L’uomo invece è venuto milioni di anni dopo, ma si è accorto subito di questo insetto che accumulava una sostanza densa e zuccherina, e ha cercato di rubargliela, sfidando le dolorosissime punture.
Disegni rupestri, raffiguranti un uomo che raccoglie il miele, risalgono a oltre 7000 anni fa, nel Neolitico.
Il miele era una golosità, oltre che un’ottima fonte energetica. Era facilmente conservabile, ma se qualche vaso fermentava, con l’aggiunta di acqua diventava una deliziosa bevanda alcolica : l’idromele. Era tradizione di molti popoli che le coppie appena sposate bevessero il “nettare degli dei “ per un mese (una luna), dopo il matrimonio, al fine di generare un figlio maschio. Sembra provenga da ciò il detto “luna di miele ”.
Nei pressi di Oliena (NU) è stata trovata una statuetta di bronzo (III secolo a.C., conservata a Cagliari nel Museo archeologico), che raffigura un uomo nudo ricoperto di api. Sembra si tratti di Aristeo, figura mitologica greca che insegnò ai Sardi la coltivazione della vite , dell’olivo, la produzione del formaggio e, naturalmente, l’allevamento delle api.
Forse il mito era giunto dalla Grecia intorno al VI secolo a.C., in concomitanza con l’insediamento di colonie greche nel Nord-Est dell’Isola.
Anche in epoca romana non mancano i riferimenti all’apicoltura sarda : è famosa la frase, attribuita a Cicerone, che voleva mettere in cattiva luce le genti di Sardegna, che avevano avuto la sfrontatezza di denunciare la gestione predatoria di un governatore romano : “ Omne quod Sardinia fert, homines et res, mala est ! Etiam mel, quod in ea insula abundat, amarum est."
Continua ...
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