La
psoriasi è una malattia infiammatoria della pelle (ad andamento
cronico-recidivante, ma non è infettiva, né contagiosa), che si
manifesta con chiazze arrossate a limiti netti, rivestite da squame
biancastre facilmente sfaldabili. Interessa principalmente gomiti,
ginocchia, cuoio capelluto e regione lombo-sacrale.
La
gravità della malattia dipende dall'estensione delle lesioni e,
soprattutto per il loro impatto psicologico, dalla
loro localizzazione.
A
volte può dare bruciore, dolore articolare, prurito e perfino
sanguinamenti.
Pur
essendo inizialmente una malattia cutanea, può essere accompagnata,
nelle forme più
gravi, da patologie
come celiachia, morbo di Crohn, artrite psoriasica, depressione,
ipertensione, disturbi renali, malattie metaboliche e
cardio-vascolari (aumento dei livelli di colesterolo e trigliceridi,
aumento del rischio di diabete e infarto), ecc.
Tutte
malattie del tipo Th1.
La
malattia, quando le lesioni sono diffuse in parti "sensibili",
può pregiudicare i rapporti interpersonali. E non solo.
Può
condizionare la vita lavorativa, le normali attività quotidiane, i
rapporti affettivi. La persona malata è limitata in alcune attività
sportive, al mare, e perfino nel vestirsi liberamente.
La
malattia può influire pesantemente sulla qualità
della vita.
Le
cure mediche sono
poco efficaci e mai risolutive (durano per tutta la vita), per cui i
pazienti sono poco invogliati a seguirle. Forse perché la psoriasi,
nonostante il disagio che può procurare, non viene ritenuta una
malattia pericolosa. E tenersela rappresenta il male minore.
Può
essere favorita da malattie, farmaci e cattiva alimentazione,
che inducono uno squilibrio nelle difese immunitarie.
Ma
ci vuole tempo e pazienza.
Con
la dieta migliorano (e qualche volta spariscono) anche le malattie ad
essa associate, e si evitano gli effetti collaterali dei farmaci.
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