Dopo aver tracciato il disegno per terra, si posizionava la prima fila di pietre, utilizzando, in genere, le più grandi, spesso anche non squadrate.
A questo punto, il progetto era già ben definito, almeno in pianta, e si iniziava il lavoro di sollevamento dei conci.
Non è possibile trasportare i blocchi trascinandoli sulla muratura già costruita : il peso farebbe smuovere tutto, con il rischio di scivolamento dei sassi : il muro perderebbe tutta la sua stabilità.
Il trasporto deve avvenire sempre su rampa lignea esterna.
Si costruiva la rampa di legno, utilizzando il legname preparato nel corso dell’anno precedente.
Era necessaria una rampa che girava intorno al perimetro esterno del nuraghe, larga 2÷3 metri.
La pendenza doveva essere molto bassa : più grandi erano le pietre, minore doveva essere l’inclinazione, per ridurre la forza di trazione : una pendenza media del 10% poteva essere ideale.
Ma l’attrito slitta-rampa era troppo alto (0,30) e bisognava ridurlo. Come ?
Semplicemente, spalmando di grasso animale sia la slitta, sia i tronchi della rampa : il coefficiente di attrito, con il legno lubrificato, può ridursi di cinque÷sei volte, fino ad assumere un valore minore di 0,08 : appena l’otto per cento del peso !
Che sommato alla quota dovuta alla pendenza della rampa (10%) fa : 0,10 + 0,08 = 0,18
Meno del 20% del peso : ciò significa che un blocco di 600 kg (un quarto di metro cubo) che è il concio medio, può essere trainato con una forza di 120 kg : solo 4 persone !
La rampa doveva essere divisa, longitudinalmente, da un bordo in legno, a formare una specie di guida per la slitta : una metà veniva spalmata di grasso, sull’altra metà salivano gli uomini che tiravano le corde.
E l’architrave, in genere non superiore al metro cubo, pesante meno di 3000 kg, se basalto o granito, o meno se calcare o trachite, poteva essere trainato da appena 20 persone, neanche particolarmente robuste. (Visto che l’architrave doveva essere sollevato di un paio di metri, potevano essere sufficienti anche 10÷12 persone).
Inoltre la pendenza della rampa poteva essere più bassa per i primi metri di altezza, quando le pietre erano più grosse, e poi diventare via via più ripida.
Per di più, i sassi veramente grossi, erano quasi soltanto quelli del perimetro più esterno del Nuraghe (quelli “a vista”).
Il blocco si portava fino ad una quota superiore al piano di posa, poi con uno scivolo, si faceva dolcemente scendere in posizione definitiva, o quasi. In questo modo non era mai necessario sollevare le pietre : cosa molto difficile, senza una buona gru !
Per i sassi più piccoli, dopo il livello architrave, era solo un divertimento ! Così come per i materiali di riempimento : minutame + terra.
Spesso l’argilla veniva impastata con acqua, come per i vasi, e con essa si poteva rifinire l’interno, quasi un intonaco. Terminata la costruzione, bastava accendere un falò nelle camere interne, e l’argilla induriva come un sasso. Esternamente, invece, era più difficile, perciò l’argilla non si è conservata.
I pilastri di sostegno della rampa servivano anche come guida per la corretta inclinazione della muratura, che nei Nuraghi è sempre perfetta.
Continua ...
giovedì 26 luglio 2007
Trasporto sulla rampa.
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1 commento:
Non mi spiego l'utilità dell'intonaco argilloso all'interno del nuraghe!
...poi, quanto sarebbe potuto durare? qualche mese?
Qualche anno?
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