mercoledì 11 luglio 2007

Divisione del lavoro.

La Civiltà Nuragica era basata essenzialmente sulla pastorizia e sulla raccolta di alimenti spontanei, solo in minima parte sull’agricoltura.
Nelle città sorte nel Medio Oriente, vi era una grande differenziazione tra i cittadini : vi erano artigiani, artisti, sacerdoti, guerrieri, commercianti, ecc. oltre agli agricoltori e pastori.
La specializzazione del lavoro era possibile solo nelle città, dove chi produceva gli alimenti ne versava una parte a chi si dedicava ad altri lavori. A volte in cambio di attrezzature o servizi resi, altre volte perché costretti in qualche modo a pagare la “decima” (cioè le tasse), ad una classe sociale prevalente, o ad un popolo conquistatore.
Questo nelle città.

Ma in Sardegna, dove le prime città sono sorte con l’arrivo dei Fenici, l’organizzazione sociale era limitata alle tribù più numerose, verso la fine della civiltà nuragica.
Non che non esistessero i vasai, gli spaccapietre, i boscaioli, o tutte le varie forme di specializzazione del lavoro, ma la stragrande maggioranza delle persone era in grado di svolgere quotidianamente, o periodicamente, tutti i lavori che si rendevano necessari.
Non tutti erano capaci di costruire un nuraghe, ma tutti vi prendevano parte anche solo come manovali.
Chiunque sapeva mungere le pecore e fare il formaggio; anche se non vi si dedicava tutti i giorni.
Conosco persone che sanno fare oltre cento mestieri diversi : molti in maniera “professionale”, altri in modo più o meno approssimato, ma comunque sono in grado, per necessità, di portare a termine, e anche bene, il loro compito.

Un popolo di pastori, disperso nel territorio in nuclei monofamiliari o poco più, non aveva un’organizzazione del lavoro in senso specialistico, ma tutti sapevano fare tutto !

La specializzazione in qualcosa, era più un “secondo lavoro” esercitato nel tempo libero, piuttosto che un’attività principale, che era, sempre, quella di procurarsi il sostentamento.
Prima si pensava al gregge, alla raccolta e alla preparazione del cibo, alla sua conservazione. Poi si diventava vasaio, calzolaio, carpentiere, ecc.
Chi era più bravo a produrre qualcosa, non lo faceva in serie, ma su ordinazione, in cambio di lavoro o di alimenti o di attrezzature.
Per esempio, chi aveva una coppia di vacche da lavoro, dopo averle utilizzate per le proprie necessità, si prestava ad effettuare trasporti di legna, di foraggio, di pietre, o ad arare un campo, per un vicino che glielo chiedeva. Oppure chi possedeva un’accetta (ed erano pochi fortunati), si specializzava nel mestiere di “taglialegna”.
Molto raramente, però, qualcuno si dedicava ad un mestiere a tempo pieno : anche perché, fino all’avvento del commercio sistematico e organizzato, la produzione di beni era limitata al consumo familiare o di pochi vicini.
Per gli scambi un po’ più simili al nostro commercio, si aspettavano le “feste”, nelle zone a ciò adibite (spesso intorno a un pozzo sacro, come a S. Cristina). Qui si scambiavano le eccedenze o le produzioni specialistiche, con attrezzature, utensili, stoviglie, animali, ecc. Qui si scoprivano le novità, ci si scambiavano conoscenze e notizie.

La specializzazione del lavoro, un esercito, una flotta, ecc. sono possibili solo nelle città.

Continua ...

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