2. Un altro modo risolve
alla radice, ed è fare come brillantemente hanno fatto i Nuragici : eliminare la spinta !
Infatti, se aumentiamo lo spessore del muro, triplicando ad esempio i mattoni, ma soprattutto creando interconnessione tra di essi, come in fig. 5 , riusciamo agevolmente a costruire una struttura in perfetto equilibrio e senza spinte orizzontali.
Perché la parte che aggetta non tende più a crollare e, quindi, non necessita di un "puntello" per stare in equilibrio.
E questo è il Nuraghe.
La copertura così realizzata si chiama Tholos nuragica.
Soltanto l’interconnessione, però, può fare in modo che la spinta non ci sia !
E che si possa costruire la tholos senza l’uso della centina.
Infatti, come osserva autorevolmente l'archeologo G. Manca (Il Nuraghe Losa e la Civiltà Nuragica), ma soprattutto se si osserva con attenzione come sono posizionati i conci, si nota che, nella stragrande maggioranza dei Nuraghi, le pietre sono separate lateralmente e semplicemente appoggiate a cavallo dei due conci sottostanti. Non vi è quasi mai quel contatto laterale che, secondo alcuni autori, darebbe luogo a un “arco orizzontale” come fulcro della stabilità dell’ogiva.
Gli “anelli di coazione” sarebbero “in forza” (per usare le stesse parole di F. Laner , nel suo bel libro : Accabadora). Ciò può essere vero (forse) nei trulli pugliesi, nelle tholoi micenee e (ancora forse) in alcuni “pozzi sacri” : ma non nei Nuraghi !
Perché il Nuraghe non è una cupola !
Ciò sarebbe stato, anche, assai rischioso perché, se una parte della tholos avesse ceduto, tutta la costruzione sarebbe potuta crollare...
(Quando i conci sono “in forza”, basta un sasso che cede o che si sfila, e può crollare tutto, con enormi rischi per la popolazione.)
Invece così non è, perché i Nuraghi sono stabili anche “spaccati a metà”, o con un concio mancante.
Continua.
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