Non è facile costruire con le pietre a secco, non squadrate, e senza l’ausilio del cemento !
Non è facile neppure la costruzione di quei semplici muretti, di cui la Sardegna è costellata. Pochi, infatti, restano integri nel tempo : quasi ogni anno ne frana un pezzo, qua e là, e devono essere riparati.
Costruire un muro alto 20 metri, come nei Nuraghi, significa che il popolo sardo del 2° Millennio a.C. aveva raggiunto una capacità tecnica notevolissima, rimasta insuperata ancora oggi.
Infatti, dove i Nuraghi sono stati restaurati e ricostruiti, si vede la differenza ( sconcertante ) tra il nuovo e l’originale, nonostante l’impiego generalizzato di macchine e attrezzature moderne.
La realizzazione di un Nuraghe
La costruzione di un Nuraghe era un insieme di regole, comportamenti, accorgimenti costruttivi, soluzioni e, qualche volta, innovazioni, che permettevano di raggiungere gli scopi previsti in materia di sicurezza, funzionalità e durata.
La corretta concezione strutturale, la capacità di interpretare il comportamento dell’opera nei suoi aspetti più salienti, gli schemi fondamentali e perfino i dettagli, implicavano conoscenze progettuali che dovevano essere acquisite con il tempo e con l’esperienza.
L’affidabilità delle scelte effettuate ( dimostrata dal fatto che moltissimi nuraghi sono ancora al loro posto, dopo 3500 anni ), fu il prodotto di una “cultura costruttiva” che permeava la società tutta, ed era il risultato di un’esperienza secolare.
La scelta delle pietre più adatte, delle cave, del basamento, della posizione, del numero dei piani e dell’altezza, era la logica conseguenza della profonda conoscenza dei luoghi.
Il Nuraghe era il simbolo di chi lo aveva costruito, lo specchio di chi lo abitava.
Indice :
1. Cultura costruttiva.
4. Il genio dei Nuraghi.
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