Ma non è chiaro, però, se sia la pressione alta a scatenare la malattia, oppure se essa venga causata da alcuni farmaci presi per abbassare la pressione.
Secondo uno studio effettuato nella Rochester University ( Le Scienze, febbraio 2009 ), un ridotto flusso sanguigno attiverebbe alcune sostanze, come SRF e miocardina : questi sono due fattori che riducono ulteriormente il flusso di sangue al cervello e rallentano la rimozione di beta-amiloide.
Più il flusso di sangue è ridotto, meno ossigeno e sostanze nutritive arrivano ai neuroni, e più beta-amiloide si accumula.
Ci sono prove, sempre più numerose, che indicano come una scarsa irrorazione sanguigna comporti, sia un’insufficiente nutrizione delle cellule cerebrali, sia una incompleta eliminazione dei rifiuti prodotti. Ciò non permette di contrastare efficacemente la formazione delle placche di beta-amiloide, che aggravano la malattia.
Questo spiegherebbe anche l’aumento dei casi di Alzheimer negli ultimi decenni, in parallelo con l’aumento dei pazienti trattati contro l’ipertensione.
In attesa di ricerche più approfondite, non sarebbe il caso di non abbassare troppo la pressione del sangue ? Nel senso di non diminuire il flusso di sangue al cervello ? Anche perché il guadagno, in termini di durata della vita media ( soltanto qualche mese ), non è neanche lontanamente paragonabile con i lunghi anni di non vita e di sofferenze indicibili per i malati e, soprattutto, per i loro familiari.
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