia latte !

L’archeoastronomia nuragica sostiene che, nel pozzo sacro di S. Cristina, ogni 18,61 anni ( durante il lunistizio settentrionale maggiore ), la luna si specchi nell’acqua, per un magico evento, unico nel suo genere e sicuramente molto suggestivo.

Ma la luna si specchia in qualsiasi pozzo, durante le notti di luna piena, soprattutto quando è più alta nel cielo, quasi allo Zenit.
Soprattutto quando il pozzo è poco profondo, o meglio quando il livello dell’acqua, dopo le piogge autunnali, è vicino alla superficie.
A Santa Cristina, d’inverno, il livello dell’acqua cresceva fino a raggiungere, spesso, la superficie del terreno. Oggi non è più così, soltanto perché, durante i lavori di restauro, è stato effettuato un drenaggio, che mantiene l’acqua a livello del “catino” di fondo, per permettere le visite “archeoastronomiche” e turistiche.

Perciò, il pozzo sacro di S. Cristina non faceva eccezione : ogni anno, se il livello della falda saliva, la luna piena si specchiava nell’acqua. E non come affermano gli archeo-astronomi, ogni 18,61 anni . (Poteva succedere soltanto se il pozzo era asciutto : ma allora, non ci sarebbe stato nulla da festeggiare!)
Se fosse stato vero, i Nuragici avrebbero avuto soltanto una o due occasioni per vedere la luna nel pozzo, durante la loro breve vita. E avrebbero aspettato con trepidazione quel giorno, per fare grandi feste : pensate la delusione, se come spesso succede d’inverno, passava qualche nuvoletta dispettosa !
Perché avrebbero dovuto costruire un Monumento per esaltare un fenomeno che non avrebbero mai visto, durante la loro vita ?

Fortunatamente il nostro satellite ignora chi vuol mostrare “la luna nel pozzo”, illudendo i creduloni con false invenzioni.
Essa sa che, sopra il foro apicale ( messo lì solo per creare un tiraggio d’aria che asciuga le pareti del pozzo, evitando che ammuffiscano, e che goccioli umidità e sporcizia sull’acqua ), c’era un bel tempietto chiuso che impediva materialmente al raggio lunare di illuminare l’acqua !

La luna nel pozzo l’ha inventata qualche romanticone !
Il mondo è pieno di illusionisti e di chi vuole farsi illudere !